Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
L’elettronica è in 3D Kraftwerk al Geox
Sabato a Padova i «robot» tedeschi: visual e synth
Dalla cosmic music al krautrock, dalla musica colta al synth pop, fino alle performance sonore d’arte contemporanea, è difficile non trovare nell’elettronica dei Kraftwerk un cristallino istinto di avanguardia e ricerca. Algidi, meccanici, sintetici, robotici; il gruppo fondato a Düsseldorf nel 1970 sarà sabato al Gran Teatro Geox di Padova per qualcosa di più (o di diverso) da un semplice concerto, uno spettacolo che si avvicinerà più all’arte performativa, un art-rave elettronico davvero unico nel genere (ore 21.30, info www.kraftwerk.com). In questo lungo viaggio scandito da molti cambi musicali (ma fedeli sempre al suono sintetico) i Kraftwerk, capitanati da Ralf Hütter (e completati oggi da Henning Schmitz, Fritz Hilpert e Falk Grieffenhagen) hanno voltato pagina, ancora una volta, nel 2008 quando abbandonò il gruppo il cofondatore Florian
Schneider, scomparso poi due anni fa. Partendo dal MOMA di New York, la band dal 2011 ha iniziato a esibirsi in eventi in cui i classici visual venivano sostituiti da sofisticate proiezioni in 3D scegliendo luoghi sacri dell’arte contemporanea. Questo spettacolo ha preso il nome prima di «Retrospective» poi di «The Catalogue» e si condensava in otto concerti diversi, ciascuno dedicato a un album. Da questa esperienza è nato il «3D Concert» che arriverà sabato a Padova e che della «Retrospective» è una sintesi. A ogni spettatore verrà consegnato un paio di occhiali 3D brandizzati per l’evento che permetterà al pubblico di immergersi nello show grazie alle animazioni 3D proiettate sull’enorme schermo a led e godersi lo spettacolo delle tute luminose che i Kraftwerk indosseranno sul palco. Nelle due ore di live, le canzoni che hanno consacrato i Kraftwerk come pionieri della musica sintetica ci saranno tutte, ma la performance sarà completa solo grazie al rapporto tra il minimalismo spinto di una band immobile e i visual sincro in 3D che giocheranno tra codici binari, sequenze numeriche, microchip, esplosioni atomiche, ma anche immagini vintage di star del cinema e corse di ciclismo. Brani come Numbers, Computer World, It’s more fun to computer, Computer love, Pocket calculator, fino alle iconiche The man machine, Autobahn e Tour de France e Radioactivity. Nel finale Ralf Hutter e soci completeranno il rito artistico abbandonando le postazioni e lasciando al loro posto quattro androidi con le fattezze dei musicisti del 1978, camicia rossa e cravatta nera, proprio come la band veniva ritratta sulla copertina di «The man-machine».
Francesco Verni