Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
QUANTI TURISTI A VENEZIA?
Urge definire, e far rispettare, la capacità di carico turistico, il numero massimo giornaliero di visitatori, che Venezia storica può sostenere. Politicamente impegnativa la definizione, tecnicamente complicata l’applicazione. Sulla soglia di sostenibilità turistica giornaliera di Venezia tutti i numeri della tombola sembrano buoni, 40, 60, 90 (mila). Anzi, potrebbero non bastare; perché la soglia dei 90 (mila) è ormai superata di frequente nel post Covid scoppiato dallo scorso febbraio. E questo senza contare che mancano all’appello i visitatori nordamericani, coreani, giapponesi e cinesi che caratterizzavano il turismo a Venezia nell’era prepandemica (un potenziale massimo di almeno altri 50.000 visitatori/giorno). Ma la scelta tra 90 mila e 40 mila, per esplorare possibili estremi, è soprattutto scelta tra due futuri veneziani (non solo per Venezia storica) radicalmente diversi. La soglia fissata attorno ai 90.000 visitatori/giorno annuncia la resa al fatto, biasimato da alcuni a parole, ma realizzato da molti nei fatti, che Venezia storica si è già organizzata per soddisfarne anche di più - per numero di letti in albergo o in case private, offerti in un’area che comprende più di mezzo Veneto e cresciuti a dismisura negli scorsi 20 anni; per numero di pasti offerti nei ristoranti o dai venditori di cibo da asporto; per tipologia dei prodotti offerti nei suoi negozi, sempre più tarata sulle sole preferenze dei visitatori.
Diceva il compianto etologo Danilo Mainardi, interrogato anni fa sull’eccesso di colombi in piazza San Marco, che il solo modo per contenerne il numero era quello di dar loro meno da mangiare (la correttezza del consiglio la si è vista durante il lockdown). Il numero dei visitatori, che a Venezia vengono anche solo per «godersi una bella passeggiata» è quello che la sua offerta turistica deciderà di continuare a «sfamare». In più coi piatti succulenti dell’eccelsa qualità degli eventi e delle mostre organizzati dalla
Biennale, dalla Cini e dalle altre fondazioni culturali, che attirano visitatori di qualità che si aggiungono a quelli che non frequentano nemmeno i musei. Uno scenario che comporta la cancellazione di ogni altra funzione urbana, inclusa la residenza ormai crollata sotto la soglia dei 50.000 abitanti. L’alternativa è quella di puntare ad una soglia attorno ai 40.000 visitatori/giorno,della quale il turismo veneziano si accontentava ancora solo vent’anni fa. Una soglia, proponibile solo da una Politica gestita concordemente a livello locale, regionale e nazionale (chiamato a rappresentare anche il mondo), che accetti di rinunciare alla facile rendita garantita «dal genio dei padri e dalla curiosità dei foresti». Una soglia che si pensi di raggiungere progressivamente nell’arco di almeno un decennio. Il tempo minimo necessario per «disintossicare» albergatori, ristoratori e gli altri operatori turistici con una cura che non può essere solo «antibiotica» (non illudersi che lo sia quella munita della sola arma della tassa di sbarco o delle prenotazioni il cui rispetto è lasciato al buon cuore dei potenziali visitatori). L’obiettivo 40.000 è proponibile solo se accompagnato da una cura da cavallo «probiotica» che consenta alla comunità veneziana - quella vera, attiva nella sua dimensione metropolitana - di sostituire una parte della sua base economica turistica con driver economici di eguale potenza. Da un lato, lo sviluppo di funzioni urbane superiori – economiche e non -concentrate in un’area metropolitana estesa a Padova e Treviso, da organizzare in modo che attragga attività innovative e trattenga le risorse umane talentuose; e, dall’altro, la lo sviluppo del blocco portuale-logistico-manifatturiero leggero da reinventare attorno a Porto Marghera, non svilito a porto turistico e coordinato con l’interporto di Padova, e all’ aeroporto: le due porte sul mondo, risorse preziose, che Venezia può offrire alla filiera manifatturiera del Veneto e del Nordest chiamata a competere sui mercati mondiali per quanto ridimensionati dal «friendshoring». Due pilastri attorno ai quali può crescere anche l’utilità di integrazioni qualitative, come l’aumento dell’offerta di residenza universitaria in Venezia storica, l’attrazione lì di nomadi digitali organizzata da Veniwhere o quella delle start-up innovative promosse da VENISIA. Capacità di carico fissata a 40.000 visitatori giorno da raggiungere in dieci anni usando il bastone della riduzione dell’offerta turistica condizionata alla carota dell’irrobustimento delle attività nelle quali i giovani accettino il rischio del «profitto» anziché l’imbolsimento della «rendita». Una prospettiva difficile, esposta al vento di enormi interessi contrari, gestibile solo da una Politica capace di «vedere» gli interessi veri delle future generazioni. Ma una scelta tecnicamente fattibile per la quale il tempo è ora.