Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Al prossimo giro FDI raddoppierà gli eletti in Regione»
Donazzan: «Con noi rinasce la politica dei valori »
Elena Donazzan, leader della pattuglia di FDI in Regione e unica assessore non leghista nella giunta guidata da Luca Zaia, si sbilancia a proposito di un travaso di voti anche in Veneto dalla Lega al suo partito, al punto da lanciare sin d’ora questa previsione: «Alle prossime elezioni regionali del 2025 mi aspetto di raddoppiare i nostri eletti in consiglio (ora sono 5, ndr) e quindi anche la nostra presenza in giunta».
A partire dalle amministrative 2021 il mantra dei Fratelli d’italia (veneti) suonava così: «Montebelluna 18,5, Oderzo 16,5, Chioggia 15». Sono le percentuali «inaudite» dei meloniani in due roccaforti leghiste e in una «rossa». Sembrava l’assalto all’ordine costituito. Oggi, dopo la conferenza programmatica di Milano (e dopo i sondaggi che macinano uno 0,5 a settimana) la sensazione è tutt’altra. Ne discutiamo con la signora del centro destra in Veneto, l’assessore al Lavoro, Elena Donazzan che di quella tre giorni è stata una dei protagonisti con un intervento sul lavoro, «ecosistema da rigenerare» sul «modello Veneto».
Assessore anche Enrico Letta ha riconosciuto la valenza politica della tre giorni milanese...
«Letta, da uomo della politica, ha riconosciuto che a Milano c’è stata “la politica”, se mi passa il gioco di parole. Nella conferenza programmatica si è proposta un’alternativa di governo. Uno che ha ben compreso la tre giorni è stato il sindaco di Milano Beppe Sala che ha citato Giuseppe Tatarella riconoscendo, così, una cultura politica di destra».
Sta usando un lessico che sembra rimandare a un mondo, quella della politica e dei partiti “tradizionali” che sembrava tramontato...
«Il nocciolo è proprio questo. Meloni ha messo sul palco la classe dirigente del partito, sì, ma insieme a esponenti esterni: il filosofo liberal conservatore Marcello Pera, l’economista Giulio Tremonti, il magistrato Carlo Nordio, il filosofo Stefano Zecchi, solo per citarne alcuni. Scelte pesate una per una. E Letta ha capito che così torna “la politica”. Evento di cui beneficia anche lui in qualche modo perché la “non politica” dei 5s senza riferimenti culturali, dello stare insieme tanto per fare è, per fortuna, finita».
Così ci riporta a Letta che ha ipotizzato un vuoto nella Lega dopo Zaia, andrà così?
«Non c’è un vuoto da colmare perché questo è un territorio sensibile a un linguaggio e a dei contenuti che, certo, Zaia ha incarnato in un modo profondamente veneto. Il territorio dopo Zaia resta e l’identità pure. Sarà da interpretare con innovazione. Lo dico a me stessa e al mio partito: cresciamo nei sondaggi perché Meloni è straordinaria ma per crescere sui territori serve una classe dirigente. La nostra sfida è declinare l’identità del territorio con lo stile e i contenuti di FDI».
Alle prossime Regionali prevede un travaso di voti da Lega a FDI?
«Sta accadendo, ma è normale, con gli amministratori. E per un motivo molto semplice. Dopo aver detto per anni che la politica fa schifo, che è una perdita di tempo, che tanto la puoi fare sui social, la platea di possibili candidati per fare le liste si è ristretta. Non a caso Meloni parla di vo«oggi cazioni territoriali, patriottismo comunale. I Comuni sono una piccola Patria secondo il principio di sussidarietà più spinto. Un esempio? Se il Reddito di Cittadinanza venisse affidato ai sindaci peserebbe la metà della metà».
Dicevamo dei possibili cambi di pesi alle prossime Regionali fra Lega e FDI...
«Mi aspetto il raddoppio dei nostri eletti in Regione e quindi anche in giunta. FDI avrà un peso decisamente maggiore».
La Meloni, lei, tante altre. È un partito che punta sulle donne?
la destra può dare lezioni alla sinistra sulla valorizzazione del ruolo della donna».
Lei è intervenuta a Milano come responsabile nazionale del Dipartimento Lavoro e Crisi di FDI, merito dei quattro mandati da assessore veneto al Lavoro?
«Credo Meloni abbia valutato, sì, l’esperienza che ho maturato sul campo ma decidere di affidare un Dipartimento nazionale a un assessore regionale anziché a un parlamentare ha un significato ben preciso. Tanto più se si tratta di un tema così centrale come il lavoro. FDI ha 30 dipartimenti, ne sono stati scelti solo sei per altrettanti interventi sul palco di Milano. Il lavoro è stato fra questi. Da quel palco ho lanciato temi molto veneti da condividere con la nazione, perché quello veneto è davvero un modello. Se questo patrimonio di buona amministrazione ce lo teniamo in Veneto, mica l’italia cresce no?».