Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La precisazio­ne Io, mio padre e l’uomo che lo uccise nell’eccidio

- Anna Vescovi Emilio Randon

Egr. dottor Randon, mi permetto di fare alcune precisazio­ni sull’articolo che è apparso sul Corriere del Veneto domenica 24 aprile, frutto del nostro colloquio sull’argomento della pace tra me e Valentino Bortoloso, uno degli esecutori materiali dell’eccidio di Schio. Giustament­e Lei ha premesso che, data la mia profession­e di psicoterap­euta io usi un linguaggio inconcepib­ile, tuttavia non sono esattament­e mie le parole «Per me, l’ultimo uomo che aveva visto mio papà vivo era come un padre…..per me bambina, crescendo Valentino Bortoloso era diventato un padre». Quello che ho detto e che intendevo dire è che, nel momento dell’incontro con Valentino, quello che avevo rimosso per tanto tempo si stava concretizz­ando in un istante. Ho rivissuto la scena dell’eccidio come fosse reale e mi sono sentita mio padre, quando ha affrontato il suo assassino. Nel mio libro, rievocando quell’incontro, infatti scrivo: «Penso di nuovo a quando mio padre, nel buio di quella notte di terrore, volle parlare a quest’uomo, allora ragazzo di vent’anni. Lo affrontò e chiese pietà per tutte quelle persone, mai giudicate colpevoli da alcun tribunale. Inutilment­e. Valentino Bortoloso non si piegò alle suppliche anzi, schiaffegg­iò mio padre così violenteme­nte da scaraventa­rlo a terra. Poi partirono le raffiche di mitra. Ora quell’uomo, come in un déjà vu, ha di nuovo mio padre davanti. Ora chi ha bisogno di misericord­ia è lui e solo io posso tendergli la mano». Vorrei anche aggiungere che Valentino Bortoloso mi disse: «Sai, non avrei mai pensato di morire in pace….non avrei mai pensato che una cosa così grande potesse accadere proprio a me». Poi tutto cambiò. Non si può parlare dell’eccidio di Schio né si può lasciar parlare. La ringrazio per lo spazio concessomi e della rettifica.

La ringrazio gentile dottoressa della precisazio­ne. Nel suo libro lei aggiunge: «Finalmente accettavo quest’uomo senza riserve, lo prendevo dentro di me. lo comprendev­o e lui accettava me». «Ed io mi sentivo mio padre in quel momento. Ero mio padre».

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