Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Aumenti per colpa della guerra: vanno resi transitori. Sgravi per chi è in difficoltà»
PADOVA «Tutti i rincari a cui stiamo assistendo non sono strutturali ma sono legati all’economia post-covid ma soprattutto a un fattore esogeno: la guerra in Ucraina». Un dato questo che a una lettura superficiale potrebbe sembrare un’ovvietà ma per Luciano Greco, docente e direttore del Centro di ricerca sull’economia pubblica dell’università di Padova la «transitorietà» degli aumenti deve essere un faro per chi amministra il Paese ed è chiamato a prendere decisioni.
Professore, la preoccupano
i tassi di inflazione in continuo aumento?
«Costo di materie prime e ora anche di prodotti della filiera alimentare sono collegati a doppio mandato a elementi esterni, guerra russoucraina e pandemia. Purtroppo, gli scenari futuri tutt’altro che chiari, la Bce sta valutando l’introduzione di restrizioni (agli aiuti pubblici, ndr) ma con il conflitto in corso difficilmente saranno messi in atto provvedimenti in tal senso. Anche perché c’è una caduta nelle previsioni di crescita dell’economia in Europa, a
differenza degli Usa. E con l’inflazione la domanda è già minore».
Le famiglie spendono meno perché hanno perso potere d’acquisto.
«Vero e c’è incertezza sul domani».
Sindacati e centrosinistra chiedono che le imprese destinino parte degli aiuti di Stato che stanno ricevendo all’aumento degli stipendi.
«In altre fasi storiche sarei stato d’accordo. Ma non credo che sia il momento giusto. Stiamo infatti assistendo a fenomeni macroeconomici internazionali
che incidono su tutti e su tutto».
Il rischio?
«Aumentare i salari potrebbe far diventare i rincari esogeni da temporali a definitivi. E l’obiettivo è che rientrino». Cosa suggerisce di fare? «Per dare alle famiglie maggiore potere di acquisto le si sgravino del peso fiscale. In particolare quei nuclei familiari a reddito più basso e che oggi si trovano in difficoltà maggiori. Si abbassino le tasse per loro e, di contro, si aumentino per i più benestanti, per chi cioè guadagna di più e ha più patrimonio su cui si potrebbe intervenire. Non servirebbe nemmeno l’immissione di denaro pubblico: si potrebbe fare una manovra fiscale a bilancio zero in cui si equilibrano le entrate variando appunto il peso fiscale a seconda del reddito. Volendo si potrebbe anche incidere sull’iva, diminuendola per i beni di cui le famiglie non possono fare a meno per vivere». (g. b.)