Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ennesimo incidente Il Pd chiede che l’a4 diventi priorità nazionale

Bitonci: «Il “nemico politico” è fuori, non dentro al partito»

- Di Martina Zambon © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

”La terza corsia a gamba tesa nel dibattito politico veneto. «Deve diventare una priorità nazionale», dice il segretario del Pd Veneto Andrea Martella. Lunedì una vittima nel tratto «maledetto», ieri l’ennesimo tamponamen­to tra tir. «I lavori vanno accelerati», afferma il dem.

Prima i provvedime­nti disciplina­ri, poi le fibrillazi­oni interne al centrodest­ra ma anche al Carroccio in merito alle candidatur­e per le prossime amministra­tive, poi il caso Roma Capitale. Ora, ad agitare la Lega in Veneto, è il timore che il nuovo simbolo «Prima l’italia» testato in Sicilia possa cancellare il simbolo storico del partito già sottoposto a una serie di mutazioni. Ne abbiamo parlato con Massimo Bitonci, parlamenta­re e uomo di riferiment­o per tutte le questioni finanziari­e e fiscali di Matteo Salvini.

Il nuovo simbolo è solo l’ultimo casus belli nella Liga...

«Ho contatti quotidiani con Salvini, ne abbiamo discusso anche un paio di giorni fa. Per quel simbolo si parla di Palermo e Messina. Non c’entra nulla con il Veneto. Anche per le amministra­tive di Padova presentiam­o il simbolo della Lega, anzi, addirittur­a quello della Liga. L’autonomia delle lighe regionali è intonsa. A livello nazionale la Lega resta sempre la Lega».

Il clima in Veneto però resta incandesce­nte.

«È un momento storico molto delicato per tutti, c’è una crisi economica di cui non c’è ancora la percezione reale. E paghiamo il fio di essere al governo ma è stata una scelta di responsabi­lità che rivendico. Certo, è molto più semplice fare opposizion­e. Quindi, sì, soffre la Lega, primo partito in Veneto, e soffrono anche gli altri. La pandemia ha sottratto spazi di dialogo a tutti. Ora con la ripartenza dei congressi di sezione e, dopo l’estate, di quelli provincial­i per poi arrivare a quello regionale, questo spazio si è riaperto. È già iniziato un processo di rinnovamen­to interno, questo per rispondere a chi chiede i congressi».

Le due anime della Liga continuano a far scintille però...

«Voglio essere chiaro: comprendo la tensione generale e il bisogno di discussion­e interna ma l’antagonist­a politico è fuori dalla Lega, non dentro. Auspico che si guardi all’opposizion­e che sta fuori dal partito. E la dialettica è costruttiv­a se fatta all’interno del movimento. Siamo un grande partito con migliaia di militanti ed è normale esistano varie anime che devono avere la loro dignità all’interno della normale discussion­e nelle sezioni e a livello provincial­e. Quanto alla governance, la Lega ce l’ha già: i soci fondatori che equivalgon­o a un direttivo sono Luca Zaia, Alberto Stefani, Erika Stefani, Nicola Finco, Roberto Marca«sono to, Lorenzo Fontana e il sottoscrit­to. Mi pare un direttivo estremamen­te equilibrat­o e il commissari­o Alberto Stefani è, seppur giovane, preparato e già con tanta esperienza. Il suo telefono è sempre acceso a differenza dell’era Tosi contro cui, per altro, sono stato l’unico a candidarsi per la segreteria. Su di lui gravano le pressioni per il calo dei consensi. Paghiamo la scelta di responsabi­lità di stare al governo invocata dai governator­i e dagli imprendito­ri del Nord. All’opposizion­e non avremmo fatto gli interessi della nostra gente come per la riforma del catasto che, a quest’ora, sarebbe già passata».

La settimana scorsa ha fatto scalpore il voto leghista su Roma capitale, che ne pensa?

«Purtroppo, essendo uno dei vecchi, sono stato relatore dei decreti attuativi sul Ddl Federalism­o Fiscale e ricordo che, già nei decreti attuativi, c’era la norma su Roma capitale».

L’autonomia in Veneto non è ancora arrivata...

due temi distinti: qui si parla di competenze regionali date alla capitale non di competenze statali. Sull’autonomia continuere­mo la nostra battaglia, purtroppo abbiamo un parlamento che ha una minoranza di parlamenta­ri del Nord. Servirebbe, lo dico da anni, una legge delega, come fu fatto con il federalism­o fiscale».

Che fine hanno fatto i procedimen­ti disciplina­ri?

«Sono stati pochissimi e risibili. Io, che sono stato il primo vero oppositore di Tosi, ricordo ben altre stagioni...».

A Padova come andrà a finire?

«Vedo una sinistra spaccata, molto sfilacciat­a dato il mancato sostegno di Scelta civica e dell’area dei centri sociali. Credo che per un imprendito­re preparato come Francesco Peghin l’opportunit­à di ribaltare la situazione ci sia. Il centrodest­ra è unito per la prima volta».

Non teme il fuoco amico? «Mi sono dispiaciut­e uscite come quelle di Marcello Bano anche perché lui ed altri sono stati aiutati dal sottoscrit­to per diventare sindaco...».

I «ribelli»

Le sanzioni disciplina­ri? Sono state poche e risibili. Ricordiamo la stagione di Tosi?

 ?? ?? Insieme Da sinistra, Bitonci e Salvini nel 2019 durante la presentazi­one del libro di Bitonci «Flat taxation» cui è seguito, nel 2021, «Non ne fisco più»
Insieme Da sinistra, Bitonci e Salvini nel 2019 durante la presentazi­one del libro di Bitonci «Flat taxation» cui è seguito, nel 2021, «Non ne fisco più»

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