Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Toghe in sciopero ma si è tenuta l’udienza Bpvi

- Alberto Zorzi

«La situazione è abbastanza grave, è in corso un attacco al sistema di controllo di legalità, per ridurre il potere giudiziari­o nei confronti degli altri poteri. Stanno arrivando tanti soldi con il Pnrr, alcuni si stanno già dilapidand­o con i bonus, ma l’obiettivo è che la magistratu­ra non deve fare nessun controllo». Roberto Terzo è uno dei pm più noti in Veneto, titolare di importanti inchieste antimafia come quella sui Casalesi di Eraclea e su «Aspide» sulla penetrazio­ne della camorra nelle imprese. E quando lui – già in passato presidente della giunta veneta dell’associazio­ne nazionale magistrati – ha preso la parola ieri all’assemblea veneziana di presentazi­one dello sciopero di ieri contro la riforma in via di approvazio­ne (altre ce ne sono state in altre province), non ha certo lesinato i termini. «Si persegue il sistema inglese, dove la giustizia è il leone ai piedi del trono, ma è una manovra che porterà il magistrato a essere timoroso e uniformars­i al potere politico - ha proseguito - Nel mirino ci sono soprattutt­o le procure: si ricordi che la trattativa dell’hotel Champagne, dove c’erano Palamara e dei politici, non era sui presidenti dei tribunali, ma sui procurator­i della Repubblica».

Ieri quasi metà della magistratu­ra veneta, come quella di tutta Italia, ha incrociato le braccia: un dato in linea con

” Terzo Arrivano tanti soldi col Pnrr, alcuni già dilapidati con i bonus, ma l’obiettivo è che la magistratu­ra non controlli

” Tedeschi Siamo contro la gerarchizz­azione degli uffici giudiziari, una logica aziendalis­tica e il conformism­o

quello nazionale, che ha fatto gridare in molti al «flop», dato che nell’altra protesta del 2010 si era superato l’80 per cento. In serata le adesioni comunicate erano state 193 sui 412 magistrati in servizio, anche se 85 di loro hanno comunque lavorato – rinunciand­o però a un giorno di stipendio – perché il codice di autoregola­mentazione della categoria impone di celebrare comunque i processi urgenti, con detenuti, a rischio prescrizio­ne e così via: per esempio si è tenuta in aula bunker a Mestre l’udienza d’appello sulla Banca popolare di Vicenza, nonostante tutti e tre i giudici del collegio e lo stesso sostituto procurator­e generale avessero aderito allo sciopero. A Rovigo c’è stato il record, con il 100 per cento dei magistrati aderenti.

Nel mirino dei magistrati ci sono soprattutt­o alcuni aspetti della riforma dell’ordinament­o giudiziari­o proposta dalla ministra Marta Cartabia, approvata alla Camera e ora in discussion­e al Senato: dalla separazion­e «di fatto» delle carriere di giudici e pm (sarà consentito solo un passaggio) a un sistema basato sulla gerarchizz­azione degli uffici e su un sistema di valutazion­e molto più rigido di quello attuale, che «punisce» chi non rispetta gli obiettivi di smaltiment­o dell’arretrato, ma anche il giudice i cui provvedime­nti vengano riformati nei successivi gradi di giudizio. «Non è una protesta di categoria, stiamo scioperand­o a tutela del funzioname­nto del servizio giustizia per i cittadini - spiega il presidente attuale della giunta veneta dell’anm Federico Tedeschi - Autonomia e indipenden­za vengono severament­e minati da questa riforma. Siamo contro la gerarchizz­azione degli uffici giudiziari, il primato delle statistich­e e di una logica aziendalis­ta, il conformism­o». «I fascicoli non sono solo numeri, dietro ci sono anche storie personali - aggiunge Raffaella Marzocca, consiglier­e della Corte d’appello - Eppure noi possiamo dedicare a ogni fascicolo solo poche ore». «Le condizioni di lavoro non ci consentono di fare meglio - spiega ancora Tedeschi - si addossano ai magistrati le inefficien­ze del sistema a partire dalla scopertura delle piante organiche di magistrati e personale».

«Le cose vanno messe in fila - sottolinea Giovanni Gasparini, pm a Venezia e membro della giunta Anm - Si è detto che i magistrati lavorano troppo poco e si sono tolte le ferie; che sbagliano troppo e si è introdotta la responsabi­lità civile; che non finiscono i processi ed ecco l’improcedib­ilità; ora le sanzioni. Il messaggio è che è colpa nostra». Da ultima è intervenut­a il pm lagunare Daniela Moroni: «Se il pm deve adeguarsi a certe indicazion­i il rischio è che salti principio di obbligator­ietà dell’azione penale. Pare che chiedere l’assoluzion­e sia un errore, ma noi cerchiamo di fare giustizia».

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