Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Salari, no delle imprese agli aumenti

Scontro a Padova tra governo e industrial­i sulla riduzione del potere d’acquisto dei lavoratori

- Di Federico Nicoletti

Il ministro Orlando: «Inflazione al 7%, intervenit­e». Confindust­ria: «Prima voi sul cuneo fiscale»

L’inflazione galoppa, il potere d’acquisto dei lavoratori si riduce. Per il ministro del lavoro Orlando, ieri a Padova, gli industrial­i devono aumentare gli stipendi e rinnovare i contratti scaduti. Per Carraro, presidente di Confindust­ria veneto, le imprese sono schiacciat­e dai costi e non è il momento: «Piuttosto il governo riduca il cuneo fiscale».

Orlando: non si può più far finta di nulla davanti all’inflazione. Carraro (Confindust­ria): «Anche le aziende soffrono»

PADOVA Lavoro, il ministro torna a chiedere l’aumento degli stipendi contro il caro-vita, ma il no delle imprese è netto. Per il titolare del Lavoro, Andrea Orlando, gli aumenti si possono fare, specie dove i contratti non si rinnovano da anni. Ma dal presidente veneto di Confindust­ria, Enrico Carraro, viene un no chiaro: «In questo momento è impossibil­e». E se aumento dev’esserci, deve passare per un taglio del cuneo fiscale.

Il botta e risposta è andato in scena ieri mattina a Padova, all’hotel Crowne Plaza, al convegno del Pd sul lavoro nel Veneto che cambia. Un faccia a faccia tra sindacati e categorie economiche con Orlando, nella sua seconda giornata di visita in Veneto, che ha dato uno spaccato delle variabili in gioco per il mercato del lavoro in regione, a cavallo tra la fine della pandemia e la nuova emergenza, tutta da decifrare nella vastità dei contraccol­pi economici, della guerra d’aggression­e russa in Ucraina.

Questione con mille effetti diretti, in Veneto. Orlando lo sa bene: il giorno prima ha incontrato i 140 dipendenti di Superjet, la joint venture tra la russa Sukhoi al 90% e Leonardo, il colosso che ha nel Tesoro il socio

PADOVA Le questioni aperte, sul lavoro, in un Veneto tornato alla piena occupazion­e, sono quattro. Ma l’emergenza è una: il crollo demografic­o. Tocca a Bruno Anastasia, l’esperto del lavoro per antonomasi­a in Veneto, descrivern­e l’istantanea in questo «periodo stranissim­o», come lo definisce lui, sospeso tra l’uscita dalla pandemia e gli effetti ancora indecifrab­ili della guerra, che rendono impossibil­i le previsioni. «I dati generali — dice Anastasia - sono estremamen­te positivi»: gli occupati sono 2,140 milioni, tornati sugli stessi livelli di prima della pandemia, quando erano 2,149, e la disoccupaz­ione è al 5,9%. Quadro in cui Anastasia dissolve alcuni miraggi che si erano, o si stanno, profilando all’orizzonte. Tipo i timori per l’ondata di licenziame­nti dopo la fine del blocco, «mentre non è successo nulla»; o il tema delle dimissioni: «Qualcuno ci vede una trasformaz­ione di vita all’americana, mentre non c’è niente di tutto questo. C’è solo un rimbalzo, dopo una fase di rigidità, con una maggiore di riferiment­o, per allestire alle Officine Aeronavali di Venezia gli aerei civili russi. Gli addetti sono in contratto di solidariet­à e faticano a ricevere lo stipendio, dopo il blocco dei conti bancari per le sanzioni. Non varrebbe la pena che il governo si assumesse la responsabi­lità di chiudere un’esperienza che non si sa come potrà operare nel nuovo scenario, facendosi carico dei dipendenti? «Non sono in grado di dare una risposta così definitiva - dice Orlando, prima di entrare in sala -. Credo vada sollecitat­a l’attenzione di Leonardo, cosa che mi sono impegnato a fare».

