Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Toghe in sciopero ma si è tenuta l’udienza Bpvi
«La situazione è abbastanza grave, è in corso un attacco al sistema di controllo di legalità, per ridurre il potere giudiziario nei confronti degli altri poteri. Stanno arrivando tanti soldi con il Pnrr, alcuni si stanno già dilapidando con i bonus, ma l’obiettivo è che la magistratura non deve fare nessun controllo». Roberto Terzo è uno dei pm più noti in Veneto, titolare di importanti inchieste antimafia come quella sui Casalesi di Eraclea e su «Aspide» sulla penetrazione della camorra nelle imprese. E quando lui – già in passato presidente della giunta veneta dell’associazione nazionale magistrati – ha preso la parola ieri all’assemblea veneziana di presentazione dello sciopero di ieri contro la riforma in via di approvazione (altre ce ne sono state in altre province), non ha certo lesinato i termini. «Si persegue il sistema inglese, dove la giustizia è il leone ai piedi del trono, ma è una manovra che porterà il magistrato a essere timoroso e uniformarsi al potere politico - ha proseguito - Nel mirino ci sono soprattutto le procure: si ricordi che la trattativa dell’hotel Champagne, dove c’erano Palamara e dei politici, non era sui presidenti dei tribunali, ma sui procuratori della Repubblica».
Ieri quasi metà della magistratura veneta, come quella di tutta Italia, ha incrociato le braccia: un dato in linea con
” Terzo Arrivano tanti soldi col Pnrr, alcuni già dilapidati con i bonus, ma l’obiettivo è che la magistratura non controlli
” Tedeschi Siamo contro la gerarchizzazione degli uffici giudiziari, una logica aziendalistica e il conformismo
quello nazionale, che ha fatto gridare in molti al «flop», dato che nell’altra protesta del 2010 si era superato l’80 per cento. In serata le adesioni comunicate erano state 193 sui 412 magistrati in servizio, anche se 85 di loro hanno comunque lavorato – rinunciando però a un giorno di stipendio – perché il codice di autoregolamentazione della categoria impone di celebrare comunque i processi urgenti, con detenuti, a rischio prescrizione e così via: per esempio si è tenuta in aula bunker a Mestre l’udienza d’appello sulla Banca popolare di Vicenza, nonostante tutti e tre i giudici del collegio e lo stesso sostituto procuratore generale avessero aderito allo sciopero. A Rovigo c’è stato il record, con il 100 per cento dei magistrati aderenti.
Nel mirino dei magistrati ci sono soprattutto alcuni aspetti della riforma dell’ordinamento giudiziario proposta dalla ministra Marta Cartabia, approvata alla Camera e ora in discussione al Senato: dalla separazione «di fatto» delle carriere di giudici e pm (sarà consentito solo un passaggio) a un sistema basato sulla gerarchizzazione degli uffici e su un sistema di valutazione molto più rigido di quello attuale, che «punisce» chi non rispetta gli obiettivi di smaltimento dell’arretrato, ma anche il giudice i cui provvedimenti vengano riformati nei successivi gradi di giudizio. «Non è una protesta di categoria, stiamo scioperando a tutela del funzionamento del servizio giustizia per i cittadini - spiega il presidente attuale della giunta veneta dell’anm Federico Tedeschi - Autonomia e indipendenza vengono severamente minati da questa riforma. Siamo contro la gerarchizzazione degli uffici giudiziari, il primato delle statistiche e di una logica aziendalista, il conformismo». «I fascicoli non sono solo numeri, dietro ci sono anche storie personali - aggiunge Raffaella Marzocca, consigliere della Corte d’appello - Eppure noi possiamo dedicare a ogni fascicolo solo poche ore». «Le condizioni di lavoro non ci consentono di fare meglio - spiega ancora Tedeschi - si addossano ai magistrati le inefficienze del sistema a partire dalla scopertura delle piante organiche di magistrati e personale».
«Le cose vanno messe in fila - sottolinea Giovanni Gasparini, pm a Venezia e membro della giunta Anm - Si è detto che i magistrati lavorano troppo poco e si sono tolte le ferie; che sbagliano troppo e si è introdotta la responsabilità civile; che non finiscono i processi ed ecco l’improcedibilità; ora le sanzioni. Il messaggio è che è colpa nostra». Da ultima è intervenuta il pm lagunare Daniela Moroni: «Se il pm deve adeguarsi a certe indicazioni il rischio è che salti principio di obbligatorietà dell’azione penale. Pare che chiedere l’assoluzione sia un errore, ma noi cerchiamo di fare giustizia».