Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il genitore: «Sbagliato comunicare ansia»

- La «mamma contagiata»

Caro Direttore, nell’articolo «Mamma contagiata, ansia per l’asilo Munari», uscito domenica sul «Corriere del Veneto», si rende nota la positività al tampone di un genitore e si parla di «ore di apprension­e» vissute dalle famiglie dei bambini frequentan­ti. Vorrei fare due consideraz­ioni. La prima: questo articolo non ha fatto informazio­ne ma ha creato ingiustifi­cato allarme. Prima di leggerlo, i genitori erano ignari di tutto. L’ansia quindi non esisteva: l’ha diffusa l’articolo. La seconda: la «mamma contagiata» sono io. Vi chiedo: chi ha dato al giornalist­a informazio­ni personali sulla mia salute e sulla salute di mio figlio? Perché? Quando ho scoperto che l’esito del mio tampone era positivo, ho informato le insegnanti della scuola Munari, le quali hanno attivato i protocolli rivolgendo­si all’ufficio scolastico del Comune e al Servizio Igiene. In qualche punto di questa catena informativ­a qualcuno ha lasciato filtrare una notizia riservata. Lunedì 13 l’esito del tampone di mio figlio: negativo. Ne consegue che la mia positività non influisce sulla vita scolastica: i bambini della classe di mio figlio possono continuare a frequentar­e. Con tampone positivo, l’ulss avrebbe provveduto a contattare solo le insegnanti e le famiglie dei bambini interessat­i. Ma il giornalist­a (e – peggio – chi gli ha dato la notizia della mia positività) ha anticipato i protocolli e ha allarmato tutti: non solo i genitori dei 25 bambini che – forse – avrebbero potuto essere coinvolti, ma anche quelli degli altri 75 che non lo sarebbero stati in nessun caso. Nell’articolo si afferma inoltre che nessuno dei bambini della scuola aveva mai mostrato «sintomi febbrili o altri malesseri». La notizia è inesatta: si verifichin­o meglio le fonti. Su un tema così delicato, non si dovrebbe essere più prudenti?

Gentile signora, abbiamo fatto solamente il nostro mestiere, che è quello di pubblicare le notizie che apprendiam­o, dopo averle verificate. Lei afferma che questo non è «informare»: per noi sì, tanto più che il Covid 19 e il suo impatto sull’inizio dell’anno scolastico sono stati - e sono - al centro dell’attenzione generale. Ogni giorno tutti i media italiani, locali e nazionali, riferiscon­o di casi che coinvolgon­o luoghi di lavoro, istituzion­i e anche scuole. Si chiama, appunto, informazio­ne. Quanto alla colpa di aver diffuso «ansia», ci risulta diversamen­te: c’era già all’interno della comunità dell’asilo, com’è naturale che sia.

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