Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Sale giochi, Bingo e slot al palo «A rischio tremila dipendenti»

Dopo sei mesi di chiusura i risparmi sono finiti e sono arrivati i primi sfratti ai gestori in affitto

- Giacomo Costa

L’ultima volta che hanno alzato la saracinesc­a era il 25 ottobre, ma andando a contare anche il primo lockdown si toccano tranquilla­mente i sei mesi di chiusura. E all’orizzonte ancora nessuna possibile riapertura. Sono almeno un migliaio le sale slot, i punti scommesse e i Bingo chiusi per effetto delle normative anti-covid solo tra Veneto e Trentino, per un totale di oltre tremila lavoratori fermi al palo, tra titolari e dipendenti diretti (a livello nazionale il numero sale a 120 mila). Famiglie i cui risparmi sono ormai agli sgoccioli, che si vedono consegnare le prime lettere di sfratto per i locali commercial­i che avevano in affitto da anni e che, quando provano a far sentire la loro preoccupaz­ione, devono anche fare i conti con lo stigma di un settore troppo spesso associato solo ai suoi estremi negativi, alle ludopatie che rovinano vite, alle lattine di birra abbandonat­e dagli sbandati fuori dalle sale peggio frequentat­e.

La chiusura prolungata mostra i suoi effetti sulle entrate erariali: se nel 2019 lo Stato aveva incassato oltre 11 miliardi di euro dal settore dei giochi, il gettito previsto per il 2020 è di poco superiore ai sette miliardi. In mezzo, tra la riapertura di giugno e la chiusura di ottobre, gli investimen­ti per adeguarsi alle normative, tra plexiglas, disinfetta­nti e continue opere di disinfezio­ne. I risultati delle misure di sicurezza si sono visti: Sisal specifica a più riprese che nessun focolaio si sarebbe registrato all’interno delle sale da gioco. C’è anche un altro risvolto negativo, visto che chi intende giocare trova comunque un modo per farlo: «Durante il lockdown c’è stata una esplosione del gioco d’azzardo illegale a fronte di una contrazion­e del gioco legale», ha dichiarato pochi giorni fa Marcello Minenna, direttore generale dell’agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ricordando i numerosi interventi di repression­e in oltre 50 capoluoghi di provincia. Senza alcuna luce in fondo al tunnel, nemmeno in vista della prossima scadenza del 15 gennaio, la tensione tra i lavoratori sale, anche alla luce del confronto con gli altri Paesi europei: se in Italia le giornate di chiusura sono state 183, in Francia 160, in Germania 156, in Regno Unito solo 120.

Lo spiega bene Massimo Petracca, titolare di una sala slot a Portogruar­o, che dopo dieci anni di attività si vede costretto a valutare l’ipotesi di abbandonar­e le «macchinett­e» e cambiare lavoro, anche con due figli adolescent­i e cinque dipendenti. «Chi lavora per me prendeva 1500 euro al mese, con la cassa integrazio­ne arriva a 600 — racconta Petracca, che inizia il discorso proprio sottolinea­ndo le difficoltà della sua squadra, che comprende anche una ragazza incinta —. Fino quando ho potuto, ho cercato di provvedere io, ma ora non mi è più possibile. E adesso ho ricevuto la lettera di sfratto». La sala di Petracca, nel 2010, è costata quasi un milione di avviamento, a metà 2020, durante la riapertura, si spendevano oltre mille euro al mese solo di disinfetta­nti. «Non potevamo accogliere più di cinque persone alla volta, con i nostri 200 metri quadri. Non che fosse un problema, qui non c’è mai l’affollamen­to. Eppure una volta si lavorava: nel 2019 ho versato quasi un milione allo Stato». È complicato chiedere aiuto, perché la lettera scarlatta del gioco d’azzardo rende sordo quasi ogni interlocut­ore: «Invece qui la gente viene per rilassarsi, non per distrugger­si. Esagerare fa male, certo, ma vale per ogni cosa. Noi negli anni abbiamo coltivato una clientela corretta e fidata, vengono qui anche molti esponenti delle forze dell’ordine e non si sono mai verificate situazioni di tensione. Come noi, così tanti colleghi».

Se non altro a Portogruar­o non si registrano casi di «furbetti» in concorrenz­a: il decreto che ha chiuso le slot e le sale scommesse ha obbligato anche bar e tabaccheri­e a sigillare le loro «macchinett­e» e, dopo un primo momento di confusione, tutti hanno ubbidito. Certo resta la concorrenz­a dell’on line e delle altre forme di gioco di Stato: le ricevitori­e restano in funzione, le estrazioni di lotto, superenalo­tto e lotterie continuano (solo pochi giorni fa sono stati sorteggiat­i i vincitori della Lotteria Italia, il quinto posto è andato proprio alla provincia di Venezia). E questo senza contare le bische illegali che preoccupan­o l’agenzia dei Monopoli e che, fino che non vengono scoperte, non possono essere conteggiat­e nell’equazione.

Massimo Petracca Chi lavora per me prendeva 1500 euro al mese, con la cassa integrazio­ne arriva a 600. Ma adesso ho ricevuto lo sfratto

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Anche i giochi sono malati Le sale Slot, scommesse e Bingo sono chiuse ormai da sei mesi, a parte una preve pausa in ottobre

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