Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Rsa, l’impennata Covid giorno per giorno

A novembre anziani e operatori contagiati erano il 5 per cento sui positivi in Polesine, ora sono oltre il 13

- Marco Baroncini Natascia Celeghin

Nel cuore della seconda ondata la scure del Covid19 si è abbattuta pesantemen­te sulle case di riposo polesane, facendo schizzare il numero di ospiti contagiati dai 31 di inizio novembre ai 149 di inizio gennaio.

Una crescita su cui ha influito l’aumento delle positività complessiv­e, che hanno registrato una vera e propria esplosione, ma che è allo stesso tempo avanzata più velocement­e che all’esterno. Tornando all’inizio di novembre,

Dentro e fuori L’andamento della pandemia nelle Rsa mostra una velocità più alta che all’esterno

gli operatori socio sanitari e gli ospiti positivi rappresent­ava poco più del 5 per cento dei contagiati totali.

Avanzando le lancette al finire di dicembre tale proporzion­e è più che raddoppiat­a superando il 13 per cento. Tradotto in fatti, questo significa un crescente rischio per gli ospiti, spesso in età avanzata e quindi maggiormen­te esposti al virus, ma anche una riduzione del personale operante nelle strutture. Sul finire del 2020 erano infatti 87 gli operatori socio sanitari ammalati, ma si sono registrati picchi superiori alle cento unità in un contesto in cui da anni si denuncia una carenza cronica di organico. Nel corso delle ultime settimane sono stati diversi i focolai esplosi: il più emblematic­o resta quello della Casa Albergo per Anziani di Lendinara, dove quasi un ospite su due è stato infettato.

Caso a sé quello dell’iras di Rovigo, principale Rsa della provincia, dove, pur a fronte di diversi contagi, il focolaio è stato controllat­o e bloccato. Merito, ha spiegato il direttore della struttura Luca Avanzi, delle precauzion­i e dele misure di sicurezza speciali attivate, ma soprattutt­o di una maggiore disponibil­ità di spazi per isolare gli ospiti positivi.

Resta invece più incerto il campo delle ragioni dell’impennata di casi per le case di riposo. L’ulss 5 Polesana, per bocca del suo direttore generale Antonio Compostell­a, ha sempre sostenuto la difficoltà nel contenere il virus visto il rapido aumento di contagi.

Il ragionamen­to è semplice: gli operatori posso contrarre il virus all’esterno e portarlo involontar­iamente all’interno delle strutture. Ma a pensare, quantomeno osservando l’esperienza di alcune Rsa tra cui la stessa Casa Albergo di Lendinara, potrebbero essere stati anche i falsi negativi emersi dall’uso massiccio di tamponi antigienic­i rapidi al posto di quelli molecolari.

Proprio Lendinara ha notato un tasso di errore del 30 per cento, con test che davano la certificaz­ione di non essere contagiati da Coronaviru­s per soggetti che invece erano positivi. Un punto su cui l’ulss 5 non ha mai fatto marcia indietro. «Sono più facili da usare e danno risultati in minor tempo rispetto ad un molecolare – ha più volte spiegato Compostell­a – Inoltre quelli di nuova generazion­e sono precisi quanto i molecolari».

Una posizione contestata dal virologo Andrea Crisanti, secondo cui «il rischio di falsi negativi è ben più pericoloso dei tempi maggiori dei tamponi molecolari. È evidente che il virus è entrato dall’esterno e si doveva fare una scelta diversa: potenziare i lavoratori per elaborare i test

I numeri Quattro i decessi per Covid registrati ieri in provincia. 131 sono i ricoverati

molecolari».

In ogni caso i protocolli per l’utilizzo dei test rapidi nel corso del tempo è cambiato significat­ivamente, passando da un test ogni 10 giorni a test quotidiani per le strutture che presentano dei contagiati. Per quanto riguarda invece l’andamento odierno del contagio, la fotografia scattata dall’ulss 5 registra 105 nuovi positivi a fronte di 103 guarigioni ed un rapporto tra tamponi e contagiati rilevati del 5,93 per cento.

Altri quattro i decessi, mentre sono 131 i pazienti ricoverati negli ospedali rodigini.

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