Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Filarmonico, il ritorno dell’«orlando Furioso» Omaggio a Vivaldi
Dopo 44 anni di assenza, torna Orlando Furioso di Antonio Vivaldi al Teatro Filarmonico di Verona. Nel 1978 infatti, a trecento anni dalla nascita del Prete Rosso, l’allora ente lirico veronese gli dedicò un festival e tre recite dell’orlando, per la prima messa in scena contemporanea dal 1727. Andrà in scena domenica 8 maggio alle 15.30, con repliche mercoledì 11 maggio alle 19, venerdì 13 maggio alle 20 e domenica 15 maggio alle 15.30 (biglietti su www.arena.it) l’ultimo titolo in programma al Filarmonico della Fondazione Arena prima che orchestra, coro, solisti e maestranze si tuffino a capofitto nella 99esima stagione lirica all’interno dell’anfiteatro a cielo aperto più grande del mondo. «Con Orlando Furioso Fondazione Arena prosegue l’allargamento di repertorio prefissato, alla ricerca di tesori poco o per nulla rappresentati nel teatro della nostra città – dichiara la sovrintendente e direttrice artistica Cecilia Gasdia – e lo fa con interpreti di riferimento assoluto per Vivaldi e con una direzione capace di far dialogare la prassi filologica e l’orchestra moderna. In occasione di questa produzione, vogliamo inoltre omaggiare il genio di Antonio Vivaldi, che ha inaugurato il Teatro Filarmonico nel 1732, ma anche chi l’ha fatto tornare qui, ossia il maestro e amico Claudio Scimone». L’allestimento di Fabio Ceresa, realizzato a Verona nella ripresa di Federico Bertolani, prende vita grazie a un cast formato dai migliori solisti vivaldiani di oggi: il mezzosoprano Teresa Iervolino interpreta l’eroe del titolo, il contralto Sonia Prina veste i panni di Ruggiero e il mezzosoprano Laura Polverelli quelli di Medoro, accanto a Bradamante secondo la versione di Chiara Tirotta e ad Angelica di Francesca Aspromonte. Completano il cast Christian Senn come Astolfo e Lucia Cirillio come maga Alcina. Sul podio il maestro Giulio Prandi, alfiere del repertorio barocco a Verona: «Questo Orlando si fonda su due pilastri – dice il direttore d’orchestra –. La partitura nell’edizione critica di Federico Maria Sardelli e l’elaborazione drammaturgica di Fabio Ceresa, che non ha operato tagli per accorciare la durata ma per rendere l’opera in grado di parlare meglio al pubblico di oggi. Un’operazione molto vivaldiana, tanto nello spirito quanto nella pratica. Prego il pubblico di porre attenzione a quanto virtuosismo il compositore abbia profuso non solo nelle voci ma anche nell’orchestra».