Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Brugnaro, lo sfogo sulla Venezia che non lo vota diventa un caso
Parole dure contro il centro storico che chiede sforzi e concentra problemi ma alla fine lo boccia: «Provi a capirne le regioni invece di arrabbiarsi»
Parole dure contro la Venezia d’acqua, quel centro storico che così tanti sforzi chiede ma alla fine è stato l’unico a non votarlo. Luigi Brugnaro si è sfogato e il giorno dopo le sue frasi sono diventate un caso.
Il sindaco di Venezia che Venezia non vota. Non ha sfondato nella città storica neanche nel 2020, Luigi Brugnaro, attestandosi su un 34% contro il 38% del sottosegretario all’economia e candidato Pd Pier Paolo Baretta.il 60% preso a Mestre e terraferma e il 57% tra Lido ed estuario hanno riequilibrato, portando alla vittoria col 54% di media. Ma quel buco di consenso duole. «Se i cittadini del centro storico sono convinti che i problemi li risolvo io, si sbagliano di grosso – si è sfogato nel discorso della vittoria Perché Brugnaro il provinciale, quello che arriva dalla periferia, non risolve più i problemi del centro storico. Sul turismo la città ha già detto quello che vuole fare: i veneziani beneficeranno di questi interventi gravosi, ringrazino. Basta magnare e scarseare: mangiare e mettere in tasca» .
Non è tipo da accontentarsi di un applauso parziale e il tema lo pone con emotività. E lo pongono con sfogo pure i veneziani che hanno postato a valanghe il rendering del voto sulla mappa della città: una marea di seggi blu al centrodestra dappertutto, eccetto un nucleo di seggi rossi al centrosinistra tra San Marco, Rialto, Dorsoduro e Cannaregio che sembra il villaggio dei galli di Asterix accerchiati da Giulio Cesare. Come dire: non avete voluto la separazione tra Venezia e Mestre? Ecco qua.
«Che vuol dire, che i veneziani non lo votano? I residenti della Venezia storica sono solo una quota dei veneziani tout court che vivono in tutti i quartieri – rintuzza l’ex sindaco, ministro e presidente dell’autorità Portuale Paolo Costa – Mi dà fastidio questa concezione secondo la quale coloro che passano di là dall’acqua, perdano la qualifica di veneziani. Detto questo, probabilmente coloro che abitano nella Venezia medioevale esprimono col voto legittime proteste per i trasporti, la raccolta dei rifiuti e altri servizi. Che il sindaco dovrebbe prendere in considerazione, senza arrabbiarsi; prenda atto di non aver ancora raggiunto un livello di soddisfazione per quei cittadini».
«Anch’io non ero per la divisione, ma da lì ad andare in corteo a favore delle grandi navi...», scuote la testa Toto Bergamo Rossi, direttore della fondazione Venetian Heritage e da ieri anche console onorario della Svezia - Venezia è una vecchia signora di 1.600 anni e c’è poco da spremere, ormai; va gestita come il Louvre, non un parco giochi con gli ingressi a prezzo ridotto. Mancano idee di gestione vera: la liberalizzazione delle licenze del commercio mai presa in mano, cambiare la legge regionale che ha fatto proliferare i bed and breakfast, il diritto di visitare la città senza finti tornelli. Brugnaro è tosto, non delega».
Quella zona-asterix è carissima, con pochi servizi e prima della clausura da coronavirus era invasa da 30 milioni di turisti l’anno. «I veneziani hanno sempre voluto che i sindaci intervenissero sui problemi reali: residenza, turismo, traffico acqueo, moto ondoso, sicurezza e aggressioni », spiega Marco Borghi, ex presidente dell’istituto per gli studi storici sulla Resistenza, unico presidente di Municipalità del centrosinistra eletto in questa tornata. «La percezione è che nei cinque anni passati non si siano affrontati con una progettualità di medio e lungo periodo questi problemi sui quali i nervi sono scoperti da decenni e che tutto sia stato gestito sull’onda dell’emergenza». E poi c’è il dato umano. In una città dove la ciacola dal vivo è elemento fondativo di comunità, non conta se nel parlare sei brusco: conta se rispondi. Il portamento di Cacciari è ancora il paradigma: in vaporetto magari ci litigavi, ma qualcosa ti diceva. «Brugnaro ha mancato nella comunicazione - analizza Borghi - Se qualcuno ti chiede qualcosa, si aspetta un dialogo».
Sarà che a Venezia si tende a mantenere tutto alto: i prezzi, le case. Le pretese, come suggerisce Arrigo Cipriani. «La città più difficile del mondo, la popolazione è abituata a una vita completamente diversa. Ed è ipercritica – analizza il fondatore dell’harry’s Bar - Perché tutte le amministrazioni hanno lasciato scappare il lavoro, le attività, la popolazione. A me Brugnaro piace: parla il nostro linguaggio ed è questo che la gente vuole». «I veneziani sono abituati a sentirsi centrali nell’azione amministrativa – dice Claudio Vernier, presidente dell’associazione piazza San Marco – Forse in parte si sono sentiti trascurati da un’amministrazione che ha rimescolato le carte e riequilibrato le scelte su tutto il territorio. E che ha iniziato ad affrontare alcune questioni, non ancora portate al termine come residenza e turismo, del commercio che sta perdendo le sue peculiarità. Non sempre siamo andati d’accordo con questa amministrazione ma abbiamo collaborato e trovato un equilibrio d’intenti. La nuova composizione del consiglio comunale mi auguro possa concorrere ad una visione partecipata per estuario, centro storico e terraferma».
L’attivismo di Brugnaro ha portato aiuti dopo l’aqua
granda, attenzione del governo, ha azzerato e rinviato le tasse per la crisi Covid. «La città è anche più pulita – annuisce Franca Coin, che la settimana scorsa ha lasciato la carica di presidente della Venice Foundation dopo 25 anni – ma non basta. Non vedo, finora, una visione di Venezia».
Costa
Forse chi vive nella Venezia storica esprime con il voto legittime proteste per questioni che il sindaco dovrebbe prendere in considerazione