Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
La guerra del gas: a Fusina la centrale brucerà più carbone
Gli ambientalisti: passo indietro di vent’anni
VENEZIA Stop alla conversione a metano, a Fusina si brucerà più carbone. Il decreto energia in fase di approvazione da parte del governo cambia i programmi dell’enel per la centrale elettrica di Marghera. Dove sarà potenziata la produzione di corrente, che era stata ridotta gradualmente negli ultimi anni, con l’uso di carbone. In ballo anche i due gruppi in corso di conversione a gas. Una scelta che fa infuriare gli ambientalisti: «Passo indietro di vent’anni, quell’impianto inquina troppo», esclama Gianfranco Bettin. E il Wwf: «Una centrale obsoleta».
VENEZIA Il decreto sarà discusso dal Consiglio dei ministri lunedì prossimo, ma l’esito è dato pressoché per scontato: per tagliare 3 miliardi di metri cubi l’anno di approvvigionamento di metano il governo potenzierà la produzione energetica a carbone o sospenderà la riconversione di quattro centrali. Si tratta degli impianti di Brindisi, Civitavecchia, Monfalcone e Fusina, a Marghera. Il tutto per almeno (o «non più», come tengono a precisare fonti di Palazzo Chigi) di due anni. Del resto l’imperativo è sganciarsi quanto prima dalla dipendenza del gas importato dalla Russia. E il pegno da pagare è rinunciare, almeno temporaneamente, alla trasformazione o alla dimissione di centrali talvolta obsolete ma strategiche dopo la minaccia di Mosca di chiudere i rubinetti. Pensare che solo cinque mesi fa proprio Fusina avrebbe dovuto essere la prima centrale italiana totalmente convertita a metano entro il 2024, con lo spegnimento definitivo dei due gruppi a carbone tutt’ora operanti. Ma l’esplosione della guerra in Ucraina ha scompaginato i piani, riaprendo un capitolo (soprattutto ambientale) che si sperava di consegnare alla storia. «Un salto indietro di vent’anni» esclama Gianfranco Bettin, storico militante ambientalista veneziano, consigliere comunale di «Verde Progressista» nonché ex parlamentare della Federazione dei Verdi.
A preoccupare sono soprattutto alcuni dati contenuti in uno studio pubblicato dal Wwf: se nel 2017 le ciminiere della centrale avevano emesso 3,68 milioni di tonnellate di anidride carbonica, due anni prima il dato era di 5,78 milioni. In sostanza l’operatività era stata via via ridotta fino a toccare il minimo nel 2020, in piena pandemia, proprio perché il ciclo a carbone, con il prezzo dei gas assai basso, risultava poco conveniente. E nel 2015 l’impatto sulla salute dei cittadini, sempre secondo il Wwf, sarebbe stato il seguente: 112 morti premature, 65 nuovi casi di bronchiti croniche negli adulti, 89 ricoveri ospedalieri, 35.029 giorni di lavoro persi, 2.794 giorni in cui i bambini avrebbero sofferto di sintomi asmatici. «Monetizzando» il tutto, i costi sanitari avrebbero oscillato tra 167.976.817 e 313.581.959 euro. Insomma, una panoramica non proprio rassicurante a giudizio dell’associazione ambientalista. «Il problema spiega Massimiliano Varriale, referente tecnico-scientifico del Wwf per energia e rifiuti è l’obsolescenza dell’impianto, che inquina malgrado i filtri applicati nel corso degli anni. Ed è anche una centrale antieconomica, non a caso l’enel era intenzionata a convertirla a gas. Ma se siamo arrivati a questo punto, la responsabilità ricade sulla totale assenza di una visione strategica. Forse perché non riusciamo a sganciarci da certi potentati e lobby».
Ma cosa accadrà adesso? Tutto dipenderà dalle decisioni del governo. Gli scenari potrebbero essere due: che le unità ancora in funzione operino a piena potenza oppure, e non è escluso, che l’autorità per l’energia chieda ad Enel di ripristinare gli altri due gruppi in fase di smantellamento. Con una spesa, di fatto, non trascurabile. In questo caso Fusina potrebbe tornare a generare fino i mille megawatt della configurazione originaria, rispetto agli 840 previsti dal 2024 con la trasformazione. Una prospettiva che allarma Gianfranco Bettin: «Sarebbe una risposta sbagliata a quelli che dovevano essere gli obiettivi: efficientamento energetico e riconversione. Oltretutto l’impatto ambientale sarebbe perfino peggiore di quello stimato dal Wwf, perché negli anni il carbone era stato “diluito” con il Cdr (il carburante da rifiuti, ndr.) che Veritas ora brucia nel suo nuovo inceneritore. Di fatto bruceremmo carbone su carbone con gravi effetti su una zona già compromessa. Siamo pronti a protestare».
In attesa del decreto, comunque, a Marghera si fanno scorte: da gennaio sarebbero state scaricate circa 400 mila tonnellate di carbone, quasi la metà dell’intero 2021 (quando già si era registrato un aumento del 105%). Casomai fosse necessario dare massima potenza ai bruciatori.
” Varriale
Il problema è che si tratta di un impianto vecchio e che inquina malgrado i filtri applicati negli anni
” Bettin / 1
Sarebbe una risposta sbagliata agli obiettivi annunciati: efficienza energetica e conversione sostenibile
” Bettin / 2
L’impatto sarebbe più grave del passato, quando il carbone fu diluito con il carburante ricavato dai rifiuti