Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Comunità accademica stravolta dalla pandemia Il mio piano per ripartire»
Marzaro: «Io candidata rettore, processo che nasce dal basso»
«La pandemia da Covid ha letteralmente stravolto la vita di tutti, compresa quella dell’intera comunità accademica. Tanto che il prossimo rettorato, grazie alle risorse eccezionali che arriveranno sia dallo Stato che dall’europa, sarà quello della ricostruzione. E il nostro Ateneo, più che mai chiamato a pianificare il futuro delle giovani generazioni, dovrà dare il meglio di sé in ogni suo settore, partendo ovviamente da quello della ricerca, al quale, se toccherà a me scegliere, riserverò la stragrande maggioranza dei finanziamenti. Perché la ricerca ci aiuta a conoscere la realtà. E perché la conoscenza della realtà ci aiuta a essere liberi». Un’altra donna in corsa per ricoprire il ruolo di rettore dell’università nel periodo 2022-2027 (anche se la data non è stata ancora fissata, le elezioni dovrebbero svolgersi verso la metà di giugno). Dopo la candidatura, ufficializzata martedì scorso, della professoressa Daniela Mapelli, ieri è stata la volta di quella della professoressa Patrizia Marzaro, 60 anni, un figlio di 29, originaria di Noale ma residente in città dai tempi del liceo (il classico Tito Livio), docente di Diritto Amministrativo e membro del Senato Accademico. «Il genere non conta - evidenzia subito -. Contano invece l’autorevolezza, la serietà, l’esperienza e il profilo istituzionale».
Professoressa, cosa l’ha spinta a scendere in campo?
«La mia è una candidatura che nasce dal basso. Nel senso che, dopo essere stata direttrice del Dipartimento di diritto pubblico, internazionale e comunitario dal 2009 al 2019 e coordinatrice della Consulta dei direttori di dipartimento dal 2015 al 2019, molti colleghi mi hanno chiesto di mettermi a disposizione. E quindi, dopo qualche mese di riflessione, eccomi qua. Lunedì prossimo, verrà attivato il sito www.patriziamarzarorettore.it. E lì, grazie alle tante persone che mi stanno dando una mano, saranno via via caricati tutti i documenti del mio programma, nella massima trasparenza e condivisione».
Qual è il suo giudizio sul mandato dal rettore Rosario Rizzuto che sta per concludersi?
«Anche io ho fatto parte della governance di questo periodo. E dunque non posso non ammettere che sono stati raggiunti livelli altissimi sia nel campo della didattica che in quello della ricerca. Tutto questo, però, è stato fatto sacrificando l’organizzazione interna dell’ateneo che, a mio parere, necessita di semplificazione, di sburocratizzazione e di procedure il più possibili ragionevoli. E uno dei miei primi compiti, se verrò eletta, sarà appunto quello di restituire tempo e risorse ai diversi componenti della comunità accademica, permettendo a tutti di espletare davvero al meglio i loro compiti».
Dal futuro polo delle Scienze Sociali all’ex caserma Piave, alla nuova Scuola d’ingegneria in Fiera, passando per la ristrutturazione dell’ex casa dello studente Fusinato. Più di qualcuno ha ribattezzato il rettorato in carica come quello delle grandi opere. Qual è il suo giudizio in proposito?
«È chiaro che tutti questi progetti impegneranno i bilanci del Bo per molti anni. Ed è altrettanto chiaro che, quando un ente pubblico come l’università interviene in maniera così importante nel territorio cittadino, magari mutando pesantemente l’assetto di certe zone del capoluogo, ci sarebbe forse bisogno di un dialogo maggiore con le altre istituzioni. Se non altro perché, soprattutto a Padova, l’ateneo non può essere un corpo a sé stante ma, essendo una presenza materiale ed emozionale, deve invece agire in stretta collaborazione con il tessuto sociale ed economico».
Tre mesi fa, quando si è deciso di innalzare dall’8 al 16% il peso del voto ponderato del personale tecnico amministrativo, lei si è dimessa dall’assemblea Costituente. Perché?
«Circolano molte fantasiose narrazioni su questa vicenda. La verità, però, è che ero d’accordo anch’io nel merito, ma ho trovato poco felice e opportuna la scelta di apportare questa modifica alla vigilia delle elezioni».
Polemiche a parte, quale sarà il fulcro del suo eventuale rettorato?
«L’ho già detto all’inizio. Gli sforzi maggiori, non solo in termini di finanziamenti, verranno destinati alla ricerca e alle infrastrutture per la ricerca. Perché senza buona ricerca, non c’è buona didattica. E perché senza buona didattica, non c’è buona interazione con il territorio».
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Occorre restituire tempo e risorse soprattutto alla ricerca L’ateneo non può essere un corpo a sé stante ma deve agire in stretto rapporto con la città