Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Padovanelle, la seconda fumata nera
Nessuna offerta all’asta per ippodromo e hotel. Venduti solo beni minori
Dopo la prima di ottobre dell’anno scorso, ancora un’asta deserta per lo storico ippodromo delle Padovanelle a Ponte di Brenta. Come prevedibile, entro la scadenza dell’altro giorno, nessun investitore si è fatto avanti per acquistare la struttura che occupa una superficie di oltre 140 mila metri quadri e che rientra nell’immenso patrimonio immobiliare della Fondazione Breda, cioè l’ipab (Istituto pubblico di assistenza e beneficienza) che a gennaio 2018 la
Regione ha deciso di sciogliere e di porre in liquidazione dopo il crac finanziario di decine di milioni di euro scoppiato una decina d’anni prima (con relativi strascichi giudiziari) per colpa degli amministratori dell’epoca. Il giudice delegato del tribunale di Padova, Micol Sabino, con base d’asta di quattro milioni e 720 mila euro, aveva pubblicato il secondo tentativo di vendita dell’ippodromo circa tre mesi fa. Ma negli uffici del notaio Emanuela Carrucciu non è appunto pervenuta alcuna offerta. Così come nessun compratore si è appalesato per rilevare la maggior parte degli altri beni della Breda, tra cui l’hotel-ristorante delle Padovanelle (valutato un milione 704.750 euro) e l’ex pasticceria De Marchi di via San Marco (198 mila euro). Sono invece stati venduti, sempre all’asta giudiziaria, un fabbricato artigianale in via Mattei a Saccolongo (184.500 euro) e due terreni agricoli, il primo in via Luganega a Vigonza (31.500 euro) e l’altro in via Bocche a Limena (6.750 euro). Tornando però all’ippodromo, è probabile che, tra qualche mese, il tribunale decida di compiere un terzo tentativo, riducendo ulteriormente la base d’asta fino a tre milioni 540.375 euro. E la stessa sorte potrebbe toccare anche al vicino hotel-ristorante che, a meno di un milione e 300 mila euro, potrebbe finalmente trovare un acquirente.