Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Quelli che se ne sono andati insieme
Hanno condiviso tutta la vita. A unirli anche il Covid che se li è portati via, spesso a poche ore di distanza I fratelli panettieri, la maestra e suo marito, il padovano contagiato assieme al figlio Quel triste «domino» del virus che entra nelle case e
Storie di donne e dei loro mariti, di fratelli, di padri e figli. Storie di una malattia terribile capace di portarseli via a poche ore di distanza. Insieme. Come insieme hanno vissuto.
Storie di donne e dei loro mariti, di fratelli, di padri e figli. Storie di una malattia terribile capace di portarseli via a poche ore di distanza. Insieme. Come insieme hanno sempre vissuto.
Antonio «Toni» Pedron è morto il 4 gennaio a 82 anni. Due giorni prima, il Covid aveva ucciso anche suo fratello Primo. E a Capodanno la stessa sorte era toccata anche al gemello Giacomo. Un’intera famiglia cancellata in meno di una settimana.
Erano molto uniti. Nessuno dei tre fratelli si era sposato e avevano sempre vissuto sotto lo stesso tetto, a Cadoneghe (Padova) condividendo anche il lavoro di imbianchini. E nel loro appartamento, probabilmente, si sono contagiati a vicenda intorno alla metà di dicembre. Perché se sempre più spesso le vittime della pandemia sono legate da vincoli parentali, è proprio a causa del
Una figlia
«La cosa più straziante è non aver potuto essere coi miei genitori nelle loro ultime ore»
fatto che la probabilità di trasmettere il virus cresce a dismisura tra le pareti domestiche, quando si rinuncia alla mascherina e il distanziamento diventa (quasi) impossibile. Il primo a sentirsi male era stato Antonio, seguito a ruota da Giacomo e dal gemello. Le loro condizioni sono peggiorate poco prima di Capodanno, tanto da richiedere il ricovero in ospedale. E lì sono spirati, uno dopo l’altro.
A Castel d’azzano, nel Veronese, sono morti i fratelli Remo e Loris Bodini, di 91 e 82 anni. Erano i panettieri del paese, attività che avevano ereditato dai genitori per poi passare il testimone a figli e nipoti. Due mesi ai clienti era stato comunicato che il panificio sarebbe rimasto chiuso per precauzione, dopo un caso di positività in famiglia. L’attività era ripresa il 23 novembre ma il giorno successivo era deceduto Remo e, neppure tre settimane dopo, è scomparso anche Loris. «Attraverso l’arte del pane – ha ricordato Fabio Bodini, il figlio di Remo – ci hanno insegnato la pazienza, l’amore e l’umiltà».
La triste conta dei morti da Covid 19, nelle ultime settimane ha visto anche tanti coniugi andarsene insieme. Come Lina Reghellin, che aveva 85 anni e viveva a Isola Vicentina con il «suo» Giuseppe Pornaro. Lui, nominato Cavaliere del lavoro, era andato in pensione dopo aver gestito l’utensileria che porta il suo nome, fondata cinquant’anni fa. Marito e moglie si erano ammalati a dicembre e il virus li ha uccisi a un giorno di distanza: il primo ad andarsene è stato Giuseppe, il 26 dicembre, poi è stata la volta di Lina. Il funerale si terrà domani, nella chiesa del paese.
A Venezia Stefania Zanotto ripensa a suo padre Renato e alla madre Norma Cecconi: «Mi hanno trasmesso l’amore e il rispetto per la famiglia». Erano sposati da 39 anni e sono morti a sei giorni di distanza l’uno dall’altro. Avevano cominciato a sentirsi male a novembre. La febbre alta, i dolori, le telefonate al medico. Poi, i tamponi: positivi entrambi. «Dopo il ricovero, i medici ci hanno detto che papà era grave e che i suoi polmoni erano compromessi.
Poi ha iniziato ad aggravarsi anche la mamma. Tutto è stato fulmineo: il suo cuore non ha retto». Renato Zanotto aveva 66 anni, quattro in più di sua moglie.
Tra le tante storie che si intrecciano nei paesi del Veneto, c’è quella di Carolina Mogno, 89enne di Trebaseleghe, spirata in ospedale proprio mentre si stava celebrando il funerale del marito Bruno Basso, anche lui risultato positivo al tampone. Il figlio Paolo quasi non se ne rende conto. «È un dolore doppio», assicura. È una regola spietata della pandemia: quando si crede di aver toccato il fondo, che davvero non si possa soffrire più di così per quel pezzo della propria famiglia che sparisce, ecco che arriva un nuovo lutto a sommare tragedia a tragedia.
Sono le stesse terribili emozioni che prova Paola Fasoli, la figlia di Ettore, 85 anni, e di Giovanna Giacopini, l’ex maestra elementare di Pescantina. Martedì avrebbero festeggiato i 58 anni di matrimonio. Invece lui si è spento nel giorno dell’epifania e due giorni dopo la stessa sorte è toccata alla moglie. «La cosa più straziante - riflette Paola - è l’isolamento: in questi casi non è possibile accompagnare i propri cari nei loro ultimi istanti di vita».
Di storie così, se ne potrebbero raccontare a decine. Come quella di Bruno Marcato, novantenne di Piombino Dese, spirato pochi giorni dopo la moglie. O come la sorte toccata a Giuseppe Vian, 95 anni e un fisico debilitato in seguito a un brutto incidente: il Covid ha impiegato pochi giorni per levargli il fiato. Almeno non gli ha lasciato il tempo di seppellire suo figlio Paolo, morto di lì a due settimane.
Le foto mostrano i volti sorridenti di uomini e donne legati dall’amore e da un contagio che li ha fatti cadere uno dopo l’altro. Come tessere di un domino.