Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Liste chiuse, 86 comuni cercano il sindaco
Il 12 giugno un milione di veneti al voto. Le sfide più accese in tre capoluoghi e tre capitali turistiche
I«match» più attesi sono senz’altro quelli di Padova e Verona che, con Belluno, sono i capoluoghi di provincia al voto il prossimo 12 giugno. Ora, a liste depositate, si apre l’ultimo scorcio di campagna elettorale che sarà un test sia per il centrodestra (lacerato soprattutto a Verona ma anche a Jesolo) che per il centrosinistra deciso a sperimentare quel campo largo predicato dalla nuova segreteria regionale. Riflettori accesi, poi, soprattutto su tre «piccole capitali turistiche». Parliamo di Cortina d’ampezzo che deve eleggere il sindaco «olimpico» in vista dei Giochi invernali 2026. Ma anche di Jesolo, simbolo del litorale veneto e, infine, Abano, regina del turismo termale pesantemente colpito dalla pandemia. In palio anche due roccaforti di centrosinistra: Mira e Mirano.
Il dado è tratto. Ieri a mezzogiorno si sono chiusi i termini per la presentazione delle liste. Ora scatta il conto alla rovescia: 28 giorni alle urne per scegliere, in Veneto, 86 nuovi sindaci. Tre di questi, capoluoghi di provincia, Verona, Padova e Belluno, «rubano», naturalmente, il palcoscenico ma ci sono anche altre sfide particolarmente interessanti. Parliamo della «Cortina olimpica» in cui l’uscente Gianpietro Ghedina cercherà di respingere l’assalto pianificato da Gianluca Lorenzi, uno dei frondisti della sua ex maggioranza, che ha messo insieme una squadra di big. Ma anche di Vigonza, uno dei maggiori comuni del Padovano o, per spostarci nel Veneziano, di Jesolo, emblema della faida interna al centrodestra e di Mira ultimo totem da sottrarre al centrosinistra insieme a Mirano. E Abano, la capitale delle Terme. Sono 13 i Comuni sopra i 15 mila abitanti (possibile ballottaggio il 26 giugno) e due che voteranno anzitempo: Schiavon (Vicenza) a causa del decesso della sindaca in carica e San Martino di Lupari (Padova), commissariato per liti interne alla Lega. Le amministrative coinvolgono un milione e 170 mila cittadini di cui, chiamati al voto, 996.511. Fra le novità di questa tornata c’è la deroga che abbassa al 40% il quorum per i Comuni sotto i 15 mila abitanti e l’esclusione, proprio per il quorum, degli iscritti Aire (elettori all’estero) che, soprattutto nel Bellunese, era un elemento di estrema criticità per la validazione delle elezioni amministrative con numerosi paesi in cui gli elettori Aire superano i residenti. Una chance in più anche per i 5 referendum abrogativi sulla giustizia inclusi nell’election day del 12 giugno.
Le tribolazioni del centrodestra
Padova e Verona. Est e Ovest. Le città che racchiudono virtualmente il Veneto produttivo, sono, entrambe, teatro delle tribolazioni del centrodestra. Città cruciali in cui le relazioni a dir poco sfilacciate a livello nazionale fra Lega, FDI e FI, si intrecciano con querelle locali non meno accese. A passeggiare per la Verona degli innamorati, di amore se ne respira pochino. Immortalato nei manifesti che scandiscono «Il sindaco è tornato», Flavio Tosi è ovunque. Sfida diretta, la sua, all’uscente Federico Sboarina sostenuto da Lega e FDI a cui ha «soffiato» il sostegno di FI (incassando anche quello di Iv, prove tecniche di nuovo centro?). Nel campo avverso c’è Damiano Tommasi, l’ex gloria del pallone che è riuscito nell’impresa titanica di mettere d’accordo tutti, ma proprio tutti, nella sua «Rete!» del centrosinistra. A suo vantaggio proprio il cuneo dei tosiani che, inevitabilmente, rompe il centrodestra. I malevoli sussurrano che tanta Lega sceglierà Tosi nel segreto dell’urna. Saranno gli stessi leghisti che scommettono cinicamente su una riconferma secca, al primo turno, per Sergio Giordani, civico di centrosinistra a Padova? Certo è che il candidato che, formalmente, ha unito tutto il centrodestra, l’imprenditore Francesco Peghin, non è mai stato digerito da parte del Carroccio. Il velista-imprenditore, fortemente sponsorizzato da Massimo Bitonci, sconta la reazione dei lighisti (non salviniani) che l’hanno vissuta come un’imposizione dall’alto. Vale la pena segnalare come questa tornata sancisca la diluizione del M5s nelle civiche con l’eccezione di Padova (lista con simbolo) e Verona (lista senza simbolo) e un solo candidato sindaco a Mirano. Tutti, comunque, in appoggio a uomini del centrosinistra.
Belluno e le altre
Nel capoluogo montano la vera sfida è fra Oscar De Pellegrin, campione paralimpico scelto dal centrodestra. Potrebbe essere favorito da un centrosinistra dilaniato che sostiene Giuseppe Vignato. A incarnare una diversa anima di centrosinistra c’è Lucia Olivotto, vicesindaco uscente della giunta Massaro. Sopra i 15 mila abitanti votano anche Feltre, Thiene, Cerea, Marcon e Santa Maria di Sala. Certo è,
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che il dato politico più interessante uscirà da Padova e Verona. Cui seguiranno, soprattutto nel centrodestra, inevitabili regolamenti di conti. Quanto al centrosinistra, proprio con quello che somiglia a un assorbimento dei movimenti, incluso quello pentastellato, appare chiara la strategia lunga in vista del dopo Zaia: piantare una bandierina ovunque sia possibile secondo il metodo del campo largo predicato dal nuovo segretario regionale Andrea Martella.