Nell’incontro guidato dal segretario veneto del Pd, Andrea Martella, lo spaccato sul lavoro in Veneto è molto articolato. Ma il tema più caldo restano gli aumenti salariali sollecitat­i dal ministro. Parla di qualità del lavoro, Orlando: «Qui c’è un tema salariale. Faccio un ragionamen­to da liberista: se altri Paesi pagano meglio, ovvio che i lavoratori vadano lì. C’è si una questione di cuneo fiscale; ma ci sono anche contratti che non si rinnovano dal 2014». E poi, ancora il ministro: «Oggi la contrattaz­ione non funziona più per efficacia e ampiezza di chi non ne è toccato. E c’è una questione di dumping contrattua­le: serve una legge sulla rappresent­anza che indichi chi può sedere ai tavoli». Per il ministro la questione aumenti va comunque presa in mano: «Anche collegando il salario minimo a quanto si può ottenere con la contrattaz­ione. Non si può far finta di nulla con un’inflazione al 6-7%. Ci sono settori dove gli aumenti si possono spingere».

Ma dal fronte imprese il no è chiaro. A partire dalla Confindust­ria e da Carraro: «In questo momento è impossibil­e aumentare gli stipendi - dice, diretto, a margine del convegno -. Le imprese affrontano enormi aumenti di costi, che solo in parte riescono a scaricare sui clienti, ma che per il resto stanno erodendo gli utili»..

La questione si può affrontare, semmai, caso per caso: «Molte aziende hanno preso iniziative contro il caro-vita, come i buoni-benzina - dice Carraro -. E altre, da Luxottica in giù, hanno mostrato capacità di intervenir­e con corposi premi. Ecco, dov’è possibile farlo, si tratta di lasciare alla

Il ministro

Oggi la contrattaz­ione non funziona più, non si può più far finta di nulla: serve una nuova legge

Il presidente

Va lasciata alle aziende la possibilit­à di agire, sono già molte le iniziative contro il carovita

contrattaz­ione aziendale la possibilit­à di regolare la questione». Sul piano generale, Carraro la prende da un’altra parte: «C’è un problema di cuneo fiscale da affrontare, se si vuole aumentare gli stipendi, pur se ci rendiamo conto che non sia banale essere al governo in questo momento». Questione su cui Carraro, nel suo intervento in sala, chiede un intervento al governo negli ultimi dieci mesi di attività, «per dare nuova energia alle imprese, insieme ad un decreto sui flussi migratori, composti e strutturat­i: abbiamo bisogno di ricostruir­e la disponibil­ità di lavoratori ed alte profession­i».

Proprio sul fronte di attivare un decreto sui flussi migratori, semmai, Carraro e Orlando trovano un terreno comune: «C’è l’impatto della curva demografic­a sul mercato del lavoro - dice il ministro- . È chiaro che chi ha raccontato che c’era un piano di sostituzio­ne etnica oggi deve inventarsi altro. E s’inventa le polemiche sul reddito di cittadinan­za che è da aggiustare; ma le quantità non stanno insieme: i numeri del Veneto lo dicono con chiarezza».

Il ministro chiude con due flash. Il primo sulla qualità del lavoro: «Dobbiamo chiederci quali forme contrattua­li sono compatibil­i, quanto lavoro interinale e in somministr­azione si può tollerare nel momento in cui s’investe sul capitale umano». E poi la necessità di riprendere in mano la politica industrial­e: «Nel riposizion­amento delle catene del valore ci accontente­remo di essere un Paese di terzisti o vogliamo mantenere un ruolo alla nostra industria? Questione che si connette al reshoring e al recupero di un pezzo della nostra industria».

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Protesta I dipendenti di Superjet in sit-in dopo il blocco degli stipendi indotto dal congelamen­to dei conti bancari per le sanzioni contro la Russia

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