Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Medici di base in formazione «Li paghiamo come senior»
Via al corso della Regione, 700 nuovi medici di base entro il 2025. Oggi la commissione
All’inaugurazione del 17esimo corso di formazione per medici di base, che nelle intenzioni della Regione dovrebbe abilitare oltre 700 nuovi professionisti entro il 2025, l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin e il dg Luciano Flor (foto) hanno spiegato che i dottori in formazione se assisteranno i malati saranno pagati come i senior.
VENEZIA Tempismo perfetto. Alla vigilia della commissione Sanità, che oggi discuterà i due emendamenti alla legge di adeguamento ordinamentale 2022 in materia di Sanità presentati dalla giunta Zaia per consentire ai neolaureati e agli specializzandi, nel triennio 2022/2024, di lavorare in Pronto Soccorso con contratti libero-professionali e agli iscritti al corso triennale di formazione in Medicina generale di esercitare la professione già dal primo anno con mille assistiti e nel secondo e terzo con 1200, ieri all’ospedale di Mestre è stata inaugurata la 17esima edizione di questo corso. Tenuto dalla Fondazione Scuola di Sanità pubblica della Regione a Montecchio Precalcino, per il triennio 2022-2024 conta 386 iscritti, che si diplomeranno all’inizio del 2025. «Si aggiungono ai 120 del secondo anno, che concluderanno la formazione a luglio 2024, e ai 206 del terzo, pronti a settembre 2023 — ha aperto i lavori Manuela Lanzarin, assessore a Sanità e Sociale —. Entro il 2025 avremo dunque a disposizione 712 medici di base e riusciremo a coprire le attuali 570 sedi vacanti, che stanno aumentando a causa dei pensionamenti».
In effetti da 3.100 medici di famiglia il Veneto è già sceso a 2.884 ed entro il 2026 ne perderà altri 800. «Quanto agli emendamenti alla base della protesta delle opposizioni che la scorsa settimana ha causato la sospensione del consiglio regionale, voglio chiarire due concetti — puntualizza Lanzarin —. Già adesso, fin dal primo anno e su base volontaria, gli iscritti al corso di formazione possono esercitare in ambulatorio con un tutor e un massimale di 650 assistiti, concesso dal decreto Calabria. Noi abbiamo solo proposto di aumentare il tetto, per rispondere al fabbisogno dei cittadini, e per rendere più solido il provvedimento è stata scelta non una delibera, come ha fatto la Toscana, ma una legge. Secondo: non ho portato i due emendamenti in commissione perché li ho depositati, peraltro nei tempi previsti, dopo un’interlocuzione con il ministero della Salute e in regime di urgenza. Se avessi voluto fare un blitz, li avrei presentati direttamente in consiglio».
Dal canto suo il Pd, che ha sollevato la questione nell’infuocata assemblea a Palazzo Ferro Fini di martedì scorso, ha chiesto che la commissione di oggi sia aperta al pubblico. «È uno degli appuntamenti cruciali di questa legislatura — sottolineano Annamaria Bigon e Francesca Zottis, rispettivamente vicepresidente e componente della commissione — può e deve segnare un bivio nelle politiche sanitarie della Regione, finora troppo improntate al risparmio e alla logica emergenziale. Ecco perché riteniamo che la seduta, arricchita dalle audizioni delle categorie, debba essere aperta e resa pubblica. Si tratta della prosecuzione di un confronto nato in consiglio, pubblicamente, quindi buon senso e logica vogliono che si prosegua con questa modalità, quanto mai opportuna». In scaletta gli interventi di Maurizio Scassola, segretario regionale della Fimmg, sigla di categoria, e degli Ordini dei Medici.
Ma prima Luciano Flor, direttore generale della Sanità, sbroglia uno dei passaggi contestati: «I camici bianchi iscritti al corso che accettano di esercitare la professione sono pagati. Hanno una borsa di studio di 12 mila euro all’anno pagata dalla Regione e una retribuzione pari a quella dei medici di famiglia strutturati, composta da una quota capitaria basata sul numero di assistiti e da un’indennità accessoria a sostegno di studio, collaboratori, informatica. Per esempio con 650 pazienti prendono 55mila euro l’anno. E questa attività, svolta negli ambulatori dei medici di base, nei Distretti e al Pronto Soccorso, vale come pratica».
Manuela Lanzarin Lavorano con i tutor e su base volontaria. Sono fondamentali per potenziare l’assistenza e coprire le 570 sedi vacanti