Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

GLI ALPINI, LE MOLESTIE E I SOCIAL

- Di Eugenio Tassini

Lo svelamento (e le denunce) per quello che è accaduto all’adunata degli Alpini a Rimini è un potente squarcio di luce sul mondo contempora­neo, ci mostra la potenza di una nuova cultura che si sta affermando, la forza comunicati­va dei nuovi strumenti che abbiamo a disposizio­ne, la condizione di chi è rimasto indietro e di chi vive nel presente. Il primo strappo, importante, lo hanno fatto le donne, con un percorso lungo, personale e collettivo. Oggi le donne affermano la sacralità e l’inviolabil­ità del loro corpo senza un espresso consenso. Da parole e da gesti. E’ stato un percorso lunga, una lotta difficile, probabilme­nte accelerata dalla storia hollywoodi­ana del Metoo, cosa che ci mostra quanto tutti siamo sempre di più cittadini del mondo. A Rimini, è una bella sorpresa che molte delle denunce (anche se per ora non giudiziari­e) siano arrivate da ragazze adolescent­i. Vuol dire che è un «sentire» collettivo, un valore condiviso, un confine che non può essere superato per tutti. Il secondo strappo determinan­te è quello provocato dai social. Chi ha denunciato le molestie durante il raduno degli Alpini lo ha fatto sulle pagine Facebook e Instagram dell’associazio­ne «Non una di meno» della città della Romagna. Nel mondo di prima esistevano delle comunità stabili (la chiesa, il partito, le associazio­ni, le società sportive solo per citarne alcune), una rete che proteggeva, aiutava, difendeva e che ora si è dissolta.

Per anni ci siamo sentiti tutti soli. Ma oggi le comunità sono su internet, e in particolar modo sui social. E riescono ad essere efficaci, a non far sentir solo chi soffre, chi ha subito una violenza come in questo caso. Ed è un merito che dobbiamo riconoscer­e alle nuove tecnologie. La seconda questione che i social ci pongono è che nessuno più dei nostri comportame­nti sarà privato. Nel bene e nel male.anche il Papa che va a comprare un disco si ritrova mezz’ora dopo fotografat­o e pubblicato su un social all’uscita dal negozio come è davvero accaduto. Basta uno smartphone che fare una foto o un video. Questo provoca derive importanti (che oggi sono anche reati), come la diffusione di foto private (anche in quel momento condivise) o quella di registrazi­oni di dialoghi realizzate di nascosto. Infine gli Alpini (e non solo loro). Erano 400.000. Solo gli abitanti di Bologna. Venezia (il comune) e Verona ne hanno 250mila. Padova poco più di 200mila. Si è spostata una città. Ma questo non può essere una giustifica­zione a quel che è successo. Non si può certo sostenere che «tutti» gli Alpini hanno molestato le donne. Anzi, erano pochi. Ma sempre troppi. Quello che colpisce è che quegli slogan, quei gesti, quelle parole appartengo­no a un altro secolo. E un (ex) soldato non può vivere nel passato. Che soldato sarebbe? Capire che oggi sono una vergogna è l’arrampicat­a che devono fare con urgenza per festeggiar­e davvero i 150 anni di un corpo militare pieno di gloria e di affetto.

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