Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Picchetti e sciopero «Noi lottiamo»
VENEZIA Picchetto alle 5 e mezza davanti al cancello della portineria 9 del petrolchimico di Porto Marghera. Bandiere rosse e blu ai lati della strada e sventolate dagli operai in sciopero, e una catena a sbarrare l’ingresso per bloccare il passaggio dei mezzi pesanti. Così all’alba i sindacati dei chimici Filctem Cgil e Uiltec Uil del Veneziano hanno protestato contro la fermata del cracking. Oltre un centinaio i lavoratori mobilitati per chiedere al governo che faccia pressione su Eni per un dietrofront sulla dismissione dell’ultimo storico simbolo della chimica di base sul territorio. Con i chimici, si sono schierati gli addetti dei servizi e della manutenzione delle ditte di appalto Idromacchine e Berengo, i primi a rischiare cassa integrazione e perdita del lavoro. «Sciopero riuscito al 90 per cento», commentano i sindacalisti Davide Camuccio (Filctem) e Cristian Tito (Uiltec). Una fetta di lavoratori non ha aderito alla manifestazione, quelli della Femca Cisl. Per loro niente più lotta a difesa dell’impianto di etilene e propilene.
Ma garanzie sulla rigenerazione attraverso la partenza dei nuovi impianti Eni Versalis. E se c’è una cosa che unisce ancora il fronte sindacale è la polemica contro Eni che, pur avendo presentato i nuovi piani per Porto Marghera al ministero dello Sviluppo, non ha firmato alcun protocollo. «Ci sono tante cose che non tornano - afferma Ugo Agiollo, segretario generale della Cgil di Venezia Manca una regia a livello istituzionale. C’erano oltre 30 progetti per fare di questo sito industriale un esempio di rigenerazione con il Pnrr. E la Città metropolitana non ha mai aperto un tavolo con i portatoti d’interesse, il Comune, la Regione, i sindacati per dialogare rispetto ai bandi».