Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Duemila euro di rincari per i veneti
Intanto per un milione di dipendenti e pensionati è in arrivo il bonus da duecento euro
Agennaio si stimavano rincari di 1.500 euro l’anno a famiglia, ma l’inflazione continua a crescere e a quattro mesi di distanza il salasso per spese di casa, trasporti e alimentari balza ad almeno duemila euro a coppia. E sarebbe di più se non fosse intervenuto il governo con aiuti contro il caro energia. Da 4,1 per cento di inflazione, il Veneto è arrivato a 6,2 in aprile con picchi, a marzo a Vicenza, di 7,8. Costa tutto di più, dal pane all’olio alla farina. Ma due milioni di veneti riceveranno i 200 euro di sostegno.
VENEZIA Quasi 90 euro in più l’anno per la frutta e la verdura, 30 per il pollo e si superano i 40 euro per pasta e pane. Persino l’acqua frizzate è aumentata, quasi 10 euro l’anno. Per non parlare del pesce (più 17 euro) e dell’olio di semi passato in due mesi da poco più di un euro al litro a superare i due. E con bambini e adolescenti in casa, il conto raddoppia. Per fortuna, le famiglie con i redditi più bassi riceveranno il contributo una tantum di 200 euro introdotto dal governo contro il caro vita.
Secondo una stima della Cgil regionale circa un milione di veneti riceverà il bonus a luglio, ossia il 94 per cento dei pensionati, 500mila in termini assoluti, e 519.600 dipendenti, l’85 per cento dei lavoratori con contratto di dipendente. Sempre secondo i dati della Cgil il reddito medio per chi è al di sotto dei 35 mila euro è di 15.956 euro l’anno per il pensionato e 18.493 per il lavoratore dipendente. I 200 euro mitigheranno così il caro energia che ha provocato l’aumento generale del costo della vita.
D’altronde, l’impennata dei prezzi non si arresta e per quanto l’istat sottolinei che ad aprile «si nota un rallentamento» (più 6,2 per cento di inflazione su base annua, a marzo era 6,5) subito dopo rivela che il dato è «imputabile ai prezzi degli “Energetici”» diminuiti grazie agli aiuti di Stato. Il resto, invece, continua inesorabilmente a costare di più. E se a gennaio, con un più 4,1 per cento di inflazione in Veneto, l’unione nazionale consumatori stimava che per casa, servizi, trasporti e spesa una coppia avrebbe dovuto sborsare 1.510 euro in più nel 2022, a nemmeno quattro mesi di distanza i calcoli sono da rifare. Al netto dei provvedimenti di Roma, si parla di oltre duemila euro a famiglia, di cui più di 400 per gli alimenti. Non tutte le città sono uguali: «Le disparità nel territorio sono notevoli, si arriva a divari di oltre 350 euro», dice il presidente dell’unione nazionale consumatori Massimiliano Dona. Succede così che a Verona un litro di olio di semi costi 2,6 euro e a Venezia 2,09: 51 centesimi di differenza che sale a 64 confrontata con Padova.
Sul podio dei prodotti aumentati di più, come conseguenza della guerra in Ucraina, c’è proprio l’olio di semi salito ad aprile del 63,2 per cento, a seguire farina (17,2), pasta (14,1) e pane (8,4). «A inizio conflitto avevamo denunciato il rischio di aumenti per quei prodotti realizzati con materie prime di cui Russia e Ucraina sono principali esportatori — spiega il presidente di Assoutenti Furio Truzzi — Sono beni primari per le famiglie di cui non si può fare a meno, ci rivolgeremo a Mr Prezzi affinché indaghi sugli aumenti spropositati dei listini». L’associazione ha stilato la classifica delle dodici città con i rincari più sostenuti in olio, pasta e pane più cari: Verona batte tutte in Italia per l’estratto di semi, Venezia per la pasta. Vicenza, invece, dalle rielaborazioni dell’unione consumatori risulta (ma lo era già a gennaio insieme a Padova e Treviso) risulta la più colpita della regione per inflazione: che con un più 7,8 per cento nei prezzi di alimentari e analcolici a marzo era l’unica veneta nella top ten delle città con più aumenti.
Uscendo dal paniere dei beni essenziali, l’istat segnala il balzo del costo del gelato: più 9,6 per cento (stesso indice dei trasporti) con una pallina salita, nelle località turistiche, da 1,8 a 2 euro. La ristorazione e gli hotel crescono del 3,6 per cento, i mobili del 4,1 mentre l’abbigliamento si attesta su un più 5 cento. Basteranno i 200 euro a compensare tutti gli aumenti? «Il sostegno di 200 euro a lavoratori e pensionati sotto i 35
mila euro è un primo segnale che va nella giusta direzione — spiega Tiziana Basso, segretaria generale Cgil Veneto — si tratta però solo di un piccolo sollievo, insufficiente a contrastare con efficacia la crescita dell’inflazione che, già ai livelli attuali, brucerà 5 punti di salari e pensioni. È positivo che il governo abbia finalmente compreso che la fascia di reddito da sostenere è quella sotto i 35 mila euro. Sul tema, lo scorso 16 dicembre abbiano indetto, insieme alla Uil, uno sciopero generale, che l’esecutivo ha definito ingiustificato. I fatti, purtroppo, ci stanno dando ragione. Ci auguriamo che la riforma fiscale tenga conto della realtà che è sotto gli occhi di tutti».