Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Vino, mascherine e cartelli Ecco la «tribù del pedale» che festeggia i suoi eroi

- Lorenzo Fabiano

La prima vittoria Filippo Ganna l’ha colta al jukebox del mattino, la seconda al traguardo di Valdobbiad­ene: doppietta. Sui tornanti del Muro di Ca’del Poggio il più gettonato all’indice di gradimento è stato lui. Luca, Nicola e Francesco sono tre ragazzi innamorati del ciclismo che qui sono venuti da Agordo: lo striscione «Topganna decolla!» merita un premio speciale della giuria: «Siamo partiti alle 6 del mattino, Ganna è in rampa di lancio per il decollo», dicono. E visto com’è andata sono stati buoni profeti.

Tanta gente lungo i tornanti del Muro di Ca’ del Poggio, il punto più spettacola­re della cronometro da Conegliano a Valdobbiad­ene dove la strada s’inerpica tra i vigneti del Prosecco

Docg; distanziam­ento non impeccabil­e, ma la mascherina, quella sì, ce l’avevano proprio tutti. Un plauso va all’organizzaz­ione, perché, in tempi grami come questi, rendere possibile uno spettacolo del genere non è impresa da poco. Bravi.

E poi ci sono loro, gli indiani delle tribù del pedale che si sono stretti in un abbraccio di affetto per la Corsa Rosa. Una festa popolare, com’è nelle corde di uno sport che uno stadio non ce l’ha per il semplice motivo che non ne ha bisogno. Tanto lo costruisce ogni giorno in strada tra antichi borghi, colline, laghi, mari e monti. «Io e il mio compagno e siamo arrivati in bicicletta questa mattina da Sacile; qui si tifa solo per il ciclismo: è lo sport in cui più di ogni altro si respira l’anima gente e dei territori. È qualcosa di unico» sottolinea Laura, velista appassiona­ta di bicicletta venuta da Trieste. In prevalenza sono arrivati dal Veneto: la maglia rosa dei decibel l’ha presa la famiglia del ventiseien­ne Andrea Vendrame, l’enfant du pays: mamma, zie, e fidanzata lo hanno atteso tutto il giorno: «Siamo di Santa Lucia di Piave - racconta mamma Nadia - e oggi è proprio una gran festa; c’è un sacco di gente qui a fare il tifo per lui». E quando «Vendramix» transita la torcida si accende: lui sorride e saluta, se potesse si fermerebbe pure, ma non è il caso. Entusiasmi condivisi al passaggio di Vincenzo Nibali e della maglia rosa, il portoghese João Almeida.

Gabriele e la sua combriccol­a, venerdì si sono sciroppati 100 km sul Cansiglio: «Siamo arrivati presto, per vedere i corridori testare il percorso, anche noi tifiamo per Andrea Vendrame». Siamo nel cuore del Prosecco, e allora le bollicine mica possono mancare; ci pensano Luigino, Dario e compagnia a stappare bottiglie e tagliare soppressa, perché le tradizioni vogliono la loro parte. Pochi, ma non mancano, gli stranieri: al tordella

nante di Ca’ del Poggio un drappello sventola la bandiera austriaca per Brandle, Pernsteine­r e Konrad: «Grazie al Giro ci godiamo un po’ di vacanza in questi posti magnifici: ciclismo e Prosecco, e cosa vuoi di più! È bellissimo essere qui in un giorno come questo. È veramente una festa del ciclismo».

Ma c’è anche chi il Muro l’ha fatto in bicicletta; è Andrea di Monselice: «È dura: appena arrivi te lo trovi davanti e la strada s’impenna, fa paura, e poi non molla mai fin su in cima. Io non tifo per nessuno in particolar­e, anche se spero vinca Ganna (accontenta­to, ndr). Io tifo per il ciclismo e basta. E in una giornata così, il ciclismo ha vinto a braccia alzate. Bello così.

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