Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Zaia: «Reddito di cittadinan­za diamo i soldi a chi assume»

M5s: per le aziende gli sgravi ci sono già

- S.MA.

«Siano le aziende a VENEZIA percepire le risorse pubbliche se assumono persone in cerca di un impiego». La proposta del presidente della Regione Luca Zaia è chiara: il reddito di cittadinan­za va cambiato, «così non funziona, è giusto aiutare chi vive ai margini ma le imprese hanno bisogno di risorse fresche». L’ennesimo affondo della Lega contro il sussidio fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle scatena però la reazione dei parlamenta­ri grillini. «Il provvedime­nto, approvato quando la Lega era al Governo, è già legato alla ricerca di lavoro, e le aziende sono agevolate».

VENEZIA Entra di peso nella discussion­e sul reddito di cittadinan­za il presidente della Regione Luca Zaia: «Siano le aziende a percepire le risorse pubbliche se assumono persone in cerca di un impiego». La visione leghista del sussidio fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle è sempre stata molto critica: in sostanza, se manca personale nelle aziende, nei ristoranti e nei servizi, è perché ricevere dei soldi senza faticare è più facile che andare in fabbrica o dietro al bancone. E quindi, per avere sia l’uovo che la gallina, secondo Zaia il reddito di cittadinan­za dovrebbe passare dal lavoro prima di finire nelle mani del percettore, non dopo. «Lo strumento è presente a livello europeo e non solo, il vero tema però è la sua applicazio­ne – sottolinea il presidente -. Ci sono persone che vivono in uno stato di povertà, che difficilme­nte possono reinserirs­i in un processo produttivo, o perché vivono in condizioni di disabilità, di emarginazi­one oppure hanno un’età molto avanzata, è giusto aiutare chi vive ai margini della società. E poi ci sono soggetti che dichiarano di non trovare lavoro che percepisco­no il reddito di cittadinan­za». Da qui la proposta: «Girare queste partite finanziari­e alle imprese, perché abbiano risorse fresche, ora strettamen­te dedicate ai percettori del reddito che ormai conosciamo bene, visto che abbiamo nomi e cognomi». Zaia, per il suo affondo, ha preso spunto dall’ultimo rapporto Inps sul reddito di cittadinan­za: in provincia di Napoli il sussidio è costato, nel mese di marzo, 105,3 milioni di euro; nel Settentrio­ne il costo è stato di 107,7 milioni. Sostanzial­mente lo stesso esborso. Altro dato: a Napoli il reddito e la pensione di cittadinan­za hanno riguardato 166mila famiglie per 446mila beneficiar­i; nelle regioni del Nord 221mila famiglie per 432mila beneficiar­i (40 mila in Veneto nel 2021); e la cifra media dell’assegno è nettamente maggiore in Campania. «Il sistema non funziona, il reddito di cittadinan­za va rivisto – chiude Zaia -. Aiutiamo veramente chi ha bisogno e agevoliamo l’accesso al mondo del lavoro a chi lo cerca, le imprese siano il nostro primo interlocut­ore».

I pentastell­ati contestano non solo la proposta di Zaia, ma perfino le premesse e i contenuti: «Le migliorie si possono sempre apportares­ottolinea il deputato Mattia Fantinati -, ma il reddito, approvato quando anche la Lega era al Governo, prevede anche che le aziende ricevano sgravi se assumono una persona assegnatar­ia. Mi fa piacere però che Zaia abbia capito l’importanza di dare un aiuto a chi vive ai margini, sulla soglia della povertà. Dobbiamo far funzionare questa iniziativa, non tagliarla». E la deputata Francesca Businarolo aggiunge: «Come spesso accade, a furia di fare il tuttologo, Zaia finisce per parlare di cose di cui non è pienamente informato. È solo la solita opposizion­e ideologica. Innanzitut­to il reddito di cittadinan­za è uno strumento di inseriment­o al lavoro, e viene sospeso al terzo rifiuto di un’offerta lavorativa. Dunque non ha senso mischiarlo ad altri strumenti per venire incontro, invece, a chi è inabile al lavoro».

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Un utente chiede informazio­ni sul sussidio
Alle Poste Un utente chiede informazio­ni sul sussidio

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