Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Lendinara e Badia Insieme seconda città della nostra provincia

- Di Luigi Migliorini

Il sindaco di Lendinara, Luigi Viaro, mi manifesta la speranza che la sua città e la vicina Badia Polesine possano, in un futuro, fondersi in un solo comune. Oltretutto la prima ha 11.440 abitanti, la seconda 9.946: se fossero un unico Comune diverrebbe­ro, dopo Rovigo, la seconda città della provincia con 21.386 abitanti. Non sarebbe questo, peraltro, il motivo della fusione. Viaro osserva che, di questi tempi, è anacronist­ica l’esistenza di piccoli comuni (in Polesine anche troppi) e la gestione associata di alcuni servizi non risolve i numerosi problemi e neppure il «distacco» di alcuni dirigenti da un Comune all’altro o peggio l’attuale abuso dei segretari comunali «a scavalco» che debbono dividersi tra tre o quattro Comuni. Ogni realtà territoria­le, per essere efficiente, deve avere una pianta organica unica, senza precarietà, con funzionari che non si sentano in prestito. Badia Polesine è considerat­o il polo industrial­e dell’altopolesi­ne, pur vantando edifici di pregio come l’abbazia della Vangadizza e il Palazzo degli Estensi, realizzato nel XV secolo. Lendinara, sin dal XVIII secolo, è denominata «L’atene del Polesine» e ha dato i natali ad Alberto Mario, famoso patriota risorgimen­tale che ivi fu anche sepolto e nell’epitaffio scritto per lui da Giosuè Carducci si afferma, tra l’altro, «lo abbiamo sepolto tra i fiori e il verde e i profumi della superba vegetazion­e del suo Polesine»: l’unione valorizzer­ebbe entrambe le città. Sono affezionat­o a queste due città di cui ho ricordi politici della Prima Repubblica. Come segretario provincial­e liberale, assieme a quelli di altri partiti, occupammo la sede del consiglio comunale di Lendinara per protesta contro la Democrazia Cristiana. A Badia tenni un comizio a favore del divorzio, durante il relativo referendum. Quando iniziai a parlare, cominciava­no a suonare le campane e la mia voce non si sentiva: notato nelle vicinanze del parco un pezzo di legno, me lo feci consegnare e, senza proferire parola, mi atteggiai a direttore d’orchestra, fingendo di dirigere le campane: grande fu il successo.

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