Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Fa il bagno di notte e scompare nell’adige

Mestre, probabilme­nte si tratta di un senzatetto che cercava degli abiti. Un residente tenta di salvarlo

- Antonella Gasparini

Un pomeriggio e una serata «alcolica» in riva al fiume, poi un tuffo nell’adige. Un ragazzo marocchino di 21 anni risulta disperso da giovedì sera. Gli amici, convinti fosse risalito a riva in un altro punto, hanno allertato i soccorsi solo l’indomani. Imponente il dispiegame­nto di forze, dalle unità cinofile ai sommozzato­ri fino all’uso dei droni ma del giovane non c’è traccia.

«Mi sono svegliato di soprassalt­o, sentivo gridare e chiamare aiuto». E’ l’una della notte tra venerdì e sabato quando A.S., un signore che abita in uno stabile di via Spalti a Mestre e ha il cancello che si affaccia proprio di fronte ai cassonetti delle immondizie, sente delle urla disperate che implorano il soccorso. «Il tempo di mettermi qualcosa addosso, perché ero già a letto, cinque minuti e sono sceso. Ho visto le gambe di una persona penzolare dal contenitor­e giallo, quello dove si gettano gli abiti usati e mi sono precipitat­o ad aiutarlo. Aveva dei pantalonci­ni corti, le scarpe, e quando ho provato a muovere la leva del cassonetto per cercare di liberarlo, mi sono accorto che non rispondeva più. Tra l’altro non riuscivo a fare niente: l’uomo aveva testa e braccia dentro all’apertura del contenitor­e, e qualsiasi cosa provassi a fare, anche a tirarlo per il corpo, non veniva fuori. Così ho chiamato il 113».

In pochi minuti una volante della polizia con due agenti è sul posto. «Ho provato anche insieme a loro a tirarlo per le gambe ma il meccanismo incastrato gli tratteneva la testa e sembrava non respirare più». Alla fine c’è stato solo un modo per togliere quell’uomo dalla morsa del contenitor­e: i vigili del fuoco hanno tranciato la lamiera sulla parte posteriore e così hanno potuto estrarre il corpo, ormai senza vita.

«Non credo fosse italiano. Ha detto “aiuto” nella nostra lingua ma l’accento, almeno attraverso quello che mi è parso di sentire dalle finestre, sembrava straniero». È stata la prima cosa che i poliziotti stessi hanno chiesto ad A.S., quando ha rilasciato la testimonia­nza finita a verbale.

Perché quell’uomo rimasto soffocato o schiacciat­o da un cassonetto per la raccolta di indumenti con sé non aveva nulla. Nè effetti personali, né tanto meno i documenti. Così gli uomini delle Volanti hanno cercato di capire se fosse alloggiato in casa dell’ospitalità, nella vicina via Santa Maria dei Battuti, o se magari qualche clochard che dorme nella struttura lo avesse incontrato o riconosciu­to.

Fino a ieri sera gli operatori dei servizi sociali non avevano notizie in questo senso. Ci sono comunque più di cento persone nei letti del struttura di accoglienz­a a Mestre, e se qualche giaciglio resta vuoto si può capire chi manca e magari risalire alle generalità rilasciate al momento dell’ingresso, se è vero che lì aveva trovato alloggio la vittima.

Di sicuro, l’altra notte la vittima voleva vedere dentro il contenitor­e giallo. Forse per cercare qualcosa che magari aveva perso, oppure per prendere degli abiti, per coprirsi visto che era in pantalonci­ni corti e magari aveva freddo.

«Ha preso - spiega A.S. - il contenitor­e più piccolo dell’umido e lo ha sistemato a terra, in orizzontal­e, per salirci sopra e arrivare con il capo all’altezza del foro di apertura del cassonetto. Poi ha inserito testa e mani e a quel punto, provando a uscire, deve essersi reso contro che non poteva anche perché aveva spinto via il contenitor­e dell’umido che gli faceva da base e quindi aveva perduto il punto d’appoggio. I piedi quando l’ho visto non toccavano il suolo».

Sembra trattarsi di un altro dramma della povertà, e non è la prima volta che qualcuno rischia la vita rovistando dentro ai cassonetti. O perché cade dentro e viene portato via o perché si ferisce. «Mi è già capitato di vedere persone che rovistano nel contenitor­e degli abiti», conferma l’inquilino.

Cercano giacche, coperte, scarpe. Quello che gli serve. Alcuni modelli di questi cassonetti, come a piazzale Roma ad esempio, sono anti-intrusione per evitare pericoli. Altri recano una scritta che indica di far attenzione. Ma sembra non basti. Probabilme­nte anche quell’uomo, giovane e dall’accento dell’est Europa, stava cercando di recuperare dei vestiti a notte fonda, ma quel tentativo si è trasformat­o in tragedia. La procura ha disposto delle indagini, ma pare piuttosto evidente che si sia trattato di un tragico incidente.

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Il cassonetto a Mestre, dove si è consumata la tragedia costata la vita a un clochard
La tragedia Il cassonetto a Mestre, dove si è consumata la tragedia costata la vita a un clochard

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