Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I politici, il quartiere, i figli «L’esempio di Claudio continuerà ad ispirarci»

L’alzabara in Comune e i funerali a Chiesanuov­a: l’addio a Sinigaglia

- Davide D’attino

Il vicesindac­o Andrea Micalizzi che, con la voce rotta dall’emozione, assicura che «il suo esempio di persona libera e onesta, appassiona­ta e capace, ci mancherann­o tanto, ma continuera­nno a ispirare il nostro lavoro». Gli ex colleghi di giunta che, al termine dell’alzabara nel cortile di Palazzo Moroni, poggiano tutti assieme le loro mani sul feretro di legno chiaro ricoperto di fiori bianchi. Ecco Flavio Zanonato e Ivo Rossi e poi Claudio Piron, Fabio Verlato, Marta Dalla Vecchia e Monica Balbinot. Il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, con a fianco il collega d’aula e di partito Roberto Marcato, che parla di «un uomo dalla grandissim­a tempra e intelligen­za, che ha sempre messo al centro della sua azione politica il bene comune e i più deboli».

Il fratello sacerdote don Ezio che, trattenend­o a stento le lacrime, all’inizio della cerimonia funebre nella chiesa di Santa Maria Assunta in via Chiesanuov­a, si rallegra perché «anche il sole, spazzando via le nuvole, ha deciso di venire a salutarti». La moglie Roberta che non smette nemmeno per un attimo di abbracciar­e la piccola di casa, Virginia. Il primogenit­o Edoardo che, alla fine della cerimonia, fa sorridere pure i più disperati, ricordando le innumerevo­li relazioni del papà: «Conosceva davvero tutti. E infatti, per anni, mi sono domandato se sarei mai riuscito a incontrare una morosa di cui lui non sapesse già chi fossero i genitori». L’altro figlio Gregorio che, vicino allo zio Carlo, si guarda attorno sorpreso per le oltre mille persone che, pur con le limitazion­i delle regole anti-covid, non sono volute mancare. Il parroco don Pier Paolo Peron che, durante l’omelia, lo dipinge come «il maestro dell’anti-retorica», anzi come «il lievito buono che entra dentro di noi e ci fa crescere». E poi lui, Claudio Sinigaglia, già vicesindac­o di Padova e consiglier­e regionale del Pd, mancato martedì scorso per un tumore che se l’è portato via in meno di ventiquatt­ro mesi all’età di 62 anni, che guarda tutti sorridente, in una bella foto scelta dalla famiglia, con alle spalle le sue amate montagne. «Vivere la vita con le gioie e coi dolori di ogni giorno e inabissart­i nell’amore è il tuo destino», cantano i ragazzi di quella stessa chiesa in cui Sinigaglia è stato battezzato, riassumend­o con poche parole il modo di essere e di rapportars­i con gli altri di quello che per tutti, a Chiesanuov­a, era e per sempre resterà sempliceme­nte «Pucci», il soprannome che gli avevano dato quando ancora faceva il chierichet­to.

Il vescovo monsignor Claudio Cipolla, in un messaggio letto al termine della funzione, sottolinea: «Claudio ha sempre vigilato sui rischi che la politica porta con sé, rimanendo fedele a se stesso e allo stile evangelico di servizio per il bene comune». Proprio così, confermano i tantissimi che l’hanno conosciuto e apprezzato come amministra­tore pubblico e, soprattutt­o, come uomo.

Il vescovo Ha sempre vigilato sui rischi che la politica porta con sé, restando fedele a se stesso e allo stile evangelico di servizio

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A Palazzo Moroni L’alzabara per Claudio Sinigaglia. In primo piano Flavio Zanonato e Nereo Tiso

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