Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Gaffeo: «La transazione-piscine frutto di Bergamin? Il contrario»
Il sindaco smentisce la ricostruzione di Avezzù sui meriti del suo predecessore leghista «Ereditato rapporto pessimo con la banca: i suoi emissari invitati e poi non ricevuti»
Edoardo Gaffeo rivendica un ruolo da protagonista e non accetta di essere relegato da Paolo Avezzù a comparsa nella soluzione del maxidebito per le piscine. E il sindaco (nella foto a sinistra),
richiamando anche la propria esperienza professionale di economista (docente all’università di Trento e per anni al vertice di Intesa Sanpaolo), argomenta che a sottolinearlo sono i dati, non opinioni.
«Poi se a qualcuno fa piacere immaginare altre narrazioni, faccia pure» sottolinea. Gaffeo ha chiuso il contenzioso con Bper (subentrata a Unipol Banca) per il crac di «Veneto Nuoto» (fallita nell’ottobre 2018) a 5,6 milioni di euro, col Comune chiamato a rispondere per il fallimento potenzialmente fino a 9,3 milioni, accantonati nel bilancio civico e di conseguenza ingessato.
Somma esito della cosiddetta «clausola capestro», interna alla convenzione siglata il 9 giugno 2006, proprio dall’amministrazione Avezzù, con l’impegno a subentrare al privato, in caso di sue inadempienze nel pagamento del mutuo contratto per il «progetto di finanza» da 10 milioni di euro, attuato per realizzare il Polo natatorio in viale Porta Po. Nel conto complessivo, anche gli 1,4 milioni del «Lodo Baldetti», determinati in via arbitrale per i ritardi del Comune nella cessione a «Veneto Nuoto» dei terreni dell’ex piscina Baldetti in viale Porta Adige.
Sindaco, Avezzù difende la cosiddetta «clausola capestro». Lei?
«Una premessa. I “project financing” non vanno demonizzati: se costruiti bene, sono un’opportunità per le amministrazioni pubbliche, in un corretto rapporto tra pubblico e privato. Quella surroga era, però, l’unica clausola prevista per la sicurezza econodei mica del progetto, quando più spesso se ne individua più d’una. Mi limito a queste valutazioni politiche, per non sovrappormi a quelle giuscontabili, competenza della Corte Conti. Quando saranno individuate le responsabilità, leggeremo le considerazioni che le hanno determinate».
Sempre Avezzù ritiene che il merito per la soluzione vada in primis al suo predecessore Massimo Bergamin...
«Abbiamo ricevuto dalla precedente amministrazione civica solo un’idea abbozzata e, in operazioni di questo tenore, un testo non raffinato non serve a nulla. Di sicuro abbiamo ereditato un rapporto deteriorato con la banca. Il rapporto era saltato definitivamente dopo che Bergamin, concordato un incontro con
Unipol, aveva deciso di non riceverne più i rappresentanti, giunti apposta in municipio da Bologna. Riaprire il tavolo non è stato semplice: per farlo ho speso anche la mia credibilità personale, sostenuto da tutta la struttura municipale. Abbiamo lavorato parecchio per costruire questo approdo e ringrazio la squadra tecnica per il supporto. Prezioso, in questo senso, l’impegno dell’avvocato civico, Ferruccio Lembo (entrato da poco in servizio in Comune a Vicenza, e del segretario comunale, Alessandro Ballarin».
Quanto ha inciso la decisione di Bergamin di cestinare la proposta di soluzione a 3,6 milioni elaborata dal commissario prefettizio, Claudio Ventrice?
«Il commissario era riuscito a chiudere un buon accordo di saldo e stralcio, facendo forza sul fatto che, in assenza di un’intesa, il Comune sarebbe potuto andare in dissesto e la banca, dunque, non avrebbe recuperato nulla. All’epoca “Veneto Nuoto” non era ancora fallita e l’intesa riguardava solo il debito bancario, non il “Lodo Baldetti”, ricompreso nel nostro accordo. Bergamin pensava di poter far meglio di Ventrice, ma com’è andata è sotto gli occhi di tutti. Va rilevato, poi, che gli accantonamenti fatti in bilancio dalla precedente amministrazione comunale non sono frutto di una volontà lungimirante, ma di necessità imposte dai principi contabili e dall’alea di soccombenza a cui il Comune era esposto. Se a qualcuno fa piacere dire che i meriti della soluzione sono di altri, libero di rivendicarlo. Ma la realtà è ben diversa».
Il rimedio
Per tornare a trattare con l’istituto di credito in campo il mio prestigio personale
L’errore
Si doveva accettare l’intesa del commissario: così un risparmio da 2 milioni di euro