Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
L’ONDA DELLA SILVER ECONOMY
Spesso, come sappiamo anche dalla nostra esperienza personale, le cose arrivano ad un punto di non ritorno. Un punto cioè in cui la situazione si fa irreversibile. In demografia si chiama «legge dell’invecchiamento»: se si giunge ad avere un numero di ultrasessantenni pari o superiore al trenta per cento della popolazione complessiva, allora – a meno di una robusta immigrazione – il punto di non ritorno demografico è raggiunto.
Le morti supererebbero di troppo le nascite per cui l’estinzione – se la parola non fa eccessiva paura – sarebbe solo questione di tempo.
In Italia siamo vicini a questa inquietante percentuale, avendo il 28,4 per cento di cittadini ultrasessantenni; che sale a sfiorare il 29 per cento nel Nordest, dove il Friuli con il suo quasi 32 per cento ha già passato il livello di guardia demografico avviandosi così – se è valida questa «legge dell’invecchiamento» – ad uno spopolamento progressivo irrefrenabile (d’altronde Trieste è tra le province più «vecchie» d’italia).
Invece la regione per ora più lontana da tale soglia è il Trentino (26 per cento di ultrasessantenni), spiegabile con il fatto che Bolzano e Trento sono tra le province più «giovani» del paese. Infine su posizioni intermedie, nel Nordest, Veneto ed Emilia. E’ una situazione chiamata «trappola demografica», una trappola da cui è difficile uscire.
Anzi, man mano che sale la percentuale di ultrasessantenni, la tendenza si consolida fino a divenire incorreggibile. Con tutte le conseguenze che si possono immaginare (a cui andrebbero aggiunte quelle oggi non immaginabili).
Tuttavia c’è anche chi il bicchiere lo vede mezzo pieno, facendo proprio quel consolatorio proverbio che dice che non tutto il male viene per nuocere. Infatti i sostenitori della cosiddetta «Silver economy» spiegano che la crescente massa di anziani sarà anche una grande, inedita opportunità per ripensare tutto il nostro modello di sviluppo. Spingendo su innovazioni continue nella medicina a distanza, nelle tecnologie per la casa, nei modi dell’abitare e del fare città, nella mobilità in casa e fuori casa, nell’uso commerciale, culturale e sociale della rete.
Questa economia dell’invecchiamento – chiamiamola così - è già oggi di enormi dimensioni in termini di reddito e ricchezza spendibile (si pensi solo al mercato immobiliare o a quello finanziario), una parte della quale, quella non spesa, inevitabilmente nei prossimi decenni cambierà titolari innescando - dicono gli entusiasti della «Silver economy» - un nuovo anche se moderato periodo di crescita. Ovviamente è da sperare che le cose vadano proprio così, anche se tutte le previsioni, come sappiamo, corrono sul terreno scivoloso dell’inatteso.
Ciò che invece appare facilmente prevedibile è che saremo sempre di meno. Ed anche sempre più vecchi (ma più benestanti, sembra).
La crescita degli anziani opportunità per nuovo modello di sviluppo