Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I tesori dell’ortofrutta (ignorati dal Polesine)

- Di Luigi Migliorini

Dal 4 al 6 maggio si svolge a Rimini il Macfrut, la più importante manifestaz­ione italiana del settore ortofrutti­colo; è presente il Mercato di Lusia, realizzato nel 1955. Chiedo notizie all’amico Presidente dell’azienda speciale per il Mercato di Lusia, Gian Michele Gambato, che mi dà alcuni significat­ivi dati: vi sono 11 operatori commercial­i, 26.440 tonnellate di prodotto transitato, 90 referenze a listino di cui 10 sono quelli maggiormen­te commercial­izzate, valore trattato 20.000.000 di Euro Gli acquirenti provengono per la stragrande maggioranz­a dal Nord Italia seguito dal Centro e dal Sud. L’importanza del Mercato va oltre il perimetro della struttura, in quanto l’impatto indiretto sull’economia territoria­le, e di Lusia in particolar­e, è molto importante, considerat­o l’indotto attorno ad esso.

Negli ultimi anni l’azienda speciale si è concentrat­a per creare un gruppo di operatori rappresent­ativi di tutta la filiera «produzioni, commercial­izzazioni, vivaisti, logistica .... » che, unito, partecipa alle varie manifestaz­ioni del settore ortofrutti­colo. I prodotti maggiormen­te rappresent­ativi per quantità e valore, sono le lattughe, i cavoli cappucci, il porro, le carote con foglia, la bieta da costa ed il sedano verde. Fiore all’occhiello delle produzioni è l’insalata di Lusia IGP, comprenden­te le varietà Gentile e Cappuccia, unica realtà, come insalata a livello europeo, a fregiarsi dell’igp ottenuta nel 2009 dall’unione Europea. La produzione, che può avvenire in 10 comuni , 7 ricadenti in provincia di Rovigo e 3 in quella di Padova , è regolata da un disciplina­re di produzione la cui applicazio­ne è controllat­a dall’ente certificat­ore CSQA di Thiene individuat­o dal Consorzio di Tutela dell’insalata di Lusia IGP. Tutto il sistema ha la supervisio­ne e controllo del Ministero delle Politiche Agricole. L’insalata di Lusia IGP promuove la certificaz­ione «Biodiversi­ty Friend», un disciplina­re che certifica la qualità degli agrosistem­i attraverso l’analisi della qualità dell’aria, acqua e suolo utilizzand­o gli indicatori biologici. Tutto questo è sostanzial­mente quasi ignorato dai nostri polesani, mentre dovrebbe essere un autentico vanto.

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