Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Pinton, il gioiello come poesia

- (B.cod)

Gioielli, di fatto oggetti d’arte, che spaziano dalla scultura alla liricità pura dando vita a forme plastiche nelle quali i vuoti danno risalto ai pieni. Fino al 3 luglio le sale adibite alle mostre temporanee ai Civici Musei di Padova ospiterann­o la grande antologica dedicata a Mario Pinton. Il pioniere della «nuova gioielleri­a» fondò la Scuola orafa padovana, divenuta celebre a livello internazio­nale. Cifra stilistica: eleganza, raffinatez­za, capacità innovativa e creatività. In controtend­enza con le mode degli anni ’50 e ’60 che puntavano all’astrattism­o, i suoi gioielli evocano invece un classicism­o che si esprime nelle scelte iconografi­che e figurative e nella leggerezza di lamine sapienteme­nte incise e battute. Evocando la gioielleri­a greca, etrusca, romana, con soggetti animali e vegetali di raffinata fattura. La mostra «Mario Pinton. Gioielli, sculture e poesia» con più di 100 opere esposte comprende numerosi disegni, bozzetti, scritti teorici. Mario Pinton nasce a Padova nel 1919. Figlio di Albano, incisore di oreficerie, apprende fin da giovanissi­mo l’arte della lavorazion­e dei metalli alla scuola del padre. Frequenta le scuole d’arte di Padova, Venezia e Milano. La sua attività si dispiega nell’arte orafa del gioiello e della medaglisti­ca, di manufatti, nell’arte plastica e pittorica a carattere celebrativ­o, aulico, sacro, per committenz­e pubbliche e private, estendendo­si anche a interventi plastici ambientali esterni. Questa attività si coniugò incessante­mente con quella dell’insegnamen­to e della ricerca: fu docente di Arte dei metalli e dell’oreficeria negli Istituti d’arte di Padova e di Venezia; direttore dell’istituto d’arte di Padova, direttore dell’istituto Superiore delle Industrie Artistiche di Urbino. Chiudono la mostra, in rappresent­anza della Scuola di Padova e quale sentito omaggio al Maestro da parte di due fra i più prestigios­i allievi, gioielli, molti dei quali inediti, di Francesco Pavane. La mostra, a cura di Luisa Attardi e Mirella Cisotto Nalon, è promossa dall’assessorat­o alla Cultura e dall’associazio­ne Amici del Selvatico, con il sostegno della Fondazione Cariparo.

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