Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Vaccino, via alla Fase 2 «Ma cerchiamo over 65»

L’appello del direttore del Centro di ricerca: «Occorrono anziani per i test, nessun rischio». La mamma: «Io lo faccio per i miei figli» Verona, la «dose intermedia» inoculata in altri 15 volontari

- Di Andrea Priante

Al Centro ricerche cliniche di Verona scatta la seconda fase della sperimenta­zione del vaccino italiano anti-covid. dopo i volontari che due settimane fa aveva assunto una piccola dose di siero, a quindici persone ora è stata inoculata una quantità maggiore. «Ma ci servono volontari over 65»».

A Verona è partita la fase-2 della sperimenta­zione sugli esseri umani del vaccino italiano contro il Covid 19.

Dopo i test sui primi volontari, ai quali due settimane fa era stata inoculata una piccola dose del Grad-cov2 il siero sviluppato dalla società biotecnolo­gica romana Reithera - questa settimana altre quindici «cavie» hanno ricevuto la dose intermedia. A breve un terzo scaglione ne riceverà invece un quantitati­vo ancor più elevato.

«Per ora il vaccino è ben tollerato - assicura il direttore del Centro di ricerche cliniche dell’azienda ospedalier­a universita­ria di Verona alcuni soggetti hanno manifestat­o solo lievi sintomi: indolenzim­ento nel punto di inoculazio­ne e qualche linea di febbre per un paio di giorni. Nient’altro, e questo ci fa ben sperare».

Se anche i volontari che stanno ricevendo dosi più massicce non mostrerann­o effetti collateral­i, dalla metà di ottobre la sperimenta­zione si allargherà ai più anziani. Ed è su questo fronte che si rischia il primo intoppo: mancano volontari. «Per procedere con i test - è l’appello lanciato da Milleri - cerchiamo persone tra i 65 e gli 85 anni. Il vaccino è sicuro, non corrono rischi».

Resta da capire se Gradcov2 sia anche efficace: in questi giorni i campioni di sangue dei primi quindici volontari sono stati spediti all’istituto di malattie infettive «Spallanzan­i» di Roma, che li analizzerà a caccia degli anticorpi in grado di fermare il coronaviru­s.

Il vaccino è stato realizzato modificand­o la proteina «S» del virus, reso assolutame­nte innocuo per l’uomo. La speranza dei ricercator­i è che, una volta iniettato, attivi la risposta del sistema immunitari­o dell’organismo. Se nel sangue dei volontari trattati a Verona e a Roma si troveranno gli anticorpi, sarà la svolta che tutti si augurano.

«Lo spero, vorrei che il lockdown rimanesse soltanto un brutto ricordo», dice Lorenzo Mazzi, 25 anni di Bussolengo (in provincia di Verona), studente di Medicina all’università. C’è anche lui, tra coloro che stanno testando il prodotto brevettato da Reithera. «Conosco bene il mondo della ricerca e mi fido di questo Centro. Ho accettato di partecipar­e alla sperimenta­zione per interesse scientific­o ma soprattutt­o perché, come futuro medico, sentivo il bisogno di cominciare il prima possibile a “fare la mia parte” nella difesa della salute di tutti. Sono convinto che il vaccino funzionerà e ciascuno di noi potrà migliorare la propria esistenza grazie al lavoro dei ricercator­i».

Milleri ringrazia. E ricorda che i volontari hanno un ruolo fondamenta­le nella scoperta di quel siero che trascinere­bbe il mondo fuori dall’incubo della pandemia. «Ma sia chiaro - precisa il direttore del Centro - anche se tutto dovesse andare liscio, il Grad-cov2 non sarà pronto prima dell’inverno 2021. Altre sperimenta­zioni sono in fase più avanzata: quella di Oxford, sospesa e subito ripartita, sembra dare degli ottimi segnali ma non credo che il loro vaccino potrà arrivare sul mercato prima del prossimo anno». Nel frattempo, valgono i soliti consigli: l’uso della mascherina, il distanziam­ento sociale, lavarsi frequentem­ente le mani...

«A ottobre arriverà il vaccino antinfluen­zale - conclude Milleri - consiglio a tutti di farlo, specie agli anziani e ai soggetti più fragili».

Ieri, in una stanza del reparto dell’ospedale di Borgo Roma che ospita il Centro di ricerche cliniche, c’era anche Elisabetta Pasini, 39 anni di Povegliano (Verona), impiegata di banca e mamma di tre bambini. Le hanno appena inoculato la dose intermedia del Grad-cov2. «Diverse persone mi hanno detto che sono matta, a correre dei rischi testando un prodotto del quale ancora non sono chiari gli effetti collateral­i. Perfino la mia figlia maggiore, che ha sei anni, mi ha rimprovera­ta. Le ho risposto che lo sto facendo anche per lei e per i suoi fratelli: voglio un mondo diverso per tutti loro, un mondo senza mascherine, senza lockdown, senza la paura

Gli anticorpi

Il sangue dei volontari sta per essere testato per verificare se hanno sviluppato gli anticorpi

di ammalarsi o di contagiare gli altri».

Elisabetta Pasini dice di aver sentito il «dovere morale» di candidarsi come volontaria. «Alcune persone vicine a me si sono ammalate di coronaviru­s - racconta ma per fortuna sono guarite. Altre invece, come alcuni clienti della banca per cui lavoro, non sono state altrettant­o fortunate e sono morte. Questo è il mio piccolo contributo alla ricerca, anche in ricordo di chi non ce l’ha fatta».

 ??  ?? I volontari a Verona Il direttore del Centro di ricerche cliniche Stefano Milleri, con due volontari che sperimenta­no il vaccino anti-coronaviru­s
I volontari a Verona Il direttore del Centro di ricerche cliniche Stefano Milleri, con due volontari che sperimenta­no il vaccino anti-coronaviru­s
 ??  ?? All’ospedale di Borgo Roma Stefano Milleri, direttore del entro di ricerche cliniche dell’azienda ospedalier­a universita­ria di Verona, con Lorenzo Mazzi ed Elisabetta Pasini, entrambi volontari nella sperimenta­zione del vaccino
All’ospedale di Borgo Roma Stefano Milleri, direttore del entro di ricerche cliniche dell’azienda ospedalier­a universita­ria di Verona, con Lorenzo Mazzi ed Elisabetta Pasini, entrambi volontari nella sperimenta­zione del vaccino

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy