Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il Veneto si salva dall’arancione
Rt a un soffio dall’1, ma è bassa la pressione negli ospedali. Allarme varianti nelle scuole
Nonostante l’indice Rt, salito a 0,97 (dallo 0,81 del- la scorsa settimana), il Veneto resta in area gialla. Insomma, a un passo dalla chiusura di bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, musei e mostre. La regione evita l’arancione perché la valutazione di impatto sulle strutture ospedaliere, recita il dossier del ministero della Salute, è comunque bassa, «non c’è sovraccarico nei reparti chiave». Indice puntata invece sulle scuole: le varianti hanno fatto impennare i contagi.
Per un pelo, ma il Veneto resta giallo. Secondo l’ultimo monitoraggio della cabina di regia composta da esperti del ministero della Salute e dell’istituto superiore di Sanità il nuovo indice del contagio da Covid-19, il famoso Rt, è infatti salito a 0,97 (dallo 0,81 della scorsa settimana) e con 1 si passa in area arancione. Insomma, a un passo dalla chiusura di bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, musei e mostre, anche perché è cresciuta pure l’incidenza, cioè il numero di tamponi positivi sul totale effettuato. A sette giorni sono 112,07 ogni 100 mila abitanti a fronte dei 93,97 del 17 febbraio e rispetto a una media nazionale di 145,16 per 100 mila abitanti; a 14 giorni passano da 185,09 a 204,42, contro il dato italiano di 284,25. «L’incidenza è oggi al 3,05% — conferma il governatore Luca Zaia — in confronto all’1,4% di gennaio e al 2,75% di due giorni fa. Siamo di fronte a una lenta, timida crescita: nelle ultime 24 ore abbiamo eseguito 38.483 tamponi, 1.174 dei quali positivi, appunto. È il primo giorno che il numero totale dei positivi aumenta: sono 23.439. Rileviamo anche 15.912 dimessi, ma non dobbiamo rilassarci, il virus c’è ancora e circola».
La valutazione di impatto sulle strutture ospedaliere, recita il dossier del ministero della Salute, è comunque bassa, non c’è sovraccarico nei reparti chiave. Il tasso di occupazione dei letti in Terapia intensiva è pari al 10% (il livello di guardia è fissato al 30%), mentre in area medica (Malattie infettive e Pneumologia) scende al 13%, quando il tetto massimo è al 40%. Di conseguenza la classificazione generale del rischio è «moderata» e la valutazione d’impatto della pandemia sui Servizi sanitari è «bassa». Sono però stati individuati 1.016 nuovi focolai e il problema è che sono in aumento quelli scolastici. «Crollano i cluster nelle case di riposo, per effetto della vaccinazione, ma salgono nelle scuole — conferma il professor Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione al ministero della Salute — si nota infatti un picco di contagi tra zero e 18 anni, dato che comincia a essere importante. Ma è diverso da quello registrato l’estate scorsa, quando il coronavirus prese di mira le fasce giovanili, abbassando l’età degli infetti da 65 a 40 anni, perché erano quelle che si muovevano di più per le vacanze. Oggi — dice Rezza — potrebbero essere le varianti del virus la causa dell’impennata di casi nelle scuole. Le mutazioni inglese, brasiliana e sudafricana finora caratterizzate, colpiscono soprattutto i bambini, anche se non scatenano sintomi gravi. L’incidenza aumenta in particolare dopo gli 11 anni, mentre diminuisce tra gli over 80 e questa è una bella notizia, perché di solito rappresentano i casi più gravi e quindi comportano il ricorso all’ospedale e alla Terapia intensiva».
Resta alta la capacità di tracciamento del Veneto, con i Servizi d’igiene delle Usl in grado di ricostruire l’intera catena dei contatti stretti degli infetti nel 92,8% dei casi. «Come ho sempre detto, restare in area gialla non significa aver vinto un premio — ricorda Zaia — la nostra sanità rimane in assetto di guerra, così com’è costante il monitoraggio della situazione in tempo reale. Certo, si allenta la pressione sugli ospedali, da 55 giorni i ricoveri continuano a scendere, abbiamo già liberato 2100 letti. Dobbiamo invece tenere d’occhio il dato sull’incidenza, seppur basso è comunque un indicatore dell’andamento della pandemia. Non possiamo ignorare che siamo circondati da realtà in grande difficoltà, prima fra tutte Brescia». Nelle ultime 24 ore il Veneto ha registrato altri 1.174 contagi, per un totale di 331.451 dall’inizio dell’epidemia, e 23 decessi, che salgono a 9814. In area medica sono ricoverati 1.197 pazienti Covid (-20), mentre è stabile a 134 il numero dei degenti nelle Terapie intensive.
In questa «guerra», che in tutta Italia rileva per la quarta settimana consecutiva un peggioramento nel livello generale del rischio, arriva un raggio di sole su un settore gravemente danneggiato dalle necessarie misure di contenimento della pandemia. Dal 27 marzo cinema e teatri riaprono nelle regioni in area gialla e quindi anche nel Veneto. Lo rende noto il ministro della Cultura, Dario Franceschini, che in un post su Twitter scrive: «Il confronto con il Comitato tecnico scientifico e le integrazioni ai protocolli di sicurezza potranno consentire, in zona gialla, la riapertura di teatri e cinema. Dal 27 marzo, Giornata mondiale del teatro, l’accesso ai musei su prenotazione si pro
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Luca Zaia
Aumenta l’incidenza, ma da 55 giorni i ricoveri sono in calo. Abbiamo liberato 2100 letti
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Gianni Rezza
L’età media dei soggetti contagiati si è abbassata a 44 anni. Gli anziani sono protetti dai vaccini
lungherà ai weekend». «In mezzo a tante brutte notizie è un bel segnale — commenta il governatore — non dobbiamo leggerlo come la festa della liberazione, ma se fossimo in guerra potremmo considerarla una tregua dai bombardamenti».
Sul fronte vaccini, mentre i Nas stanno esaminando la mole di materiale consegnata dal direttore generale della Sanità, Luciano Flor, sentito due volte sulla lista dei 20 proponenti milioni di dosi ora al vaglio dei carabinieri, si fa strada l’annuncio che da metà marzo sarà disponibile un quarto siero, quello della Johnson%johnson, creato sull’adenovirus dell’uomo. «L’europa esce debole dalla vicenda dei vaccini — chiude il presidente del Veneto — è evidente che altri Paesi in giro per il mondo hanno concluso contratti migliori. Vengono in mente i giudizi che si davano a scuola: è bravo ma non si applica, potrebbe fare di più. Se avessero affidato a noi la contrattazione, sicuramente avremmo fatto meglio».