Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Storie di pietre Asolo, alla scoperta di Marinali scultore
Ad Asolo una mostra su Marinali ispirata al libro di Saran, in occasione dei 300 anni dalla morte dello scultore Un percorso nella civiltà della villa
Dalla pietra al libro, dalla carta alla fotografia. È stata inaugurata ieri alla la Galleria Browning di Asolo la mostra fotografica «Percorsi del Marinali». È la gemmazione naturale del libro Orazio Marinali, storie scolpite sulla pietra di Giancarlo Saran. Un testo voluto dal Rotary Club di Castelfranco e Asolo, uscito in occasione del trecentesimo anniversario della scomparsa dello scultore bassanese, la cui bottega, con sede operativa a Vicenza, è durata ottant’anni, a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo.
Una mostra e un testo che analizzano la vita di uno degli artisti che più hanno segnato la storia culturale del Veneto. Orazio Marinali era nato ad Angarano, quartiere di Bassano del Grappa, il 24 febbraio del 1643. Il padre Francesco era intagliatore del legno, da lui Orazio imparerà a plasmare la materia. Era un giovane inquieto, per questo decise di andare a vivere nella «capitale» Venezia, dove trovò come modello il fiammingo Just Le Court. Ne nacque una storia di imprenditoria veneta famigliare, tutta impostata sull’arte e sul duro lavoro, una dinastia che durerà quasi un secolo. Dopo gli anni di formazione, infatti, Marinali aprì bottega a Vicenza con i due fratelli Angelo e Francesco cui si aggiungeranno, nel tempo, altri parenti.
All’inizio della sua produzione artistica vi furono commissioni per decori da interni, stemmi gentilizi. Poi venne il successo. Marinali lasciò il segno del suo genio applicato allo scalpello anche grazie alla materia prima che meglio ne permetteva il linguaggio espressivo, ovvero la pietra tenera dei Colli Berici, un calcare morbido che si presta molto bene alla resa accurata dei vari particolari, una delle caratteristiche che ha dato valore (e unicità) alle sue opere.
Per raccontare questa traiettoria artistica, Saran ha scelto un taglio originale, sottolineato nella sua introduzione dal giudice Carlo Nordio: «Il rimando a quella mitologia classica fonte ispiratrice di molte opere, nella pittura come nella scultura in età tardo barocca». Definito da Saran come «il Pitanguy della pietra» Marinali ha dimostrato uno stile eclettico, sia nella scultura religiosa, come da interni, anche se la fama di cui era circondato si è imposta nella scultura dei giardini, corona ideale delle ville dell’epoca. «Con i percorsi del Marinali – precisa Saran – suggeriamo anche degli itinerari dove Marinali, con le sue opere, diventa fil rouge che porta a scoprire altre storie del territorio».
La mostra fotografica che si è inaugurata ad Asolo ha dunque l’ambizione di rappresentare questa traiettoria territoriale e artistica attraverso sette tappe, composte ognuna da altrettanti pannelli. Si scoprono così atmosfere diverse. Dal medioevale castello di Montegalda,
a ville quali Corner della Regina, a Cavasagra di Vedelago, sede di comando militare durante la grande guerra. Gli scorci della cavallerizza di parco Bolasco, a Castelfranco Veneto, le statue guardiane silenziose di uno dei più bei parchi d’italia. Ma ci sono anche i Colli Berici con villa -Trento da Schio, a Costozza, nei cui pressi Marinali andava a procurarsi la preziosa pietra.
Il percorso termina idealmente al santuario di Monte Berico, il più fulgido esempio del talento di Marinali applicato all’arte sacra. «Assieme al presidente del Rotary Sergio Zanellato e a tutti i soci abbiamo voluto che questa mostra andasse oltre il semplice calendario espositivo - conclude Saran -. Per questo, quando si spegneranno le luci, i pannelli illustrativi verranno donati ai vari luoghi descritti, per permettere ai visitatori di conoscerle meglio e vederle affiancate alle fotografie degli altri spazi dove il genio del Marinali si è fatto pietra».