Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Accoltella l’ex e chiama l’amico «Avvisa che le ho fatto male»

Fattorelli libero per indulto e buona condotta

- Fusar Poli,priante

PADOVA «Le ho fatto male, chiama qualcuno». Stefano Fattorelli ha telefonato a un collega subito dopo aver tentato di uccidere la sua ex, martedì a Padova. Le condizioni della donna restano gra- vi ma non è in pericolo di vita. L’uomo era già stato arrestato (e poi condannato) nel 1999 per l’omicidio di una ex compagna, nel Veronese, massacrata con oltre trenta coltellate davanti a un cimitero. E nel 2011 era finito di nuovo in carcere per le minacce a una fidanzata. Entrambe le volte era tornato libero prima del previsto grazie a indulto e buona condotta.

PADOVA «Ho fatto una stupidaggi­ne, le ho fatto del male: chiama qualcuno». Sono le 11.40 di martedì quando il collega di Stefano Fattorelli riceve questa telefonata. L’amico, sapendo i suoi trascorsi e sapendo dei dissidi sempre più frequenti con la sua nuova convivente, ha avvisato immediatam­ente i carabinier­i e il 118. Meno di mezzora dopo la 52enne vittima dell’aggression­e era in ospedale con coltellate alla schiena e all’addome e varie botte, mentre Fattorelli, 50enne di Caprino Veronese, ma da molti anni residente nel padovano, era in caserma in stato di fermo per tentato omicidio. Aveva tentato di fuggire, i carabinier­i lo hanno trovato non molto lontano da casa, tre ore dopo il fatto. Per la terza volta nel giro di trent’anni lui ha dimostrato di essere violento nei confronti delle donne che gli hanno vissuto accanto. Nel 1999 ha ucciso la compagna, nel 2012 ne ha perseguita­ta una seconda e ora c’è una nuova vittima. Com’è possibile che nessuno sia riuscito a fermarlo prima?

L’ultimo fatto che lo riguarda è accaduto in un condominio dell’arcella, periferia nord di Padova, martedì mattina. La vittima ha riportano non solo coltellate ma anche altre ferite, botte, ematomi su tutto il corpo. L’appartamen­to che i due condividev­ano era completame­nte a soqquadro, segno che Fattorelli e la compagna avevano avuto una lite violenta prima che lui tentasse di amsero mazzarla. Ora la vittima è fuori pericolo anche se rimane sempre ricoverata in osservazio­ne, probabilme­nte già oggi in sede di convalida del fermo di polizia giudiziari­a, l’uomo potrà dare una spiegazion­e del suo gesto. Certo è che tra i due le cose non andavano bene da tempo, ma questo non era un segreto. Era stato lo stesso Fattorelli a scrivere sui social insulti d’ogni tipo nei confronti della donna. I litigi pare fosall’ordine del giorno ma non risulta che lei lo avesse mai denunciato alla polizia o ai carabinier­i. Non si sa nemmeno se lei sapesse dei suoi trascorsi, e quindi dei pericoli che correva. La tragedia sfiorata che vede ancora una volta come vittima una donna, lascia aperti molti interrogat­ivi.

Sì perché Fattorelli era un uomo pericoloso: ha ucciso una donna a Verona nel 1999 ed è stato condannato a due anni per stalking nel 2012, per aver perseguita­to la sua seconda compagna. «Ti ammazzerò, lo sai che ne sono capace» erano queste le parole che aveva utilizzato nei confronti della seconda vittima di stalking nel 2011, una padovana che diceva di amare. Parole che avevano fatto drizzare le antenne della procura, che all’epoca chiese immediatam­ente la misura cautelare. Al tempo Fattorelli aveva 41 anni, lei ne aveva 14 in più. Una costante, quella del veronese, atratto da donne più anziane di lui. La vittima dello stalking conosceva bene il passato dell’uomo. Sapeva che Fattorelli aveva atteso la sua prima vittima, Wilma Marchi, fuori dal camposanto di Grezzana, in provincia di Verona. Prese 15 anni, ridotti a 12 anni in appello. Di quei 12 anni, Fattorelli di fatto ne ha passati dietro le sbarre appena la metà: gli altri sono stati abbonati per buona condotta, affidament­o in prova ai servizi sociali e, soprattutt­o, 4 anni sono stati spazzati via dall’indulto.

Fattorelli era a piede libero quando ha conosciuto la sua seconda vittima, evidenteme­nte l’infermità mentale che lo aveva salvato da una condanna ben più pesante dall’omicidio non era stata abbastanza per richiedere un eventuale controllo più accurato. Per lo stalking Fattorelli era stato condannato a due anni. Ma non è andato in carcere perché per questo tipo di reato non si va in cella. E comunque quella condanna non è ancora definitiva e quindi lui era libero di fare quello che voleva. Evidenteme­nte anche ai danni della sua terza preda, scampata per miracolo alla morte.

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