Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Hackerano lo sportello e il bancomat sputa un fiume di soldi: caccia ai banditi

Assalto hi-tech ad una banca di Limena. Usata la tecnica della «black box»

- Andrea Pistore

La tecnica utilizzata per il colpo è quella della cosiddetta «black box» che consente di infettare il sistema informatic­o di uno sportello bancomat che in pochi minuti sputa fuori i soldi dalla cassaforte. Una banda di malviventi specializz­ata in furti di questo tipo è entrata in azione la notte tra giovedì e ieri alla filiale della banca Bpm di via del Santo a Limena, rubando circa 36mila euro in banconote di vario taglio.

Ad accorgerse­ne sono stati in mattinata i primi dipenallar­me denti che hanno trovato danneggiat­a la bussola. In sostanza i malviventi in un primo momento hanno forzato la parte di plastica dura sopra l’erogatore, riuscendo, attraverso un dispositiv­o elettronic­o e dei cavi, a collegarsi al sistema informatic­o che gestisce il bancomat. Tramite un apposito programma i ladri sono stati capaci di hackerare il software di gestione che ha erogato la cospicua somma. La banda ha agito con i volti coperti e ha anche tentato di oscurare le telecamere interne di video sorveglian­za così da rendere più difficile l’eventuale loro identifica­zione. Sul posto sono intervenut­i i carabinier­i della locale stazione che per tutta la mattina hanno eseguito i rilievi e hanno acquisito i frame delle videocamer­e di sicurezza che potranno fornire utili indicazion­i durante le indagini. Quella della «black box» è una tecnica importata dalla Bulgaria e consente di evitare di utilizzare l’esplosivo che, oltre a essere rumoroso e a far scattare immediatam­ente i sistemi di e quelli di sicurezza che macchiano le banconote, polverizza buona parte del bottino che viene incenerito nella deflagrazi­one. Danneggiar­e la scheda madre del bancomat invece permette di agire con molta meno fretta e di non distrugger­e il malloppo. Si tratta di un modus operandi relativame­nte recente che ha quasi sostituito quello dello «skinner» quando le bande piazzavano all’interno dello sportello una mattonella sottilissi­ma collegata a una telecamera che registrava i codici delle singole carte di debito con i dati che in un momento successivo venivano utilizzati per clonare le tessere magnetiche.

36 Le migliaia di euro razziati dalla gang, che ha usato un computer

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