Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
L’autopsia conferma nessuna violenza sul corpo di Ahmed
Secondo l’autopsia il ragazzo è annegato nelle acque del Brenta
L’autopsia sul corpo di Ahmed Jouider, il quindicenne annegato nel Brenta pochi giorni fa, ha confermato ciò che si sospettava: nessuno ha forzato Ahmen a gettarsi nel fiume. Il medico legale non ha rinvenuto alcun segno di violenza. Se ci sono responsabilità e pressioni sulla morte di Ahmed sono da dimostrare. Intanto un amico della giovane vittima ha lanciato una raccolta fondi on line per il funerale: 4.700 euro in poche ore.
PADOVA Nessuna sorpresa per gli investigatori che indagano sulla morte di Ahmed Jouider, il quindicenne trovato senza vita nel Brenta martedì, dopo la scomparsa da casa il 21 aprile. Il primo risultato dell’autopsia dice quello che già tutti si aspettavano: Ahmed è morto annegato giovedì, attorno a mezzanotte. Il medico legale Andrea Porzionato ha eseguito l’esame sul cadavere del ragazzo giovedì pomeriggio, i polmoni presentavano un edema provocato dal contatto con l’acqua. Gli accertamenti tossicologici arriveranno tra qualche settimana, ma Ahmed non assumeva né droghe né farmaci, nemmeno da questo ulteriore esame emergeranno elementi clamorosi.
Non ci sono segni di violenza sul corpo, evidenza già emersa da un primo esame esterno. E questo è un fatto importante perché significa che non solo il ragazzo non è stato colpito la sera in cui è morto, ma non ha nemmeno tentato di ostacolare la caduta in acqua. Non ci sono segni della balaustra sulla pancia o sulla schiena, non ci sono segni nelle sue mani che lascino pensare a un tentativo di aggrapparsi al parapetto. Non c’è nessun segnale che lasci intendere che quel gesto non sia stato volontario: Ahmed non si è difeso da nessuno, non si è opposto a nessuno. Se qualcuno lo ha spinto a quel gesto lo ha fatto indirettamente, con pressioni, minacce, facendolo sentire in pericolo, e se ciò è accaduto la Squadra mobile di Padova troverà il colpevole. Il telefonino e la playstation che appartenevano ad Ahmed sono ancora nelle mani del perito Luigi Nicotera, nessuno degli amici di Ahmed sentiti dalla polizia ha fornito una pista su cui indagare. Al momento gli investigatori credono che l’ipotesi più probabile sia una grave depressione dovuta alla perdita della fidanzatina che lo aveva lasciato due mesi fa.
La morte di Ahmed ha sconvolto Padova e ha catalizzato l’attenzione delle tv nazionali, che da martedì scorso non parlano d’altro. La mamma del quindicenne, Latefa, e la sorella diciassettenne sono circondate dall’affetto delle amiche marocchine della donna. Ieri un amico di Ahmed ha lanciato una raccolta fondi sulla piattaforma gofound.me, per pagare il funerale e in poche ore sono stati raccolti 4.700 euro. L’iniziativa è stata pubblicizzata sui social anche dall’influencer padovana Benedetta Polato, che ha messo il link sulle sue story di Instagram. Ma non è finita qui perché la settimana prossima, in occasione del funerale di Ahmed, il consigliere leghista Alain Luciani organizzerà una fiaccolata. «Ciò che accade a questi ragazzi è grave — dice — non è possibile che a 15 anni ci si senta soli e disperati.
L’ipotesi
Qualcuno potrebbe averlo spinto a quel gesto con pressioni, minacce, impaurendolo
Le famiglie fragili vanno seguite, dobbiamo accendere i riflettori sulle baby gang, sui ragazzini violenti che si contendono il territorio, anche questa è una forma di disagio su cui possiamo intervenire».
Tra le piste seguite dal pm Andrea Girlando, che ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, c’è anche quella delle baby gang, che impongono il controllo di un’area della città e la difendono dalle «incursioni» di altre bande. Ahmed aveva una fidanzatina di Cadoneghe e forse proprio quella compagnia di amici e coetanei non avrebbe gradito la loro unione.