Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Libero il poliziotto, furiosi i famigliari del ragazzo travolto
Resta l’accusa di omicidio stradale ma viene tolta la misura restrittiva. La rabbia dei genitori di Davide
«Avrebbero dovuto buttare via la chiave». Claudio Pavan, il padre di Davide, non si dà pace. Pensa al figlio, investito e ucciso domenica sera a Paese mentre, a bordo del suo scooter, stava tornando a Morgano, ma parla del suo investitore: Samuel Seno, 28 anni, agente di polizia in forza all’ufficio Stranieri della questura di Treviso, rugbista reduce da un «terzo tempo» con i compagni. Il giudice ha revocato i domiciliari.
PAESE (TREVISO) «Avrebbero dovuto buttare via la chiave». Claudio Pavan, il padre di Davide, non si dà pace. Pensa al figlio, il ragazzo investito e ucciso domenica sera a Paese mentre, a bordo del suo scooter, stava tornando a Morgano da Castagnole dove aveva riaccompagnato a casa la fidanzata dopo una bella giornata passata insieme. E si riferisce, il papà, all’uomo che ha travolto il figlio: Samuel Seno, 28 anni, agente di polizia in forza all’ufficio Stranieri della questura di Treviso, campione di rugby reduce da un «terzo tempo» con i compagni di squadra. Dall’altro ieri sera è un uomo libero.
Il pubblico ministero Mara De Donà non ha infatti ravvisato gli elementi che giustifichino un misura cautelare nei suoi confronti – tanto meno il pericolo di fuga - e lo ha tolto dagli arresti domiciliari ai quali era stato messo sin da quando, subito dopo lo schianto, era finito in manette con l’accusa di omicidio stradale, con l’aggravante della guida in stato di ebrezza, visti i livelli di alcol nel sangue.
Nella bella villetta immersa nel verde, papà Claudio, che di lavoro fa l’imprenditore, tenta di tenersi impegnato, tra visite e varie incombenze. Anche quelle più dolorose, per esempio decidere quando andare a vedere, per una delle ultime volte prima dell’autopsia disposta dalla Procura di Treviso, il suo Davide, quel ragazzo solare, sempre sorridente, studente con voti brillanti che frequentava il quarto anno tecnico indirizzo Automazioni all’itis Max Planck di Treviso.
«Cosa ci fa fuori uno così? Avrebbero dovuto tenerlo dentro» è il commento amaro alla notizia che Seno è stato liberato. Non c’è odio nel tono di quelle parole, ma c’è la rabbia trattenuta di un uomo che adesso «spera in un processo che dia giustizia e serva anche di esempio».
Tutto della sua giornata è però un ricordo di Davide, anche recarsi nell’aia a prendere le uova fresche, che era da sempre un compito del 17enne. Nella casa c’è una via vai di gente: l’intera comunità di Morgano, paese al confine con la provincia di Padova di poco più di quattromila anime, si è stretto intorno alla famiglia, molto nota in zona. Ed è una occasione per non pensare, per sforzarsi di andare avanti. Una stretta di mani, un abbraccio, poi la telefonata ai servizi cimiteriali, per trovare un posto dove Davide possa riposare. «Basta che non sia troppo al sole - dice mamma Barbara, pensandolo come se fosse vivo - a lui non piace tanto il sole».
«Non vederlo più, non sentire più il rumore dello scooter è un dolore che non si può spiegare - dice lo zio Alessio, il fratello del padre che abita a una decina di metri da quella che era la casa di Davide - lui e il fratello Nicola erano sempre qui intorno, ad aggiustare le biciclette, mettere le mani alla moto. Cosa mi ricordo di lui? Il sorriso quando era più piccolo. Con l’età ci si allontana un po’: certo, Davide era sempre presente, un saluto alla mattina quando lo incrociavo per andare a scuola, poi alla sera. Ma quando era più giovane era una presenza costante, sempre solare, alleha gro, mai una volta con il “muso”. Non posso credere che l’uomo che lo ha investito sia già fuori, non si può correre in quella maniera su una strada che attraversa un centro abitato. Fosse andato più piano forse Davide si sarebbe salvato».
Samuel Seno, invece, quel tratto di strada in via Olimpia, dove si è scontrato con Davide, l’ha affrontato ad alta velocità e con una quantità di alcol in corpo che, secondo gli esami a cui è stato sottoposto, era quasi di tre volte superiore al limite. Quando incrociato lo scooter del 17enne con la sua Golf ha perso di vista la linea di mezzeria, invadendo l’altra carreggiata. L’impatto è stato violentissimo: Davide è stato sbalzato dallo scooter per oltre una decina di metri ed è caduto violentemente sull’asfalto. Vani sono stati infatti i tentativi di salvargli la vita da parte dei sanitari del Suem 118, arrivati subito dopo e che si sono prodigati nelle manovre di rianimazione, protrattesi per parecchi minuti. Ma il cuore del giovane non ha più ripreso a battere.
Davide era già morto quando la fidanzata, preoccupata per non averlo più sentito, aveva geolocalizzato il telefono del ragazzo fermo in quel punto da più di quindici minuti e, arrivata sulla scena della tragedia, lo ha abbracciato per l’ultima, interminabile volta, piangendo disperata.
Claudio Pavan
Ora spero in un processo che dia giustizia e serva da esempio