Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

L’eredità milionaria finisce in Cassazione: sconfitto

Chiusa dopo 14 anni la guerra fra parenti per un appartamen­to lasciato da un’anziana zia

- Roberta Polese

L’anziana signora di origini siciliane Carmela Sulli era affetta da demenza sì, ma la sua mente non era così obnubilata da non sapere quello che faceva quando, nel 2006, decise di lasciare i suoi beni a un nipote e a una cognata, escludendo di fatto un secondo nipote. È quest’ultimo, Salvatore Genova, a fare causa civile e penale ai parenti, ma la Cassazione in questi giorni ha chiuso la partita: Carmela Sulli sapeva quel che faceva e ha lasciato i suoi beni a chi voleva. Si chiude così la partita su un testamento conteso da ben 14 anni.

Tutto inizia nel 2006 quando Carmela firma un documento a favore del nipote Giovanni Genova, fratello di Salvatore, e una cognata, Maria Parrino, moglie del fratello defunto di Maria. Qualche tempo prima della firma, avvenuta davanti al notaio padovano Piergiorgi­o Aprico, Carmela aveva manifestat­o segnali di una demenza senile che, unita ad altri acciacchi, la porterà alla morte nel 2008. Nel 2006, poco prima del testamento, Carmela era stata affiancata da un giudice tutelare, che ne doveva salvaguard­are gli interessi dato il «deficit medio grave...» con «autonomia funzionale quasi del tutto compromess­a e necessità di un’assistenza continuati­va» come descrive il geriatra che l’aveva in cura. Tuttavia anche se accompagna­ta da un tutore, Carmela decide di proseguire con il lascito.

Nel documento testamenta­rio l’anziana donna dispone di donare alla cognata in particolar­e un appartamen­to in via Ardigò, nel quartiere della Madonna Pellegrina. Si tratta di un lascito di poco più di un milione e mezzo di euro che, in passato, era stato al centro di una contesa tra le due donne. Anni prima, infatti, le due erano finite in causa perché Carmela non voleva cedere quella casa alla cognata. Nel 2006, però, le cose erano cambiate e forse era stata proprio questa decisione a far ritenere a Salvatore che suo fratello Giovanni, la zia di entrambi Maria Parrino avessero in qualche modo manipolato l’anziana donna.

Sia in primo che secondo grado civile i giudici diedero ragione a Maria Parrino e Giovanni Genova, ed ora anche la Cassazione ha respinto l’ultimo ricorso di Salvatore. È vero, dicono gli Ermellini, che Carmela Sulli era affetta da demenza, ma la sua mente non era stabilment­e degenerata, aveva dei momenti di lucidità che alternava ad altri in cui era assente.

Salvatore, cui spettava l’onere della prova rispetto all’instabilit­à della donna, non ha dimostrato che nel periodo in cui Carmela aveva firmato il testamento, l’anziana non fosse in grado di intendere e volere.

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La sentenza È stata pronunciat­a al termine di una contesa iniziata nel 2006

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