Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Zaia ter, fronte per cambiare le regole
Opposizione ridotta e schiacciata. Il Pd: «Noi imbavagliati e senza agibilità politica». La Lega apre
La schiacciante maggioranza di centrodestra uscita dalle urne per il rinnovo del consiglio regionale (41 seggi più il presidente Zaia contro i soli 9 dell’opposizione) pone un problema politico di non poco conto: per regolamento, numeri così risicati non consentono alla minoranza di chiedere la convocazione del consiglio o delle commissioni, presentare mozioni di sfiducia al presidente o di riserva ai membri della giunta. Anche la Lega apre alla modifica delle regole.
Proposta, critica, controllo. Sono le tre funzioni che lo Statuto della Regione assegna all’opposizione in consiglio. Ma che proposta, quale critica, che tipo di controllo può fare una minoranza ridotta a poco più di un quinto della maggioranza? Nessuno. E non per fatto politico (già nella scorsa legislatura Pd, Cinque Stelle & co. non toccarono palla) ma per norma tecnica: con i 42 consiglieri a 9 a favore del centrodestra saltati fuori dalle urne sbancate da Luca Zaia, soprattutto grazie alla performance della sua lista personale, semplicemente a Palazzo Ferro Fini non ci sono i numeri per permettere all’opposizione di opporsi ad alcunché (cinque anni fa si partiva da 29 a 22).
A porre il problema, martedì sera ospite di Ring su Antenna Tre, è stato il consigliere superstite del Pd Andrea Zanoni. Ma i rischi dell’inagibilità politica cui vanno incontro Pd, Veneto che Vogliamo ed Europa Verde sono riproposti anche da Roberto Zanon, ex segretario generale del consiglio ora in pensione: «Con i seggi assegnati, quelli del Pd e gli altri consiglieri di opposizione non potranno esercitare NESSUNA (in maiuscolo nel post su Facebook, ndr.) delle prerogative e garanzie attribuite all’opposizione da Statuto e Regolamento. In particolare, non potranno (in ordine di importanza): presentare mozione di sfiducia nei confronti del Presidente della Giunta; chiedere la convocazione dell’assemblea; chiedere la convocazione di alcuna commissione; presentare mozioni di sfiducia nei confronti dell’ufficio di Presidenza; presentare mozione di riserve nei confronti di singoli membri della Giunta; chiedere conto dell’operato dell’ufficio di Presidenza. Dal canto suo - prosegue Zanon - la maggioranza potrà invece fare TUTTO quello che vorrà per quanto riguarda: durata degli interventi in Aula per quasi tutti i punti all’ordine del giorno; determinazione del programma e del calendario dei lavori. Un capolavoro della democrazia parlamentare».
Un esempio: la convocazione del consiglio in via straordinaria è stata uno degli strumenti più efficaci tra quelli utilizzati dalle minoranze per attirare l’attenzione su temi sensibili, come i Pfas o la Pedemontana. Ma per procedere occorrono 13 firme mentre
” Zanoni
Chi sta all’opposizione deve sempre avere la garanzia di poter svolgere il proprio ruolo
ora l’opposizione ne conta solo 9. «È verosimile che la maggioranza ci conceda in futuro le 4 firme mancanti all’appello? - allarga le braccia Zanoni -. Per esercitare molti dei suoi poteri la minoranza ha bisogno, a seconda dei casi, di un quinto o un quarto dei consiglieri, ovvero 13 o 11 componenti. Noi siamo 9. Indipendentemente dal margine di vittoria e dal premio di maggioranza, chi sta all’opposizione deve sempre avere la garanzia di poter svolgere in maniera adeguata il proprio ruolo».
” Ciambetti
Il regolamento non si può cambiare a ogni elezione ma con lo spirito giusto una soluzione si trova
L’ha sempre sostenuto, a ben vedere, lo stesso Luca Zaia: «Si deve vincere e non stravincere», «Una minoranza agguerrita aiuta a governare meglio», «Ringrazio l’opposizione che contribuisce a rendere l’amministrazione più performante...». Ora, non c’è dubbio, come sottolineano sia i consiglieri della Lega che della Lista Zaia, che questi numeri velocizzeranno ulteriormente l’iter di approvazione delle leggi e degli atti amministrativi, dalle commissioni all’aula. Ma a che prezzo?
La soluzione, che trova Zanoni d’accordo, la suggerisce Carlo Alberto Tesserin, il «padre» dello Statuto varato nel 2012: «Conoscendo Zaia non credo si opporrà alla modifica del regolamento d’aula, che va adattato alla mutata situazione politica, difficilmente prevedibile dieci anni fa. Le opposizioni vanno messe nelle condizioni di svolgere al meglio il proprio ruolo, senza che ciò significhi pregiudicare la governabilità». Poi sorride: «Vedremo comunque se i problemi arriveranno dalla minoranza o dalla maggioranza: mettere d’accordo 42 persone non è mica facile...».
Il presidente uscente dell’assemblea, Roberto Ciambetti, premette: «Non si può pensare di rimettere mano al regolamento ad ogni elezione, cucendolo su misura di volta in volta sulla minoranza» ma apre: «Penso che se ci saranno il giusto spirito e il giusto atteggiamento una soluzione condivisa si troverà in fretta». Ma Zanoni si fida fin lì: «La prima cosa che farò appena insediato sarà ripresentare la legge istitutiva della commissione di garanzia statutaria. Dovrebbe essere insediata da 8 anni ma è finita insabbiata in qualche cassetto».