Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Vaccini, prime chiamate a casa
Test rapidi, il dg della Sanità Fior dopo la diffida dei medici: «Siamo la regione che fai più tamponi molecolari» Arrivate le dosi di Moderna, si parte con gli ultraottantenni. Calano contagi e ricoveri
Con l’arrivo, ieri, delle prime 7800 dosi di Moderna in Veneto, dopo il personale sanitario la campagna vaccinale si apre alla popolazione. Si parte con gli ultraottantenni. Per il Veneto parliamo di 359.169 soggetti, che cominceranno a essere chiamati dalle rispettive Usl a partire dalla prossima settimana. Intanto prosegue il calo dei contagi e dei ricoveri. Scontro sui test rapidi, la Regione risponde ai medici.
Le statistiche del coronavirus, che non sono soltanto numeri ma la bussola utilizzata da scienziati e politici per dire al Paese dove deve andare, sono uno degli aspetti più controversi della pandemia. Perché spesso discusse e contestate, perché cambiano di giorno in giorno e in qualche caso nello stesso giorno a seconda dalla prospettiva da cui le si guarda, perché variano notevolmente da territorio a territorio, dando di volta in volta adito ad interpretazioni differenti, se non del tutto opposte, contribuendo così a disorientare un’opinione pubblica già ben oltre il limite della sopportazione.
Così è accaduto anche ieri, quando il Veneto, giù «modello» (in positivo) e poi «caso» (in negativo) è tornato a dare timidi segnali di ottimismo - per bocca del presidente della Regione Luca Zaia durante il punto stampa - mentre il resto d’italia risprofondava nel pessimismo più nero - per bocca del ministro della Salute Roberto Speranza in parlamento.
«Questa settimana c’è stato un peggioramento generale della situazione epidemiologica in Italia, aumentano le terapie intensive, l’indice Rt e focolai sconosciuti - ha avvertito il ministro perorando il prolungamento dello stato di emergenza fino ad aprile -. Non facciamoci fuorviare. L’epidemia è nuovamente in una fase espansiva: 12 Regioni e Province autonome sono ad alto rischio, 8 sono a rischio moderato di cui 2 in progressione a rischio alto, e una sola regione è a rischio basso». E nel resto d’europa e del mondo non va meglio: «Sta montando una forte tempesta, il virus continua a circolare con forza crescente anche se con i vaccini verrà piegato. Nel mondo c’è un decesso ogni 4.080 abitanti e in Ue un caso confermato ogni 27 abitanti, sono numeri terribili».
Un quadro in controtendenza rispetto a quello tratteggiato da Zaia, e confermato dal direttore generale della Sanità Luciano Flor, praticamente in contemporanea, seppur con l’ormai consueto avvertimento per cui «non si deve abbassare la guardia e tutto può cambiare da un momento all’altro». E dunque innanzitutto il bollettino: rispetto a martedì ieri i contagiati complessivi dall’inizio della pandemia sono passati da 290.536 a 292.540 ma quelli attualmente positivi - ossia al netto dei guariti - sono 80.683 rispetto a 82.782 (-2.099); i ricoveri in area non critica sono passati da 3.029 a 2.951 (-78), quelli in terapia intensiva da 367 a 358 (-9). Anche ieri, purtroppo, ci sono stati 47 morti.
«Domattina (oggi, ndr.) ci sarà nuovo incontro tra con il governo per confrontarci sul prossimo Dpcm - ha detto Zaia - attendiamo di conoscere le indicazioni dell’istituto Superiore di Sanità e certo è difficile carezzare l’idea che l’italia possa essere un’isola felice in un Europa che va male». E però in Veneto «l’incidenza dei positivi sui tamponi continua a scendere, siamo 3,48% contro il 14% nazionale, e dopo il picco del 31 dicembre siamo al tredicesimo giorno di curve in discesa, sia per quel che riguarda le terapie intensive che per i ricoveri in area non critica che purtroppo ne sono spesso l’anticamera. Non solo - ha proseguito Zaia -. Registriamo soprattutto un’inversione della curva dei nuovi ingressi in ospedale e di quella dei dimessi, il che significa che si va alleggerendo la pressione sugli ospedali. È questo, al di là di tanti dibattiti e tante polemiche, ciò che ci sta più a cuore. Ci preoccupano le persone che non riescono più a respirare, non i tamponi».
Conferma Flor: «Come è ormai noto abbiamo attivato da marzo ad oggi 700 posti di terapia intensiva e di questi, attualmente ne sono occupati tra pazienti Covid e non-covid 610. I pazienti Covid sono 336 e stanno diminuendo in modo costante ormai da due settimane. Per questo nel corso di un incontro con i direttori generali delle Usl abbiamo valutato la possibilità di utilizzare questi posti letto attivati per l’emergenza Covid ma lasciati liberi dai pazienti colpiti dal virus per altri pazienti che necessitano di cure intensive, riprendendo gradualmente l’attività chirurgica programmata che era stata sospesa e rinviata. Ci siamo lasciati d’accordo nel lasciare tutto com’è fino a venerdì, poi nel week end decideremo se procedere in tal senso».
Terapie intensive
Occupazione calata , oltre 90 posti liberi: l’idea è di far ripartire le sale operatorie
Incidenza sui tamponi
Qui positivi al 3 per cento sul totale testa, la media del Paese è del 14 per cento