Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Chiuse le indagini per i fatti del 18 settembre La coppia gay: «Ci muoveremo legalmente»
Non è stata un’aggressione omofoba quella che ha coinvolto due giovani omosessuali presi a pugni la notte tra il 18 e il 19 settembre in centro a Padova. I carabinieri, che hanno raccolto alcune testimonianze e vagliato le immagini delle telecamere delle piazze, hanno ricostruito la dinamica dell’approccio ai due ragazzi omosessuali accompagnati da un amico.
In cinque sono stati denunciati per lesioni aggravate, ma tra le accuse è stata tolta l’aggravante dei «futili e abietti motivi tra cui l’odio omofobo» che fanno parte della legge Mancino (che il deputato Alessandro Zan intende modificare aggravando la pena ndr). Secondo gli investigatori quindi l’aggressione c’è stata, in cinque si sono scagliati contro tre persone, ma a muoverli non sarebbe stato l’odio verso i gay, quell’evento sarebbe stato l’apice di una serie di schermaglie scoppiate tra i due gruppi nel corso della serata. I denunciati sono tre giovani padovani tra i 21 e i 23 anni, tra cui una ragazza, un romeno di 43 anni e un uomo di Montegrotto di 54. Nessuno di questi ha precedenti penali tranne il 54enne che ha una denuncia per maltrattamenti piuttosto datata. Nessuno ha mai frequentato gruppi di matrice di destra, nè ha mai preso parte ad azioni politiche.
Ai cinque i militari sono arrivati dalle immagini di videosorveglianza e da alcuni testimoni, il riconoscimento è stato fatto per via della ragazza, che aveva i capelli blu. Dalla ricostruzione dei carabinieri pare che i due gruppi, quello di quattro con i due fidanzati omosessuali e quello di sei con i cinque aggressori, si siano incrociati varie volte nel corso della serata passata nelle piazze. Inizialmente i quattro avrebbero preso di mira una ragazza prendendole una felpa, ma in quel momento non ci sarebbero state particolari conseguenze, che invece sono arrivate dopo, quando i due gruppi si rincontrano sotto gli archi di Palazzo Moroni, nel passaggio che da via
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In quel momento i due fidanzati sono con una terza persona, e sarebbe partito da loro un’offesa «fascisti di m...». I cinque si sarebbero risentiti e sarebbero quindi volati cazzotti fino a colpire l’amico dei due con una bottiglia al capo provocando una lacerazione profonda. E in quel contesto pare siano volate parole pesanti anche omoporta a piazza fobe, ma l’omofobia, dicono gli investigatori, non sarebbe l’origine della zuffa. «Ci muoveremo legalmente affinché venga riconosciuta l’aggravante omofoba – spiega Manuel Landolfo, uno dei due gay aggrediti – non ci sono altre motivazioni che spieghino l’aggressione di cui siamo stati vittime».