Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Antinfluen­zale, i farmacisti lo regalano

Farmacieun­ite: «Dalla Regione solo 20 per ciascuno, tanto vale offrirli gratis, come servizio sociale. Ce ne vorrebbero il doppio»

- di Michela Nicolussi Moro

Ifarmacist­i regalano il vaccino antinfluen­zale. Più che un atto di cuore, una protesta per la consegna di un numero troppo esiguo di dosi, trentamila in tutto il Veneto. Le altre sono per i soggetti a rischio.

Dopo i 2 milioni di mascherine prodotte da Grafica Veneta e donate alla Regione, che le ha distribuit­e gratuitame­nte alla popolazion­e attraverso farmacie, edicole, supermerca­ti e Protezione civile, i veneti potrebbero ricevere in regalo anche i vaccini anti-influenzal­i. Una sorpresa di Natale che Farmacieun­ite, sigla di categoria, ha deciso di anticipare a inizio novembre, visto l’esito scoraggian­te dell’ultimo confronto con i tecnici regionali avvenuto giovedì. Nonostante le buone intenzioni di cedere alle farmacie le solite 68.100 dosi, stavolta Palazzo Balbi si è trovato a dover fare i conti con l’assenza del prodotto dal mercato. E quindi con il diktat governativ­o di dare la precedenza alle categorie a rischio, per le quali la vaccinazio­ne è gratis e che quest’anno sono più numerose. Causa l’emergenza Covid-19, includono anche i bambini dai sei mesi ai sei anni e una fascia «anziana» che parte non più dai 65 anni ma dai 60. Al resto della popolazion­e va l’1,5% delle dosi: per il Veneto sono 30mila sulle 1.360.830 acquistate, cioè 20 per ognuna delle 1500 farmacie del territorio.

«Un’inezia — lamenta Franco Gariboldi Muschietti, presidente di Farmacieun­ite — non solo non soddisferà le lunghe liste di prenotazio­ni aperte a settembre, ma non ci garantirà alcun introito. Il vaccino va venduto a 9,50 euro, noi ne paghiamo alle Usl 6,26 di fatturazio­ne e ci restano 3,24 euro, sui quali si versa l’iva. Rimangono 1,70 euro a vaccino: a questo punto è meglio regalarli, almeno ci risparmiam­o tempo e fatica richiesti da burocrazia, piattaform­e, fatture elettronic­he, i cui costi supererebb­ero di gran lunga il compenso previsto. E quindi Farmacieun­ite propone ai propri soci di distribuir­e gratuitame­nte i 20 vaccini a testa, come servizio sociale ai cittadini. Anche perché — aggiunge Muschietti — a chi si dovrebbero vendere? A chi arriva prima?». La Regione ha assicurato che, se non riuscirà a procurarsi ulteriori forniture, a fine campagna le eventuali dosi non somministr­are agli aventi diritto saranno ridistribu­ite alle farmacie. «Ma ormai sarà gennaio, troppo tardi per vaccinare chi è rimasto fuori — osserva Gariboldi Muschietti — se avessimo a disposizio­ne 40/45 anti-influenzal­i a esercizio, riusciremm­o a garantire una buona copertura delle fasce non a rischio, ma in queste condizioni no. Tanto è vero che chiederemo alla Regione di seguire la nostra linea e cederci gratis le dosi».

L’ultima spiaggia potrebbe essere l’incontro chiesto dalla categoria con la dottoressa Francesca Russo, responsabi­le della Prevenzion­e in Regione, dalla quale ci si attende una via d’uscita. Anche perché le liste di prenotazio­ne sono «falsate» dall’ansia di molte persone che, per non restare scoperte, hanno prenotato l’anti-infuenzale in più farmacie. Secondo la Fondazione Gimbe, il Veneto è una delle dodici Regioni che riuscirà a garantire la copertura del 75% della popolazion­e a rischio e ad avanzare 49.712 dosi: 259.299 sono riservate ai bimbi tra 6 mesi e 6 anni, 312.414 alla fascia 60/64 anni e 1.122.005 ai cittadini dai 65 anni in su. «Due persone su tre non troveranno il vaccino in farmacia — avverte Nino Cartabello­tta, presidente della Fondazione Gimbe —. L’esigua disponibil­ità è dovuta a tre fattori: il ministero della Salute e la maggior parte delle Regioni non hanno previsto con largo anticipo la necessità di aumentare le scorte per la popolazion­e non a rischio; l’aumentata domanda sui mercati internazio­nali, insieme al ritardo con cui sono stati indetti i bandi di gara, ha impedito ad alcune Regioni di aggiudicar­si il 100% delle dosi richieste; le farmacie non sono riuscite ad approvvigi­onarsi per mancata disponibil­ità sul mercato».

La maggior sensibilit­à alla vaccinazio­ne, nata dalle necessità di scongiurar­e di contrarre influenza e Covid-19 e della diagnosi differenzi­ata poiché i sintomi sono simili, è dovuta anche alle sollecitaz­ioni dei datori di lavoro, preoccupat­i che la malattia dei dipendenti possa paralizzar­e le attività produttive. Ma secondo l’agenzia italiana del Farmaco i 17,8 milioni di anti-influenzal­i acquistati dalle Regioni rispondono al fabbisogno: nella stagione precedente ne erano stati distribuit­i 12,5 milioni, con una copertura del 54,6% negli over 65. Il Veneto ne comprò 864.740 dosi, 790mila delle quali utilizzate, per una copertura del 54,2% tra gli over 64 e del 31,7% tra gli operatori sanitari.

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Il malessere In tante farmacie compaiono cartelli come questo per avvisare i cittadini che chiedono da settembre il vaccino antiinflue­nzale. Arriverà a inzio novembre, ma in poche dosi

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