Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Sul litorale stop ai profughi negli alberghi
Settanta persone da Jesolo verranno spostate nei Cas E l’accordo fra Regione e hotel non è ancora partito
VENEZIA Con la bella stagione che bussa alla finestra, gli alberghi di Jesolo danno aria alle camere, stendono le lenzuola fresche e si preparano ad accogliere le flotte di turisti che (finalmente, dopo due anni di fatica) tornano a riempire le spiagge. Qualche decina di quelle migliaia di camere, però, è già impegnata per dare accoglienza a 70 profughi ucraini arrivati nelle prime settimane di guerra. E adesso gli imprenditori chiedono alla prefettura di poter chiudere questa collaborazione e tornare in possesso delle stanze per rimetterle sul mercato, di fatto «restituendo» gli ospiti alla struttura commissariale. L’hanno fatto attraverso il sindaco Valerio Zoggia: «Fin da subito le imprese avevano avvisato che avrebbero potuto garantire l’accoglienza fino alla metà di maggio, quando avrebbero dovuto iniziare a preparare le strutture per l’estate, ci sono già delle prenotazioni – spiega il primo cittadino -. Non è un problema economico, ma le attività rischiano di perdere dei clienti storici». Ma non è finita la solidarietà: «Facile fare i conti con gli alberghi degli altri - continua Zoggia -. Gli imprenditori hanno bisogno di lavorare».
Il prefetto Vittorio Zappalorto ha assicurato che una soluzione verrà trovata nelle prossime settimane, ma non nasconde un certo rammarico. «Questa è solidarietà a tempo – commenta -. Il numero dei nuovi posti da reperire può apparire contenuto ma come prefettura ci crea difficoltà e ci mette nella condizione di dover ricollocare queste persone, dopo che per un lungo periodo hanno trovato ospitalità in un luogo in cui si sono trovate bene».
La provincia di Venezia ospita attualmente 188 persone in 19 strutture. Andranno ora trovate risposte per le settanta persone che entro il 15 maggio dovranno lasciare due alberghi jesolani, dove il costo dell’alloggio era già sostenuto dalla prefettura.
Ma al di là delle singole iniziative, dei Cas gestiti a livello ministeriale e della generosità privata (ci sono anche alberghi e famiglie che hanno offerto stanze ai profughi gratuitamente), il maxi piano di accoglienza promosso da Regione e Federalberghi e annunciato il 22 marzo non è ancora partito. «L’accordo prevede che, quando i centri di accoglienza della macchina regionale supereranno l’80 per cento di occupazione, entreremo in campo noi – spiega il presidente degli albergatori veneti Massimiliano Schiavon -. La piattaforma digitale sarà disponibile a breve, lì ogni collega potrà dare la propria disponibilità di spazi». Quella soglia limite dell’80 per cento, però, non è stata superata e non è detto che succederà: i centri non sono saturi, i flussi sono costanti se non in riduzione, sufficientemente assorbiti dalla macchina commissariale. E, a dirla tutta, qualche hub sta perfino chiudendo perché non ci sono più arrivi. È il caso di Monselice, a Padova: sarà svuotato progressivamente per far confluire i profughi nella rete dei Cas.
Jesolo invece durante l’estate farà marcia indietro. «Abbiamo 2.500 strutture associate – continua Schiavon -. Gli alberghi dell’entroterra e della montagna che riscontrano flussi meno intensi possono accogliere chi ha bisogno. Il litorale, con la pressione del mercato estero che inizia a dare messaggi positivi, ha davanti una stagione importante».
” Zappalorto Solidarietà a tempo, ma come prefettura troveremo la soluzione