Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
A Palazzo Mocenigo Le sculture-profumo firmate Pivi e Penone
Profumi diffusi nell’aria da minuscoli divani, da mani che accolgono petali di rosa, da un tronco di legno che è Spazio di luce e pervade l’ambiente con l’odore delle resine o dalla lama di un coltello che sprigiona incenso. Fragranze che parlano di memorie, rievocano emozioni mai sopite o danno voce all’indicibile descrivendo l’ineffabile. Al primo piano del Museo di Palazzo Mocenigo di Venezia - sede del Centro di Storia del Tessuto, del Costume e che ospita un percorso dedicato al Profumo – è allestita fino al 27 novembre la mostra «Essenze», curata da Pier Paolo Pancotto e sostenuta da Mavive, col supporto di Accademia del Profumo e il contributo di Givaudan. La rassegna sonda un ambito di ricerca poco indagato «attraverso le creazioni di 12 artisti internazionali, sculture e installazioni site-specifc sul tema dell’olfatto», spiega Marco Vidal, direttore generale di Mavive. Ogni autore s’inserisce, in punta di piedi, nello scenografico percorso museale circolare che propone il carattere e la quotidianità di un’abitazione nobiliare veneziana e le mode del costume e del tessile del XVIII secolo «reinventato» nel 2013 da Pier Luigi Pizzi. Tra drapperie, dipinti celebrativi, vetri e porcellane, abiti e trine, la sfida era quella di materializzare l’incorporeo: «Il profumo e l’olfatto – sottolinea il curatore - non come complemento aggiuntivo alle opere, ma trattato al pari della pittura, scultura o del disegno». L’excursus inizia con la stampa di una fotografia su metallo di un bassorilievo di una tomba. Eva Marisaldi associa questo al ricordo (non triste) di lunghe passeggiate nei cimiteri con sua nonna: il profumo che sentiamo è il suo. La giocosa installazione di Mircea Cantor è composta da tre elementi tra cui un coltello - che contengono stecchetti di incenso e che si riflettono su specchi, diventando autoritratti. Florian Mermin pone al centro di una tavola da pranzo mani di terracotta che racchiudono pot-pourri di rose mentre Mateusz Choróbski incastona pezzi di sapone sulla porta di casa sua. Profuma di rosa pure il divanetto di velluto chiaro di Paola Pivi; Giuseppe Penone scava un tronco da cui esce la resina. L’imperium di Luca Vitone è l’unica opera completamente olfattiva e avvolge con una miscela di odori, dal limone al benzoino, con l’autore che intende far riflettere sull’esasperazione del potere e del successo. L’underground è col veneto Nico Vascellari, e il suo Teen Spirit, un tombino in resina bianca. Jason Dodge invade il pavimento del suo spazio con un’installazione vistosa e Namsal Siedlecki riempie una testa di Seneca con acqua di mare. Nella stanza dei 56 gilet da uomo, il lavoro di Bruna Esposito Riverberi…: un grande Gong che con le vibrazioni del suo suono sprigiona il profumo da una corona di alloro. Completa la mostra, la presentazione del Manifesto Flora Futurista di Fedele Azari qui interpretato da Nicola Pozzani, direttore creativo di Mavive, in collaborazione col profumiere Gael Montero che lo ha tradotto in un profumo che evoca l’odore promosso nel testo del 1924: «una fragranza marca Chiara Squarcina, responsabile del museo - che ricorda le macchine». Il museo ospita nella White Room al piano terra una seconda esposizione. «Accordi di Profumo» è un viaggio olfattivo alla scoperta della sostenibilità nell’arte della profumatoria e presenta la collezione nature-conscious del brand The Merchant of Venice, dal bergamotto italiano all’arancia brasiliana, dalla tuberosa indiana al sandalo australiano. Tutte le informazioni sul sito internet: visitmuve.it.