Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
I sette benestanti assistiti
Nei guai 7 vicentini. Donazzan: «Misura sbagliata». Ma per il direttore di Veneto Lavoro «qui funziona»
C’è chi, nell’autocertificazione, non aveva dichiarato gli assegni di mantenimento percepiti dall’ex marito o non aveva fatto comparire il compagno o i familiari che guadagnavano uno stipendio fisso e che in un caso avevano pure consistenti beni mobili e immobili. Chi, è il caso di un bengalese, aveva «dimenticato» di comunicare di essersi trasferito nel frattempo in Inghilterra incassando comunque 7mila euro. Chi, più spudorato, pur essendo titolare e socio di due società attive (così come i suoi parenti) si era fatto passare per indigente. Sono sette in tutto i furbetti del reddito di cittadinanza scovati dalla guardia di finanza di Vicenza e che avevano percepito un totale di quasi 58mila euro senza averne i requisiti. Avevano fatto «carte false» pur di ottenere il sussidio statale ma quelle bugie nelle dichiarazioni sostitutive uniche presentate agli uffici Inps non sono sfuggite ai militari che ora li hanno denunciati e hanno fatto bloccare l’erogazione del sostegno economico all’inps, attivandosi per il recupero delle somme. Per alcuni dei sette è già scattato il sequestro, per altri sarà prossimo: i furbetti stanati - che sono di Vicenza e provincia, anche dell’altopiano di Asiago - saranno infatti
Vola a Londra coi soldi Un bengalese si è trasferito a Londra continuando a percepire il sussidio italiano
chiamati a risarcire quanto incassato senza averne titolo, destinato invece alle fasce deboli, a chi ne ha davvero bisogno. Per un 23enne di Breganze la richiesta di sequestro avanzata dai militari è di 10mila euro: l’importo dei contributi incassati illecitamente. Ne avrebbe percepiti invece 16mila un 56enne di Grumolo delle Abbadesse, legale rappresentante di una società a responsabilità limitata attiva nel settore delle locazioni immobiliari nonché socio di maggioranza di un’ulteriore società attiva in servizi di bellezza. Titolari di imprese anche i familiari.
Sul tema del reddito di cittadinanza – e anche sui furbetti scoperti a Vicenza – intervengono intanto esponenti del mondo politico e istituzionale, con un (piccolo) corre to circuito: mentre in questi giorni (prima dei casi resi noti ieri) il direttore dell’agenzia «Veneto lavoro», Tiziano Barone, dichiarava a Il Fatto quotidiano che tra i percettori del reddito «non ci sono i patologici della pigrizia, ma persone che si attivano per cercalavoro», l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan ieri commentava così la vicenda emersa a Vicenza: «Si dimostra anche in questa circostanza – dichiara Donazzan, che nel partito di Giorgia Meloni è anche responsabile nazionale del dipartimento
Lavoro – che il reddito di cittadinanza è uno strumento profondamente sbagliato. Chissà quanti sono i beneficiari che lo percepiscono e che non ne avrebbero diritto: se in Veneto emergono certi dati, significa che in altre parti d’italia verosimilmente ce ne sono molti di più. La Regione Veneto ha dimostrato come altri strumenti possano restituire risultati concreti sul fronte dell’occupazione, come ad esempio l’assegno per il lavoro, che accompagna veramente al mondo del lavoro come dimostrano chiaramente gli oltre 26 mila contratti già stipulati. Serve accompagnamento al lavoro, anziché un semplice sussidio».