Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Hackerano lo sportello e il bancomat sputa un fiume di soldi: caccia ai banditi
Assalto hi-tech ad una banca di Limena. Usata la tecnica della «black box»
La tecnica utilizzata per il colpo è quella della cosiddetta «black box» che consente di infettare il sistema informatico di uno sportello bancomat che in pochi minuti sputa fuori i soldi dalla cassaforte. Una banda di malviventi specializzata in furti di questo tipo è entrata in azione la notte tra giovedì e ieri alla filiale della banca Bpm di via del Santo a Limena, rubando circa 36mila euro in banconote di vario taglio.
Ad accorgersene sono stati in mattinata i primi dipenallarme denti che hanno trovato danneggiata la bussola. In sostanza i malviventi in un primo momento hanno forzato la parte di plastica dura sopra l’erogatore, riuscendo, attraverso un dispositivo elettronico e dei cavi, a collegarsi al sistema informatico che gestisce il bancomat. Tramite un apposito programma i ladri sono stati capaci di hackerare il software di gestione che ha erogato la cospicua somma. La banda ha agito con i volti coperti e ha anche tentato di oscurare le telecamere interne di video sorveglianza così da rendere più difficile l’eventuale loro identificazione. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della locale stazione che per tutta la mattina hanno eseguito i rilievi e hanno acquisito i frame delle videocamere di sicurezza che potranno fornire utili indicazioni durante le indagini. Quella della «black box» è una tecnica importata dalla Bulgaria e consente di evitare di utilizzare l’esplosivo che, oltre a essere rumoroso e a far scattare immediatamente i sistemi di e quelli di sicurezza che macchiano le banconote, polverizza buona parte del bottino che viene incenerito nella deflagrazione. Danneggiare la scheda madre del bancomat invece permette di agire con molta meno fretta e di non distruggere il malloppo. Si tratta di un modus operandi relativamente recente che ha quasi sostituito quello dello «skinner» quando le bande piazzavano all’interno dello sportello una mattonella sottilissima collegata a una telecamera che registrava i codici delle singole carte di debito con i dati che in un momento successivo venivano utilizzati per clonare le tessere magnetiche.
36 Le migliaia di euro razziati dalla gang, che ha usato un computer