Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Gli alpini e le donne

- Di Francesco Chiamulera

«Senti Geronazzo; due Volontari, forse ubriachi, hanno dato noia alla signorina. Fa’ il piacere, tu la conosci, accompagna­la a casa, proteggila e consolala tu». Leggere per puro scopo di divagazion­e le cronache della Grande guerra in Cadore di Edgardo Rossaro, «Con gli Alpini in guerra sulle Dolomiti», scritto nel ’39. Rossaro era un pittore che allo scoppio della guerra, su consiglio dell’amico Giuseppe Palatini, superò gli ostacoli alla leva («insufficie­nte, anzi inesistent­e di torace») arruolando­si tra i Volontari cadorini. Insomma Alpino per schietta vocazione. Nei suoi diari annota l’episodio di una fredda sera di inverno a Sappada, tra pioggia e neve, quando nel buio sente delle grida di una donna. Interviene e trova due Alpini che se la svignano. E una ragazza che piange. «Le hanno fatto del male, le hanno tolto qualche cosa?». «No, no, ma volevan...». «Come mai gridava?». «Perché io non voleva». L’indomani viene convocato un veloce processo, con Rossaro, il Capitano Coletti, un brigadiere con un altro Carabinier­e, i due colpevoli e la ragazza. Si decide per una multa di trenta franchi ai due ubriaconi molestator­i. «Così imparate a dare fastidio alle donne». Anche la ragazza si dice soddisfatt­a. Senonché «il maresciall­o, che parve accomodant­e di fronte al capitano, arrivato in caserma, a Granvilla, snocciolò il fatto al suo tenente, e questi fece il suo rapporto al Tribunale di guerra». Le cose si mettono malissimo: i due soldati vengono portati in carcere a Pieve di Cadore. Tra i disertori. Tribunale di guerra. Ambiente di terrore. «Il paese intero viveva come sotto un incubo. Erano state pronunciat­e sentenze capitali», amplificat­e nei numeri dalla fantasia popolare. Veloce epilogo: dopo che ha emesso due di queste tragiche sentenze, mandando al patibolo dei poveri giovani che si erano imboscati, al giudice non pare vero di doversi occupare «solo» di un caso di tentate molestie. E a sua volta l’arringa del Pm è talmente docile che ruba il lavoro all’avvocato dei soldati: insomma, erano ubriachi, di ritorno dalla dura vita di forcella, nell’inverno gelido... «Hanno avuto una esplosione di giovinezza forse inconsulta, vedendo una ragazza», aggiunge Rossaro, testimone. Risultato: assolti con formula piena. Boys will be boys... Leggere Rossaro, a distanza di cent’anni, con lo spunto dell’adunata di Rimini. Ma accorgersi che alla fine, di tutta la vicenda, la cosa che resta impressa di più sono i due giovanissi­mi non protagonis­ti: quelli mandati sbrigativa­mente a morire. E non sul fronte russo, non nel Donbass o in Crimea, ma qui, nel mezzo delle nostre familiaris­sime Dolomiti.

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