Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Trova l’accordo e va a lavorare in ufficio con la bimba di 3 mesi
Il caso in Regione. «Ma serve un nido aziendale»
Arrivano intorno alle 9 di mattina si siedono fianco a fianco alla scrivania. Lei prende un giocattolo in mano, la mamma accende il computer. Elisabetta Nava e sua figlia Gea di 6 mesi due giorni a settimana vanno al lavoro in Regione Veneto nella segreteria del gruppo consiliare «Il Veneto che vogliamo». Elisabetta, come molte mamme del 2022 (e non solo) non voleva rinunciare all’opportunità lavorativa che le era stata offerta e ha chiesto ad Elena Ostanel, la capogruppo, di poter portare con sé Gea in ufficio.
Arrivano intorno alle 9 di mattina si siedono fianco a fianco alla scrivania. Lei prende un giocattolo in mano, la mamma accende il computer. Elisabetta Nava e sua figlia Gea di 6 mesi due giorni a settimana vanno al lavoro in Regione Veneto nella segreteria del gruppo consiliare «Il Veneto che vogliamo». Elisabetta, come molte mamme del 2022 (e non solo) non voleva rinunciare all’opportunità lavorativa che le era stata offerta e ha chiesto ad Elena Ostanel, la capogruppo, di poter portare con sé Gea in ufficio.
Il sì è arrivato quasi immediato. «Chiariamo fin da subito una cosa. La possibilità di posticipare il mio arrivo al lavoro non mi interessava- dice Nava, architetto - non volevo mesi in più per stare a casa, volevo la possibilità di fare il lavoro che mi piace tutelando però anche la mia bimba. Io credo che di fatto i figli siano felici se lo sono i loro genitori, e per me essere felice significava anche realizzarmi lavorativamente senza rinunciare alla cura di Gea».
Elisabetta è lombarda. Il lavoro che sta facendo è part time, quindi lei e Gea una volta a settimana prendono i loro bagagli e si spostano a Venezia, per 2 giorni e una notte. In quei due giorni Luce, di 2 anni, rimane a Rivolta D’adda con Lorenzo, il papà.«gea viene con me in ufficio due giorni. Non dico sia semplice ma per ora sta andando bene - dice Elisabetta - quando ho cominciato a lavorare Gea aveva solo tre mesi, avevo il desiderio forte di averla vicina ma non volevo nemmeno perdere la possibilità di cominciare subito una cosa che mi incuriosiva. Non dico che sia un’esigenza di tutte le mamme ma la realtà è che in Italia la mentalità è on/off, se hai un figlio piccolo sei fuori».
Un tema, quest’ultimo, che è triste bagaglio di esperienza di quasi tutte le donne che hanno avuto figli e che magari allo stesso tempo non avrebbero voluto rinunciare ai loro sogni. E una cosa è certa: per ricominciare dopo uno stop lungo ci vuole il doppio della volontà. Ed è proprio la possibilità di mettere Elisabetta di fronte ad una scelta tra la sua realizzazione e sua figlia che Ostanel ha voluto evitare. «Il primo giorno che è arrivata con la bimba è stata accolta nello stupore generale dice Ostanel naturalmente avevo già fatto tutti i passaggi burocratici necessari per accoglierla. Il punto di svolta potrebbero essere i nidi aziendali e vorrei proporli anche in Regione. Ho chiesto appuntamento al Presidente Zaia proprio per parlargliene. La conciliazione della vita lavorativa con i figli piccoli è ancora molto complicata in Italia, potremmo provare a fare la differenza».
Ostanel però non si ferma al nido aziendale regionale. «In città mancano luoghi baby friendly con fasciatoi e spazi per bambini, spazi istituzionali ma anche ristoranti, bar, etc dove i genitori possano ritrovarsi anche dopo aver avuto dei figli senza dover rinunciare alla loro vita sociale - dice - la Regione potrebbe “spingerne” la creazione rilasciando un bollino speciale per gli esercenti che se occuperanno. Sarebbe una piccola conquista, ma di enorme umanità e di gran prospettiva per il futuro».