Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Reparti poco flessibili, gli ospedali post Covid vanno riorganizzati»
Il sindacato: in passato troppi tagli ai servizi
VENEZIA Negli ultimi due anni la pandemia ha imposto agli ospedali di rivedere la propria organizzazione e ad essere penalizzati, secondo il sindacato dei medici ospedalieri Cimofesmed, sono stati proprio i pronto soccorso, che oggi soffrono la carenza di personale e l’aumento delle richieste di prestazioni dell’utenza. L’appello è rivolto quindi alla Regione e ai direttori generali: «Vanno riconvertiti rapidamente i posti letto Covid, sorge il dubbio che l’indisponibilità di oggi possa essere legata alla lentezza con cui gli ospedali si adeguano alla situazione epidemiologica». È impossibile, per i medici, «accettare le condizioni in cui è costretto a lavorare il personale o il modo in cui vengono trattati i pazienti», ma è ritenuta una conseguenza di «irrazionali tagli a posti letto, strutture e professionisti». E della gestione emergenziale.
Il dilagare dell’epidemia ha imposto, in alcune strutture, lo spostamento dei sanitari dell’emergenza nei reparti dedicati ai pazienti contagiati. Oggi che casi e ricoveri sono notevolmente più bassi rispetto alle fasi critiche, i reparti Covid richiedono meno attenzione. Ma non vengono del
tutto smantellati: sono state create delle aree dedicate, meno impattanti sulla struttura ospedaliera, ma non è il momento di abbassare la guardia, la macchina dell’emergenza deve tenere il motore acceso.
«Il Covid-19 non può essere una giustificazione, ora influisce in maniera residuale sui ricoveri – rileva il sindacato -. Non sarà che molti posti letto sono ancora destinati al Covid-19 nonostante la pandemia offra una tregua, e i Pronto soccorso esplodono mentre altre aree sono vuote?». Sembrano affermazioni, benché espresse sotto forma di domanda. «Sono anni che la Federazione sottolinea la necessità di strutture ospedaliere flessibili, in grado di modificare la propria organizzazione sulla base delle necessità – dichiara il presidente Guido Quici -. Potremmo dover essere pronti, in autunno, ad allestire
nuovamente reparti Covid ma nel frattempo non è possibile rimanere in attesa».
Le Usl venete si stanno già riorganizzando: la 5 di Rovigo mantiene dei canali-covid divisi dal resto dell’ospedale, in particolare per gestire i contagi scoperti «per caso» a seguito di altre patologie o infortuni; la 8 di Vicenza non riscontra accessi in aumento nei pronto soccorso, e il riequilibrio dei posti letto e del personale in area Covid è in atto; alla 2 di Treviso i chirurghi sono a disposizione del pronto soccorso per i turni carenti.
Ma il Codacons avverte: «Gli ospedali che non prestano le cure adeguate rischiano denunce. Servono misure straordinarie per garantire i servizi, accreditando gli studi medici privati o ricorrendo ai medici militari nelle situazioni più gravi di sovraffollamento».
Le Usl Le aree Covid restano ma sono sempre più vuote
Codacons I consumatori avvertono : c’è il rischio di denunce