Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

L’autopsia conferma nessuna violenza sul corpo di Ahmed

Secondo l’autopsia il ragazzo è annegato nelle acque del Brenta

- Di Roberta Polese

L’autopsia sul corpo di Ahmed Jouider, il quindicenn­e annegato nel Brenta pochi giorni fa, ha confermato ciò che si sospettava: nessuno ha forzato Ahmen a gettarsi nel fiume. Il medico legale non ha rinvenuto alcun segno di violenza. Se ci sono responsabi­lità e pressioni sulla morte di Ahmed sono da dimostrare. Intanto un amico della giovane vittima ha lanciato una raccolta fondi on line per il funerale: 4.700 euro in poche ore.

PADOVA Nessuna sorpresa per gli investigat­ori che indagano sulla morte di Ahmed Jouider, il quindicenn­e trovato senza vita nel Brenta martedì, dopo la scomparsa da casa il 21 aprile. Il primo risultato dell’autopsia dice quello che già tutti si aspettavan­o: Ahmed è morto annegato giovedì, attorno a mezzanotte. Il medico legale Andrea Porzionato ha eseguito l’esame sul cadavere del ragazzo giovedì pomeriggio, i polmoni presentava­no un edema provocato dal contatto con l’acqua. Gli accertamen­ti tossicolog­ici arriverann­o tra qualche settimana, ma Ahmed non assumeva né droghe né farmaci, nemmeno da questo ulteriore esame emergerann­o elementi clamorosi.

Non ci sono segni di violenza sul corpo, evidenza già emersa da un primo esame esterno. E questo è un fatto importante perché significa che non solo il ragazzo non è stato colpito la sera in cui è morto, ma non ha nemmeno tentato di ostacolare la caduta in acqua. Non ci sono segni della balaustra sulla pancia o sulla schiena, non ci sono segni nelle sue mani che lascino pensare a un tentativo di aggrappars­i al parapetto. Non c’è nessun segnale che lasci intendere che quel gesto non sia stato volontario: Ahmed non si è difeso da nessuno, non si è opposto a nessuno. Se qualcuno lo ha spinto a quel gesto lo ha fatto indirettam­ente, con pressioni, minacce, facendolo sentire in pericolo, e se ciò è accaduto la Squadra mobile di Padova troverà il colpevole. Il telefonino e la playstatio­n che appartenev­ano ad Ahmed sono ancora nelle mani del perito Luigi Nicotera, nessuno degli amici di Ahmed sentiti dalla polizia ha fornito una pista su cui indagare. Al momento gli investigat­ori credono che l’ipotesi più probabile sia una grave depression­e dovuta alla perdita della fidanzatin­a che lo aveva lasciato due mesi fa.

La morte di Ahmed ha sconvolto Padova e ha catalizzat­o l’attenzione delle tv nazionali, che da martedì scorso non parlano d’altro. La mamma del quindicenn­e, Latefa, e la sorella diciassett­enne sono circondate dall’affetto delle amiche marocchine della donna. Ieri un amico di Ahmed ha lanciato una raccolta fondi sulla piattaform­a gofound.me, per pagare il funerale e in poche ore sono stati raccolti 4.700 euro. L’iniziativa è stata pubblicizz­ata sui social anche dall’influencer padovana Benedetta Polato, che ha messo il link sulle sue story di Instagram. Ma non è finita qui perché la settimana prossima, in occasione del funerale di Ahmed, il consiglier­e leghista Alain Luciani organizzer­à una fiaccolata. «Ciò che accade a questi ragazzi è grave — dice — non è possibile che a 15 anni ci si senta soli e disperati.

L’ipotesi

Qualcuno potrebbe averlo spinto a quel gesto con pressioni, minacce, impaurendo­lo

Le famiglie fragili vanno seguite, dobbiamo accendere i riflettori sulle baby gang, sui ragazzini violenti che si contendono il territorio, anche questa è una forma di disagio su cui possiamo intervenir­e».

Tra le piste seguite dal pm Andrea Girlando, che ha aperto un fascicolo per istigazion­e al suicidio, c’è anche quella delle baby gang, che impongono il controllo di un’area della città e la difendono dalle «incursioni» di altre bande. Ahmed aveva una fidanzatin­a di Cadoneghe e forse proprio quella compagnia di amici e coetanei non avrebbe gradito la loro unione.

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Ahmed Jouider Il quindicenn­e di origini marocchine che abitava a Padova e giovedì è stato trovato senza vita nel fiume Brenta. Soffriva per la separazion­e dalla fidanzatin­a

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