Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La fatal Verona di Maradona alla prima italiana

- di Antonio Spadaccino

Non solo Milan... C’è una fatal Verona legata anche a Diego Armando Maradona, scomparso ieri per un arresto cardiaco a soli 60 anni. Si tratta della sua gara d’esordio nel campionato italiano, avvenuta allo stadio Bentegodi di Verona, contro l’hellas di Osvaldo Bagnoli, il 16 settembre del 1984: vinse il Verona per 3-1 e l’impatto con la serie A del «Pibe de Oro» non fu certo dei migliori. Ebbe modo di rifarsi, comunque. E dire cosa è stato Maradona per il dorato pianeta del pallone è sin troppo facile: un genio, forse il più grande di tutti (gli esperti lo facevano duellare con Pelè per il trono del migliore di sempre). Diego, con il suo piede mancino, lasciava tutti a bocca aperta.

Aveva un fisico tutt’altro che atletico, ma era incredibil­e come, nonostante lo menassero tutti come fabbri ferrai, lui riuscisse sempre a rimanere in piedi, a eludere anche le marcature più spietate (solo Gentile riuscì a sopravvive­rgli nel Mondiale del 1982 in Spagna vinto dagli azzurri) e a far cantare il pallone, spedendolo al sette con una legnata, nell’angolo basso con un fendente, centrale quel che basta con un cucchiaino sull’uscita bassa del portiere... Insomma, sempre e comunque in fondo alla rete, sublimando con svariate soluzioni (compresa la «mano de Dios» al Mondiale in Messico nel 1986) l’essenza del calcio, ovvero il gol. Quel gol che non trovò - appunto - nella sua prima apparizion­e nel campionato italiano di serie A. Accadde a Verona, stadio Bentegodi, il 16 settembre 1984. Gara

d’esordio di un campionato magico per l’hellas, quello che si concluse con lo storico scudetto, unica squadra espression­e di una città che non è capoluogo di regione a riuscire nell’impresa. Se il compianto Gigi Proietti tra le altre cose - resterà nella storia del teatro e del cinema italiano per la «mandrakata» in «Febbre da cavallo», Bagnoli resterà nella storia del calcio italiano per la «genialata» della marcatura sul «Pibe de Oro». Lui , l’osvaldo della Bovisa, che da calciatore aveva tenuto a battesimo in Italia Omar Enrique Sivori, al debutto a Torino con la maglia della Juventus contro il Verona nella stagione 1957/58 (vinse la Juve), proprio davanti a Sivori, annunciato quel giorno di settembre del 1984 al Bentegodi per assistere al debutto del suo illustre connaziona­le, non voleva che Maradona uscisse vincitore dalla sfida con i suoi ragazzi, e si inventò ... la marcatura a uomo di Hans Peter Briegel, il tedesco d’acciaio che - dal punto di vista fisico - era praticamen­te il doppio di Maradona. Lo stadio, quel giorno, era gremito in ogni ordine di posti. All’entrata delle squadre in campo, tutti i fotografi erano per lui, l’uomo che Corrado Ferlaino portò al Napoli dal Barcellona, soffiandol­o a tutti i più grandi club europei. L’attesa era spasmodica, il desiderio di vedere qualche giocata magica di Maradona si percepiva nell’aria intrisa di passione per il gesto tecnico prima ancora che per il tifo per l’una o l’altra squadra che odorava il Bentegodi. Ma in quella partita Maradona non toccò quasi mai palla, annichilit­o dallo strapotere fisico di Briegel, capace anche di svettare di testa su un angolo e portare in vantaggio il Verona, prima che Galderisi e

Di Gennaro aumentasse­ro il bottino per il 3-1 finale (per i partenopei segnò un altro argentino, Daniel Bertoni). Negli anni, poi, Maradona ebbe modo di rifarsi con gli interessi dello «sgarbo» che il Verona gli fece al debutto in serie A. Su tutti, quel gol da quasi metà campo al San Paolo al compianto Giuliano Giuliani (che poi vincerà lo scudetto con lui proprio al Napoli nel 1989/90, con il veneto Albertino Bigon a guidarli dalla panchina), in un 5-0 datato 7 ottobre 1985. Legato a Maradona anche l’esordio in serie A, nel 1987, di un giovane calciatore dell’hellas, Francesco «Ciccio» Calamita, spedito in campo da Bagnoli e capace - quasi senza accorgerse­ne - di fare un tunnel a metà campo al mitico «dies» argentino. Una magia sul massimo palcosceni­co calcistico prima di un’onesta carriera tra i semipro nel Bolzano...

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